
La «disumana» guerra del pane a Gaza

«Disastrosa, drammatica, disumana». Così il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, ha definito la situazione a Gaza, dove alla tragedia del conflitto tra Israele e Hamas si somma da mesi l’ignominia della guerra del pane. Negli ultimi giorni circa 60 persone sono morte, raggiunte dal fuoco delle Forze di difesa israeliane, mentre cercavano di accedere al nuovo sistema di distribuzione di aiuti. Contemporaneamente i terroristi di Hamas hanno ucciso almeno cinque palestinesi impiegati nella distribuzione di pacchi alimentari.
La guerra del pane a Gaza
Nonostante nelle ultime settimane 1.200 camion carichi di aiuti siano entrati nella Striscia, è ancora troppo poco a causa del bisogno disperato provocato da oltre due due mesi di blocco totale delle forniture umanitarie imposto dalle autorità israeliane a partire dal 2 marzo.
Quando a occuparsi degli aiuti era l’Onu, esistevano 400 punti di distribuzione in tutta la Striscia. Oggi che delle operazioni umanitarie si occupa l’americana Gaza Humanitarian Foundation, con il sostegno delle autorità israeliane, i centri si sono ridotti a 4 e non sempre sono funzionanti.
Questo provoca assembramenti e assalti da parte della popolazione palestinese, come quello che si vede in un filmato drammatico pubblicato da Alon Lee-Green, attivista israeliano che si oppone al conflitto in corso.
Nel video si vedono centinaia di palestinesi assaltare il centro di distribuzione SDS1, a ovest di Rafah, saltando le recinzioni e i corridoi predisposti per ricevere gli aiuti in una scena definita «apocalittica». «Ecco cosa succede quando si riducono le persone alla fame. Ecco a che cosa assomiglia la disumanizzazione di milioni di persone», commenta Lee-Green.
La corsa disperata agli aiuti umanitari
Con una mossa estremamente rischiosa, Israele ha preso in mano la gestione degli aiuti nel tentativo di strapparla al controllo di Hamas. Ma a fronte dei 16 milioni di pasti distribuiti a partire dal 27 maggio, secondo il ministero della Salute gestito dal governo civile dei terroristi, sarebbero già morte 223 persone.
Mercoledì due ospedali a Gaza City hanno ricevuto i corpi di 25 palestinesi, uccisi vicino a un convoglio che trasportava farina nell’area del corridoio Netzarim, nella parte centrale di Gaza. Altre 14 persone sono morte vicino a un sito della Ghf a Rafah, nel sud. Il giorno precedente 17 palestinesi sono stati uccisi fuori da un centro della Ghf.
Non passa giorno ormai senza che dei civili muoiano nel tentativo di trovare qualcosa da mangiare a Gaza. Una situazione, come denunciato appunto dal patriarca Pizzaballa, «disumana».
La strategia di Hamas
Il quadro è ulteriormente peggiorato da Hamas, che vuole mantenere il controllo della distribuzione degli aiuti alimentari e di conseguenza della popolazione, cosa che è sempre riuscita a fare quando il programma era gestito dalle Nazioni Unite.
Dopo ripetute minacce a tutti i palestinesi perché non partecipino al nuovo meccanismo umanitario, mercoledì ha assaltato un autobus a ovest di Khan Younis che trasportava una ventina di dipendenti palestinesi della Ghf. Cinque di loro sono stati uccisi, altri feriti, altri ancora rapiti.
Pizzaballa: «Superato ogni limite»
Schiacciati tra Israele e Hamas i palestinesi vivono in condizioni drammatiche da oltre 600 giorni, come denunciato dal cardinale Pizzaballa: «Il sistema sanitario è saltato completamente, mancano medicinali, igiene, acqua, manca il cibo da mesi e la popolazione è affamata».
«Sono esterreffatto», ha aggiunto parlando a RaiNews, «non riesco a capire il senso di tutto questo che va oltre ogni limite comprensibile. Questa guerra la stanno pagando gli ultimi, i poveri, le donne, i bambini che non dimentichiamolo non sono solo affamati ma non vanno neanche più a scuola: è una situazione disumana. È una cosa che noi religiosi gridiamo al cospetto di Dio».
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!