Perché la Cisl dice no allo “sciopero ad personam” della Cgil
Non è bastato il richiamo dell’Autorità garante degli scioperi a far desistere Cgil e Uil sullo sciopero generale indetto per il prossimo 16 dicembre: la mobilitazione avverrà «nel pieno rispetto delle norme che regolamentano il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali», spiegano dal sindacato di Maurizio Landini.
«Cgil populista e massimalista»
Non è che l’ultimo degli inciampi nel percorso di uno sciopero generale che ha raccolto in primo luogo la freddezza della Cisl che non ha risparmiato critiche nel metodo e nel merito, al punto da indire per il 18 dicembre una seconda manifestazione. «Non andiamo contro gli altri sindacati, andiamo per affermare la nostra responsabilità come Cisl nei confronti del Paese». Mette subito le cose in chiaro Angelo Colombini, segretario confederale della Cisl: responsabilità prima di tutto, nei confronti dei lavoratori e del Paese e poca voglia di farsi trascinare in una baruffa tra comari sindacaliste.
L’idea di uno sciopero generale guidato dalla Cgil ha stupito soprattutto per la farraginosità delle motivazioni: un dialogo con il Governo c’è stato e, osservano dal sindacato, ben più serrato e proficuo di quello avvenuto in passato quando al posto di Draghi sedeva Conte. «Credo che in casa Cgil sia prevalsa una posizione massimalista, populista – riflette Colombini – È più facile dire sempre di no a tutto per poi aspettare che il morto passi e questa è la grande irresponsabilità di un sindacato che, per molti anni, è sempre stato un punto di riferimento del mondo dei lavoratori e dell’unità sindacale».
Ricordate Pomigliano?
Sembrano tornati i tempi del referendum di Pomigliano quando si confrontarono sul destino degli operai Fiat le posizioni oltranziste della Fiom-Cgil con quelle più dialoganti della Fim-Cisl. Una storia che dovrebbe essere familiare a Maurizio Landini che proprio dalle file dei metalmeccanici ha scalato i vertici della Cgil fino a diventarne segretario generale. Finì come tutti ricordiamo in una vittoria storica della Cisl e nella rottura de facto di ogni unità sindacale in seno al grande gruppo automobilistico.
«A noi non interessa fare l’unità sindacale con un sindacato così massimalista e populista – chiosa Colombini –. L’unità sindacale si fa su cose che mettono insieme diverse culture ma se la Cgil non vuole contribuire a trovare un sunto fra diverse posizioni, vuol dire che pensa ad altro. Pensa ad essere un punto di riferimento dell’opposizione politica, movimentista».
Il dubbio che si tratti di uno sciopero “ad personam” e che quella persona sia proprio Mario Draghi, insomma, rimane. A far due conti gli sgravi fiscali per i lavoratori ottenuti nel 2021 sono superiori di quelli incassati negli anni precedenti quando pure si scelse di non scioperare.
Quel che resta da fare sulla manovra
Molto c’è ancora da fare sulla manovra e, per quanto la Cisl rivendichi alcuni successi – la proroga della cassa integrazione Covid a tutto il 2022 e gli stanziamenti per i figli, i non autosufficienti e il reddito di cittadinanza –, il sindacato non ci sta a vedere la propria piazza come completamente allineata al governo e la manovra: «Come redistribuire la ricchezza? Ci pensano i partiti e il governo o ci pensano i partiti, il governo e le parti sociali? – conclude il segretario Colombini –. Questo è il compito della responsabilità, per questo diciamo che lo sciopero indetto dalla CGIL è solo un pretesto per dire no».
Nel 2022 bisognerà affrontare, ad esempio, il nodo delle pensioni in un paese in ripresa economica ma in un profondo inverno demografico, e allora davvero si capirà dove finisce la politica e inizia la responsabilità anche all’interno del mondo sindacale.
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