Guido Ceronetti, intellettuale eclettico, poeta, filosofo, scrittore, drammaturgo, nonché collaboratore di Repubblica, ha rovesciato sul quotidiano di largo Fochetti tutta la «deplorazione» suscitata in lui «dalla permanenza di un qualcosa-di-vivente che fu il generale e il primo ministro Ariel Sharon, per circa otto anni, in coma protratto».
DA OBESO A SPETTRO. Come è noto, Sharon è mancato una decina di giorni fa dopo circa otto anni di coma e stato vegetativo seguiti alla massiccia emorragia cerebrale che lo colpì nel 2006. E a scandalizzare Ceronetti è proprio il fatto che non ci si sia sbarazzati di lui da subito: «Il mantenimento in un simile stato di un infelice essere umano — da obeso a spettro nutrito con le sonde e le flebo — viene considerata una fine da agonia normale?», scrive il poeta su Repubblica. «Vi fa o no arretrare di spavento la prospettiva del coma irreversibile protratto per anni e anni, in una sequenza di domani e dopodomani senza fine?».
IL PARAGONE. «Ariel Sharon: otto anni da Englaro», sentenzia ancora Ceronetti. Che poi spiega il paragone Sharon-Englaro, o almeno ci prova: «Eluana Englaro ebbe sepoltura e pace cinque anni fa, dopo essere stata liberata dal coma in cui giaceva priva di morte e orfana di vita da diciotto anni. Un sondino da bocca a stomaco alimentava questa sventurata creatura come un animale da esperimenti, ma quando il padre Beppino rese pubblico il caso per essere autorizzato a togliere da quell’orrore la figlia — ovviamente con tutte le cautele mediche necessarie — si scatenò la peggiore Italia, l’Italia nera, l’Italia dei senza pietà umana». Al di là delle inesattezze inanellate (per sapere come sono andate davvero le cose, leggete qui), è interessante notare l’uso disinvolto di termini come “pace”, “liberata”, “priva di morte”, “orfana di vita”, “sventurata creatura”, “animale”, “orrore”, “Italia nera, peggiore, senza pietà”.
GHIGNANTE INFERNO. Terribile, per Ceronetti, fu anche all’epoca il tentativo di salvare la Englaro da parte del governo Berlusconi, e soprattutto l’«uscita» dello stesso Cavaliere che «per farsi perdonare dai cardinali» disse della povera Eluana: «Può ancora avere figli!!». Ceronetti ci aggiunge ironicamente i due punti esclamativi, sottigliezza che però non toglie nulla alla drammatica verità della cosa: Eluana avrebbe potuto ancora avere figli quando è stata lasciata morire di fame e sete. Il drammaturgo tuttavia preferisce soffermarsi a riflettere su altro. Cioè sul fatto che «la legge sul testamento biologico è ferma da allora (2007)» e quindi «tuttora manca in Italia una legge che serva a schivare il ghignante inferno di un accanimento terapeutico in cui la sua stessa famiglia ha voluto Sharon per otto interminabili giri d’anno precipitasse». Ghignante inferno. Accanimento terapeutico.
COLPA DELLA FAMIGLIA. Infine, un altro affondo sulla famiglia Sharon: «In Israele la legge laica non vieta di staccare la spina: la colpa di questo crimine di accanimento è del suo stesso sangue». Poi ancora uno sfogo contro il «tacito accanimento per prolungare all’ex uomo potente, miserabilmente, la vita vegetativa». E un ultimo rigurgito di ribrezzo sopra l’«intollerabile trattamento da Englaro» subìto da Sharon e sopra «questa oscena pratica» contro la quale «dobbiamo ringhiare minacciosamente. Se vogliamo definirci ancora umani».