Quanto sono costati cinque anni di cannabis legale in Canada

Di Redazione
23 Ottobre 2023
Profitti nulli o quasi, sovrapproduzione, perdite per miliardi di dollari, licenziamenti, serre spente, ricoveri in aumento (soprattutto di bambini). Cosa resta della corsa all'oro verde che giova a Stato e mercato nero
cannabis canada

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Aurora Cannabis lo ha annunciato ad agosto: per ridurre le perdite – inarrestabili anche a fronte di centinaia di licenziamenti – il produttore di cannabis con sede nell’Alberta, uno dei più grandi del Canada, ha deciso di diversificare e vendere orchidee. Nelle stesse settimane Canopy Growth rivendeva il suo quartier generale al proprietario originale, il produttore di dolci Hershey, e lasciava a casa 800 lavoratori.

Profitti nulli o quasi, sovrapproduzione, investimenti bruciati, perdite per miliardi di dollari a fronte di qualche miliardo di introito per le casse dello Stato: lontani i giorni in cui il rapper Snoop Dogg raccoglieva milioni per finanziare la cannabis economy, a cinque anni dalla legalizzazione il Canada vede andare in fumo anche il postulato della redditività garantita dal via libera a produzione e consumo di marijuana ad uso ricreativo su larga scala.

Dalla corsa all’oro verde alle serre spente

“Anche”, perché degli obiettivi del Cannabis Act nel 2018 (e dell’entusiasmo di quell’anno) resta ben poco. Cinque anni fa la corsa all’oro verde travolse la Borsa di Toronto, le aziende si buttarono a capofitto nel business ristrutturando e acquistando a caro prezzo serre abbandonate, in tutto il paese spuntarono come funghi coltivazioni indoor, perfino i media che stavano tagliando il personale – scriveva il Nyt – assumevano giornalisti per seguire sviluppi e storie legate alla marijuana, la nuova “plastica” celebrata ne Il laureato («Voglio dirti solo una parola: plastica. L’avvenire del mondo è nella plastica, pensaci. Ci penserai?», suggeriva l’amico di famiglia a Dustin Hoffman nel film del 1967).

Cosa accadde dopo lo abbiamo scritto più volte: in un anno i titoli dei cinque più grandi gruppi del settore, tutti basati in Canada, persero quasi il 70 per cento, il secondo anno di legalizzazione la maggior parte dei produttori di marijuana in Canada segnalava perdite impressionanti. Molti spensero le luci delle serre.

Miliardi di investimenti in cannabis andati in fumo

«C’era una ipereccitazione prima della legalizzazione ma la domanda è stata molto sovrastimata, tanto che l’80 per cento della produzione è rimasta invenduta», spiegava un anno fa al Messaggero Mark German, vice presidente e direttore finanziario di BeeHigh Vital Element (la prima società di nuova costituzione autorizzata a produrre cannabis dopo l’approvazione della legge). «Si stima che la perdita degli investitori nelle società di cannabis sia stata di 40mila dollari (circa 27mila euro) per ogni canadese». Nel 2022 Deloitte calcolava che in quattro anni la cannabis avesse portato 43,5 miliardi di dollari canadesi (31,91 miliardi di dollari) al Pil. Ma erano oltre 131 i miliardi persi da chi aveva investito nella cannabis.

Oggi, anno 2023, il Canada conta 3.600 negozi di cannabis al dettaglio e 970 produttori autorizzati: secondo il recente sondaggio del Cannabis Council of Canada solo il 20 per cento di questi mostra una qualche forma di flusso di cassa positivo. Mentre per il dipartimento di pubblica sicurezza, il 33 per cento del mercato della marijuana è ancora controllato dalla criminalità. Gli addetti ai lavori incolpano l’eccessiva regolamentazione: per legge è vietato pubblicizzare marchi e prodotti legati alla cannabis, i negozi hanno i vetri oscurati, le tasse sono troppo alte, ed è vietata l’esportazione. «Il grande compromesso nella cannabis legale è: rendere il mercato legale abbastanza attraente da convincere tutti gli utenti esistenti a scegliere l’erba legale, ma non così attraente da far iniziare un nuovo gruppo di consumatori», ha spiegato alla Bbc Michael Armstrong, ricercatore nel settore della cannabis presso la Brock University in Ontario.

Aumentano i bambini ricoverati per “consumo accidentale” di cannabis

Eppure i consumatori sono aumentati: dal 22 al 27 per cento. Tendenze già in atto, tagliano corto gli addetti ai lavori, magnificando anzi la possibilità che le persone siano diventate più aperte al consumo. Tuttavia sono aumentati anche i ricoveri in ospedali, le visite al pronto soccorso e parlare di tendenza in atto è riduttivo. Lo stesso Armstrong sottolinea sul portale della Brock University che «si è registrato un aumento significativo delle visite ospedaliere dei bambini a causa del consumo accidentale di cannabis. Tra i bambini sotto i 10 anni si è registrato un aumento paria  a nove volte delle visite al pronto soccorso e sei volte dei ricoveri ospedalieri».

Il Canadian Medical Association Journal prende i dati con le pinze, festeggia il calo degli arresti e i reati collegati (per legge dal 2018 si possono possedere fino a 30 grammi di cannabis, coltivare 4 piantine, consumarla dalla maggiore età) e la fine della «stigmatizzazione» dei consumatori di cannabis. Tuttavia monitorando i ricoveri nelle 4 province più popolose del Canada (Ontario, Quebec, Alberta e British Columbia, 105.203 ricoveri, un terzo di giovani tra i 15 e i 24 anni), i risultati di un recente studio pubblicato dalla rivista internazionale di medicina Jama affermano che «la commercializzazione della cannabis potrebbe essere associata ad un aumento dei danni alla salute legati alla cannabis, inclusa la psicosi indotta».

Il Canada degli “spacciatori etici” e dei morti di overdose

Il tema dei ricoveri legato alle droghe non è di poco conto: come scrivevamo poche settimane fa qui, solo nella provincia della British Columbia nei primi sei mesi del 2023 sono morte di overdose 1.200 persone (sei morti al giorno per abuso di droga, oltre 12.500 negli ultimi sei anni, tanto che la droga è diventata la prima causa di morte tra le persone di età compresa tra 10 e 59 anni). Una emergenza a cui il governo ha risposto avviando una fase sperimentale. Che autorizza due aziende a vendere cocaina, morfina, eroina, ecstasy e depenalizza per tre anni possesso e consumo delle stesse.

Gli obiettivi dello spaccio etico di droghe pesanti ma sicure ricordano gli stessi paventati dal Cannabis Act: legalizzare per sottrarre introiti statali alla malavita e spostare i consumi all’interno di un mercato legale, regolamentato, ricco di prodotti di qualità e certificati. Morale? La stessa del “Modello Oregon”: dopo un anno di depenalizzazione le morti per overdose sono aumentate del 52 per cento.
Problemi da risolvere, non obiezioni alla legalizzazione, sostengono gli esperti tanto per la marijuana quanto per la cocaina. «Detto questo – parola di Armstrong che invita a fare del Canada un caso di studio -, la legalizzazione della cannabis non è stata un successo strepitoso».

Foto Ansa

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