
Israele può davvero eliminare la minaccia nucleare dell’Iran?

L’obiettivo dichiarato della guerra di Israele all’Iran e dell’operazione “Leone nascente” è neutralizzare «il programma nucleare» con cui il regime islamico sogna di costruire ordigni atomici e «cancellare Israele dalla faccia della terra», come più volte dichiarato dall’ayatollah Ali Khamenei. L’attacco iniziato nelle prime ore di venerdì, come vuole la dottrina Begin (Israele non può permettere ai suoi avversari di ottenere la bomba atomica), è preventivo e potrebbe andare avanti «per due settimane», come dichiarato da Benjamin Netanyahu. Ma Israele ha le capacità per raggiungere l’obiettivo?
Israele domina i cieli dell’Iran
In questi primi giorni di guerra le Forze di difesa israeliane hanno decapitato la leadership militare e scientifica dell’Iran, distruggendo allo stesso tempo quasi tutte le difese aeree di Teheran.
Ottenuto il dominio dello spazio aereo iraniano, ora Tel Aviv può operare liberamente e portare avanti bombardamenti precisi delle strutture nucleari iraniane. Ma la parte difficile arriva adesso.

Caccia ai siti nucleari dell’Iran
Israele ha già colpito tre dei principali siti nucleari dell’Iran: Natanz, Fordow e Ishafan. Il primo, nel centro del paese, è dove Teheran ha arricchito l’uranio fino al 60 per cento di purezza (per un programma civile di solito è sufficiente il 3 per cento), soglia chiave per poi procedere fino al 90 per cento, necessario per produrre le armi nucleari.
Le immagini satellitari dimostrano che i bombardamenti israeliani hanno creato gravi danni in superficie, ma le centrifughe per l’arricchimento, situate in due capannoni che possono ospitare fino a 50 mila unità 20 metri sottoterra, potrebbero essere rimaste intatte.
Anche l’impianto di Ishafan è stato colpito e per Israele «distrutto», ma l’Aiea, l’agenzia internazionale per l’energia atomica, non ha rilevato «un aumento dei livelli di radiazioni esterne». Inoltre, Behrouz Kamalvandi, portavoce dell’Organizzazione per l’energia atomica iraniana, ha dichiarato che tutta l’attrezzatura più importante era già stata spostata.
L’impenetrabile centrale di Fordow
Anche l’impianto di Fordow è stato colpito ma è molto difficile che abbia subito danni rilevanti. Simbolicamente costruito a 30 chilometri dal luogo sacro per eccellenza dell’islam sciita, la città di Qom, è situato nel cuore di una montagna, circondato da uno spesso strato di cemento armato rinforzato a circa 90 metri di profondità ed è considerato impenetrabile.
Gli Stati Uniti sono convinti di poterlo distruggere sganciando con i Bombardieri Stealth B-2 le devastanti Gbu-57 Mop, bombe anti-bunker da 13.600 chili studiate apposta per penetrare fino a 60 metri nel cemento.
Le bombe di Tel Aviv non bastano
A quanto si sa, Israele non dispone di simili ordigni. I suoi cacciabombardieri F-15 possono sganciare bombe Gbu-28 di circa 1.800 chili, in grado di penetrare nel cemento per 5 o 6 metri. Ripetuti bombardamenti di questo tipo potrebbero riuscire a distruggere il sito di Fordow, ma nessuno sa quante munizioni abbia davvero Tel Aviv e secondo il generale dell’Air Force americana in pensione, Charles Wald, «non ne ha abbastanza».
Israele potrebbe anche usare le Blu-109 da circa 1.000 chili, quelle utilizzate per uccidere in Libano il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, nell’ottobre 2024. Oppure i missili balistici. Ma per penetrare i bunker iraniani serve molto di più.
«Possono causare danni importanti al programma nucleare iraniano», ha dichiarato al Financial Times Matthew Savill, direttore del dipartimento di Scienze militari al Royal United Service Institute di Londra (Rusi). «Ma dubito che possano distruggerlo».

L’Iran ha 508 chili di uranio arricchito
Secondo l’Aiea, l’Iran ha accumulato 508,6 chili di uranio arricchito fino a una soglia vicina al 90 per cento. Le centrifughe dei siti di Natanz e Fordow possono produrne 33,5 chili al mese in media. Prevedendo un attacco, Teheran potrebbe avere già spostato la maggior parte dell’uranio arricchito.
«Non ci sono solo Natanz e Fordow. Potrebbero esserci altri siti nucleari ancora sconosciuti, dove l’Iran potrebbe produrre bombe nucleari se volesse», ha dichiarato Darya Dolzikova, esperta di armi nucleari presso il Rusi.
Israele non può farcela senza gli Usa
Israele sta già infliggendo danni gravissimi al programma nucleare iraniano, «ma la catena, che ora è rotta, può essere aggiustata in pochi mesi», dichiara alla Cnn Ali Vaez, il direttore del progetto sull’Iran presso l’International Crisis Group.
Ecco perché «Israele non può distruggere il programma nucleare iraniano», sostiene Robert Pape, storico militare americano. Per questo servirebbe l’intervento degli Stati Uniti, ma finora Donald Trump non è sembrato interessato a far entrare in guerra l’America.
Regime change in Iran? È difficile
Israele potrebbe avere più successo se, secondo le intenzioni di Netanyahu, riuscisse a scatenare una rivolta interna all’Iran per deporre l’ayatollah Khamenei e porre fine al regime islamico. Ma finora non ci sono segnali di rivoluzioni in atto, anzi, secondo la Russia «ci sono segnali di consolidamento della società in atto».
«Nessuno ha mai rovesciato un governo con i bombardamenti. Il tentativo di Israele non farà che confermare questa statistica», chiosa Pape.
Il prezzo della guerra
Se sembra difficile che Netanyahu possa raggiungere militarmente i due obiettivi della guerra – il quarto fronte aperto dal premier israeliano dopo Gaza, Libano e Siria – il prezzo che Tel Aviv sta pagando, come quello che sta infliggendo all’Iran, è pesantissimo.
Nonostante le dichiarazioni del ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, secondo cui Tel Aviv non vuole «colpire i civili», ai quali ha chiesto di «andarsene dalla capitale Teheran», nei ripetuti bombardamenti sono già morte 224 persone in Iran, per oltre il 90 per cento civili, e 24 in Israele.
Ieri Israele ha ripreso gli attacchi su Teheran, principalmente nelle zone orientali e occidentali della capitale, colpendo anche gli edifici della televisione di Stato. Intanto il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica ha diramato un avviso di evacuazione urgente in ebraico rivolto ai residenti di Tel Aviv. «Vi consigliamo di lasciare immediatamente la città per la vostra sicurezza».
Cercare una soluzione attraverso il dialogo, come proposto da Donald Trump addirittura con l’aiuto di Vladimir Putin, potrebbe essere conveniente anche per Israele. L’Iran, infatti, ha ancora migliaia di missili da lanciare contro lo Stato ebraico e sta preparando un disegno di legge per formalizzare la sua uscita dal Trattato di non proliferazione nucleare. L’opposto di ciò che Tel Aviv vuole perseguire.
Secondo il Wall Street Journal, l’Iran sarebbe disposto a trattare e a riprendere i colloqui sul programma nucleare in cambio di uno stop alle ostilità e dell’astensione americana a intervenire nel conflitto.
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