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Cina e India salvano la Russia dalle sanzioni

I due giganti asiatici hanno aumentato a dismisura le importazioni di petrolio e carbone da Mosca. New Delhi utilizza anche il greggio del Cremlino per vendere prodotti raffinati agli Stati Uniti

Amedeo Lascaris
22/06/2022 - 6:25
Economia
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Putin, Xi e Modi - i leader di Russia, Cina e India - insieme in Giappone nel 2019
Un incontro del 2019 tra i leader di Russia, Cina e India: Vladimir Putin, Xi Jinping e Narendra Modi (foto Ansa)

La fame di energia dei due giganti asiatici, Cina e India, sta consentendo alla Russia di resistere alle sanzioni economiche imposte dall’Occidente e dai suoi alleati, prolungando sine die la guerra in corso in Ucraina. L’avvio delle operazioni militari russe in Ucraina lo scorso 24 febbraio e la presa di posizione di Stati Uniti, Ue e paesi alleati hanno reso Pechino e Nuova Delhi (primo e terzo importatore mondiale di petrolio), potenze che giocano su fronti opposti nell’agone geopolitico regionale, non solo alleati di Mosca in ambito internazionale, ma anche “salvatori” dell’economia russa.

La Cina soccorre la Russia

In base agli ultimi dati forniti dall’amministrazione generale delle dogane cinesi, le importazioni di Pechino di greggio proveniente dalla Russia sono aumentate del 55 per cento lo scorso maggio rispetto al 2021, un record per il principale importatore di petrolio al mondo, con la Russia che ha ormai sostituito l’Arabia Saudita come primo fornitore grazie agli sconti effettuati da Mosca all’alleato asiatico. Il greggio pompato dai giacimenti russi è giunto in Cina sia via nave tramite i porti russi situati sul Mar Baltico e in Estremo oriente che tramite l’oleodotto Siberia orientale-Oceano Pacifico (Espo), che parte dalla città siberiana di Taishet, terminando presso il principale centro petrolifero cinese di Daqing dopo un viaggio di ben 4.800 chilometri.

In totale la Russia ha esportato nel solo mese di maggio 8,42 milioni di tonnellate di greggio, pari a 1,98 milioni di barili al giorno, in deciso aumento rispetto agli 1,59 milioni di barili al giorno del mese di aprile. Pechino ha aumentato anche gli acquisti del prezioso gas naturale liquefatto (Gnl), divenuto una delle risorse fondamentale per la transizione energetica avviata da Pechino, che nel mese di maggio sono aumentati del 56 per cento rispetto al 2021, con un totale di 400 mila tonnellate.

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Per i primi cinque mesi, le importazioni di Gnl russo – principalmente dal progetto Sakhalin-2 nell’Estremo Oriente e Yamal Lng nell’Artico russo, uno dei grandi progetti di diversificazione delle esportazioni russe che ha coinvolto fino alla guerra in Ucraina anche la francese Total (20 per cento delle quote) – sono aumentate del 22 per cento a maggio su base annua a 1,84 milioni di tonnellate.

L’India aumenta le importazioni di petrolio

L’India, seconda economia asiatica, ha rappresentato forse la più grande delusione nel campo occidentale quando si è astenuta in sede Onu dal condannare la Russia e di rinunciare ai rapporti di lunga data con Mosca. In virtù della rivalità con Pechino, Nuova Delhi è stata assurta dagli Stati Uniti a partner solido nel contrasto alla Cina nella regione dell’Asia-Pacifico e non a caso è tra i membri fondatori dell’Indo-Pacific Economic Framework for Prosperity (Ipef), l’iniziativa lanciata lo scorso 23 maggio a Tokyo dal presidente statunitense, Joe Biden, insieme a Australia, Brunei, India, Indonesia, Giappone, Corea del Sud, Malesia, Nuova Zelanda, Filippine, Singapore, Thailandia e Vietnam.

Nuova Delhi ha difeso in questi mesi la sua postura al fianco di Mosca, almeno sul piano economico, come una necessità osservando che un suo blocco nei confronti dei prodotti russi aumenterebbe i prezzi a livello globale danneggiando i suoi cittadini. Il ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, ha rigettato le critiche estese in particolare da Washington, sostenendo lo scorso maggio che a causa delle sanzioni contro altri grandi produttori come Iran e Venezuela, i paesi occidentali hanno «spremuto ogni altra fonte di petrolio che abbiamo».

La Russia fa lo sconto a New Delhi

Infatti, la “fame” di greggio a buon mercato (Mosca starebbe offrendo sconti anche di 30-35 dollari al barile sul prezzo del greggio Brent sulle proprie forniture) in un momento di alti prezzi delle materie prime ha portato l’India ad aumentare a livelli record le importazioni dalla Russia passate da 100 mila barili al giorno, nel mese di febbraio, prima della crisi Ucraina, a 370 mila al giorno ad aprile fino al record di 870 mila barili al giorno del mese di maggio. Le forniture russe sono state preferite a quelle di Iraq, Arabia Saudita ed Emirati, i primi tre clienti di Nuova Delhi, rendendo la Russia (che nel 2021 figurava al nono posto tra i fornitori dell’India) il secondo fornitore dopo l’Iraq nel mese di maggio.

Con la prospettiva di ulteriori sconti anche a causa di un aumento della produzione russa a seguito della fine delle restrizioni all’output nell’ambito dell’accordo con i paesi Opec raggiunto nel 2020, le importazioni di petrolio russo dall’India potrebbero aumentare ulteriormente nei prossimi mesi. Secondo la società specializzata nell’intelligence per i mercati delle materie prime, Kpler, i contratti indiani per il greggio degli Urali – la tipologia più esportata dalla Russia – per marzo, aprile, maggio e giugno e le previsioni per le consegne a luglio e agosto (circa 66,5 milioni di barili in tutto) – ammontano a più del quantitativo acquistato durante tutto il 2021.

La triangolazione sospetta con gli Stati Uniti

A inizio giugno i media statunitensi, in particolare il Wall Street Journal, hanno osservato una strana triangolazione con al centro le aziende indiane che starebbero importando petrolio russo sottocosto e vendendo agli Stati Uniti prodotti raffinati realizzati proprio con i carichi provenienti da Mosca. Sempre secondo Kpler una raffineria di proprietà del colosso energetico indiano Reliance Industries Ltd. avrebbe acquistato a maggio una quantità di greggio russo sette volte superiore rispetto ai livelli prebellici, costituendo un quinto degli acquisti totali di greggio russo da parte del paese dell’Asia meridionale.

Reliance avrebbe noleggiato una petroliera per trasportare un carico di alchilato, un componente della benzina, in partenza dal vicino porto di Sikka il 21 aprile senza una destinazione pianificata. Tre giorni dopo, ha aggiornato i suoi record con un porto statunitense ed è salpata, scaricando il suo carico il 22 maggio a New York.  Anche gli acquisti di carbone russo hanno fatto segnare un record con le importazioni aumentate di ben sei volte in soli 20 giorni (dal 27 maggio al 15 giugno) per un valore di 331,17 milioni di dollari. Come avvenuto con il petrolio, Mosca avrebbe offerto prezzi scontati e pagamenti flessibili anche in rupie indiane e dirham emiratini.

L’India ha acquistato una media di 16,55 milioni di dollari di carbone russo tra maggio e giugno, più del doppio della media di 7,71 milioni di dollari acquistati nei tre mesi precedenti all’invasione russa dell’Ucraina. Secondo il Times of India, le spedizioni all’ingrosso di carbone russo hanno iniziato a raggiungere l’India nella terza settimana di maggio, con ordini principalmente da società e commercianti di cemento e acciaio.

Foto Ansa

Tags: carboneCinaguerra ucrainaindiapetrolioRussia
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