
Le colpe del caos arabo. A Bush quel che è di Bush, a Obama quel che è di Obama

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) –I candidati alla Casa Bianca (persino Hillary Clinton, ai tempi sostenitrice dell’attacco a Baghdad) sono sotto tiro sulla guerra all’Iraq: costretti (compreso il fratello di George W., Jeb) dai sondaggi a prendere le distanze dalla scelta di abbattere Saddam Hussein mentre vari commentatori mettono (in malafede) sul conto di questa scelta anche quelle di liquidare Hosni Mubarak e Muhammar Gheddafi preparando l’attuale caos post Primavere arabe. Chi, però, non deve fare propaganda può permettersi giudizi meno strumentali. Dopo il 2001 Washington si trovò di fronte a due sfide: quella partita nel 1979 con la rivoluzione khomeinista e quella maturata negli anni Novanta con al Qaeda. Per spezzare questa spirale di sovversione globale era indispensabile rassicurare l’Arabia Saudita insidiata non solo dall’eversione sciita e dal qaedismo, ma anche dal militarismo saddamita che invadendo il Kuwait colpiva al cuore la sua sicurezza. Puntare su Baghdad a mio parere era l’unica via per dare una base a un possibile processo di stabilizzazione.
Poi, secondo una certa tradizione di Washington (si pensi alla Cina dopo il ’45 o al Vietnam negli anni Sessanta), sono stati fatti clamorosi errori: non si sono curati i sunniti iracheni, non sono stati protetti gli sciiti quietisti di Baghdad dall’influenza dell’Iran, verso cui non è stata organizzata una non impossibile iniziativa di regime change. Quando con David Petraeus si era iniziato a correggere alcuni errori di fondo e a dare una prospettiva alle guerre irachena e afghana, è arrivato Barack Obama che in Medio Oriente ha sbagliato quasi tutto, creando un vasto schieramento di sfiduciati (dai sauditi ai turchi agli egiziani passando per gli israeliani), dando a Teheran un’inedita capacità di influenza, spingendo così ampi settori di mondo sunnita verso il fondamentalismo terrorista. Insomma, c’è chi dalla Casa Bianca ha commesso gravi errori con una strategia in sé non irragionevole e chi sta destabilizzando un’area cruciale del mondo senza un’idea di dove arrivare.
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2 commenti
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Uno che continua a spacciarsi per qualche altro non ha bisogno di credere al complotto come legge della storia, nientemeno, per dimostrare di vivere in uno stato permanente di delirio, ma solo di psicoterapeuti come quelli in servizio a Gaza, per es.: dove sanno come togliere dalla testa certe fissazioni complottiste – per es., Hamas è una filiazione del Mossad. Poi, il coplottista paranoico potrà dire – per una volta – a ragione, da superlativo cretino peggio che ridicolo qual è, che “le cose non succedono a caso.” Lui, infatti, è venuto così: e con qualcuno se la deve prendere. Da qui, la sindrome del complotto. Che non lo abbandonerà mai.
N.B. Non leggo più i post dei due fanatici che se la prendevano con Lodovico Festa nei termini congeniali allo psicopatico multinick. Non so se avevano aggiunte altre idiozie a quelle in acconto. Forse, si potrebbero cancellare allo stesso modo post come quelli che danno modo a psicopatici in crisi di identità di aggiornarci sui loro deliri.
La finezza delle riflessioni dei soliti complottisti non trova di meglio, per replicare, che le solite calunnie contro con chi non ne condivide le farneticazioni.