La preghiera del mattino (2011-2017)
Finkielkraut: «La Francia non saprà far fronte all’attacco finché incolperà “l’islamofobia”»
È «sconvolto» Alain Finkielkraut, «così come tutta la Francia è sconvolta». Con la strage islamista nella redazione di Charlie Hebdo «tutti, io per primo, siamo stati colpiti nel profondo», dice il filosofo francese in un’intervista concessa a Mauro Zanon per l’edizione odierna di Libero. Mercoledì, nel centro di Parigi, nel cuore della Francia, «dodici persone sono state freddate da un commando di fanatici islamici, e fra di esse c’erano persone che tutta la Francia conosceva, che facevano parte del nostro mondo comune, con le quali intere generazioni sono cresciute».
«NOMINARE IL NEMICO». L’intellettuale fa l’esempio (ma «ce ne sono molti altri») di Edwy Plenel, direttore del celebre sito di informazione Mediapart, «secondo il quale coloro che hanno denunciato l’esistenza di un “problema dell’islam” in Francia sono i veri “responsabili della creazione del mostro”». Un commento che Finkielkraut traduce così per il lettore italiano: «In altre parole, avrei io, perché sono io l’innominabile cui fa riferimento Plenel, armato gli assassini». Ma invece di strumentalizzare lo sconvolgente attentato a Charlie Hebdo, invece di utilizzarlo come un’arma impropria contro presunti avversari politici “interni”, continua Finkielkraut, bisognerebbe «essere innanzitutto capaci di designare il nemico, di ricordare ciò che oggi non è negoziabile in Francia, di stimare la popolarità dell’islamismo radicale, senza naturalmente fare un calderone, perché tutti i musulmani non possono essere resi responsabili di quanto successo ieri».
LA “SOUMISSION” È GIÀ REALTÀ? La verità però è che «purtroppo viviamo nell’epoca del politicamente corretto, ossia del terrore dell’islamofobia, e nessuna valutazione chiara e precisa sul fenomeno dell’islamismo radicale potrà essere fatta», constata amaramente Finkielkraut. Al contrario, osserva con un’efficace battuta finale, sembra che si faccia «di tutto perché si realizzi già oggi» la tanto contestata fantasiosa “profezia” contenuta nel nuovo romanzo di Michel Houellebecq, Soumission, uscito in Francia proprio in questi giorni, nel quale il celebre autore «si chiede se nel 2022 ci sarà un’alleanza in Francia tra i partiti che si definiscono repubblicani e la Fratellanza musulmana contro l’estrema destra». Ebbene, fa notare il filosofo “immortale”, «alla manifestazione di domenica prossima a Parigi, in ricordo delle vittime della strage di Charlie Hebdo, sono invitati tutti i partiti detti “repubblicani”, tutte le organizzazioni musulmane, ma non il Front National».
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3 commenti
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Non so perché, ma credo che alle prossime elezioni i francesi sapranno già chi votare. Un nome a caso: Front National?
E’ probabile (non che ne sia contento, beninteso).
Ciò di cui invece sono sicuro è che:
1) tutti diranno che la vittoria è solo conseguenza dell’islamofobia (nuovo termine di moda, sta quasi per sostituire l’omofobia, fossi in Grillini e soci farei causa) e non anche – o soprattutto – dell’incapacità del governo Hollande di dare risposte a chi lo ha eletto e, non di meno, di rispettare la libertà di espressione dei suoi cittadini (vedi leggi su aborto, matrimoni gay, omofobia e eutanasia, passati o en passant senza consultazione popolare);
2) i più invasati diranno che gli attentati sono stati organizzati da Marie Le Pen per poter poi vincere le elezioni (e che il video del terrorista è un “falso clamoroso”);
3) i più tardo-complottisti diranno che la vittoria del FN è stata provocata ad arte da quelli di ISIS per scatenare uno scontro di civiltà, visto che dalla guerra hanno solo da guadagnare; aggiungeranno, per buona misura, che quelli di ISIS non sono islamici ma loschi figuri pagati dalla CIA e dal Mossad
4) quelli a cui fa difetto la fantasia si rifugeranno invece nel solito mantra del “Vaticano oscura cupola di potere”, che non si sa come ma c’entra sempre.
Sarò curioso di vedere se ci avrò azzeccato.
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