Caso Abu Omar. Undici anni di processi per scoprire che i servizi segreti possono agire in segreto
«La sicurezza interna del paese prevale sulle indagini della magistratura». Lo ha stabilito, una volta per tutte, la Corte di cassazione concludendo l’ultimo atto del processo Abu Omar. Dopo undici anni di lavoro tra procura e tribunali e sette conflitti di attribuzione opposti da quattro diversi governi (Prodi, Berlusconi, Monti, Letta), risolti dalla Corte costituzionale dando ragione alla presidenza del Consiglio, i giudici sono riusciti finalmente a concludere che il segreto di Stato non può essere violato dai magistrati. La Cassazione ha così prosciolto definitivamente l’ex direttore del Sismi Nicolò Pollari e gli altri agenti segreti italiani coinvolti – secondo l’accusa – nel rapimento di Abu Omar, ex imam del centro islamico di viale Jenner a Milano, condannato per terrorismo internazionale.
IL PROSCIOGLIMENTO. La Prima sezione penale della Cassazione ha dunque annullato le precedenti sentenze di condanna senza rinvio «perché l’azione penale non poteva essere proseguita per l’esistenza del segreto di Stato». Per gli ex vertici del Sismi, sia in primo che in secondo grado era stato pronunciato il non luogo a procedere «per segreto di Stato». Era stata proprio la Cassazione nel settembre 2012, a riaprire il procedimento a carico dei funzionari del servizio segreto, annullando i proscioglimenti e disponendo un nuovo processo. Il 12 febbraio 2013, la Corte d’appello di Milano, al contrario della prima sentenza, aveva condannato gli imputati. Tuttavia un mese fa la Consulta ha accolto il conflitto di attribuzione presentato dal governo contro i verdetti della Cassazione e dei giudici milanesi, ribadendo, come aveva già fatto nel 2009, che il segreto di Stato va rispettato nei rapporti fra i servizi di intelligence italiani con altri.
«MAI FATTO QUESTE COSE». Il generale Pollari, commentando il proscioglimento da parte della Cassazione, ha ripetuto che sia lui sia il Sismi da lui diretto non solo non hanno «mai fatto queste cose» ma hanno «impedito ad altri di farle». Cose che aveva già sostenuto in tribunale nel corso dei dibattimenti ma che non aveva potuto provare a causa appunto del vincolo di riservatezza che solo il governo avrebbe potuto sciogliere.
LE INDAGINI. La vicenda processuale del sequestro Abu Omar è lunga e complessa. L’imam condannato per terrorismo scomparve a Milano il 17 febbraio 2003. Dopo due anni di indagini furono emesse dalla procura di Milano tre ordinanze di custodia cautelare nei confronti di ventidue agenti della Cia accusati di averlo sequestrato e interrogato illegalmente. Il 15 luglio 2006 anche l’allora capo dell’intelligence militare italiana, Nicolò Pollari, fu iscritto nel registro degli indagati. Già durante il primo interrogatorio, il generale si avvalse della facoltà di non rispondere perché vincolato dal segreto di Stato. Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, confermò le parole di Pollari, ma le indagini della procura procedettero. Nel 2007 il governo Prodi sollevò il primo di quelli che sarebbero stati ben sette conflitti di attribuzione nei confronti della procura meneghina, chiedendo che la Corte costituzionale fermasse il processo a causa dell’uso di documenti sensibili e di intercettazioni telefoniche tra agenti segreti.
I CONFLITTI. Nel 2008 pendevano cinque conflitti d’attribuzione. Nel 2009 la Corte costituzionale li risolse tutti ribadendo i princìpi di inviolabilità del segreto di Stato: in seguito alla sentenza della Consulta, i magistrati milanesi prosciolsero Pollari e gli altri membri del Sismi. Sembrava finalmente conclusa la vicenda, ma nel 2012 la Cassazione impose di celebrare un nuovo appello, stravolgendo quanto aveva decretato la Consulta. Se per i giudici costituzionali, infatti, qualsiasi rapporto tra Cia e Sismi doveva essere coperto dal segreto di Stato, la Cassazione interpretò che ciò valeva soltanto per i rapporti istituzionali o a livelli di vertici tra servizi segreti, non per i rapporti informali e ufficiosi (ufficiosi come l’operazione congiunta che secondo i pm milanesi avrebbe condotto al sequestro illegale dell’imam). Ciò portò a una nuova sentenza d’appello per Pollari e gli altri agenti del Sismi, e costrinse il governo italiano a sollevare altri due conflitti alla Corte costituzionale, che lo scorso febbraio ha ribadito quanto già detto nel 2009, dimostrando che ciò che aveva sentenziato la Cassazione era incostituzionale e di fatto costringendo la stessa Cassazione a prosciogliere i vertici del Sismi.
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2 commenti
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E’ veramente comico, per non dire che fa piangere a pensare alle risorse e alle energie dedicate a questi processi. Tra l’altro, Abu Omar è stato recentemente condannato pe terrorismo a Milano.
Se un avvocato e un dirigente d’azienda trascinassero il proprio cliente o la propria azienda in un’avventura come questi processi per anni e anni per farsi dire che non potevano agire per interessi superiori dello Stato, sarebbero licenziati in tronco.
Sti PM, invece, manco fanno un minimo di autocritica..
Che ccinema..
Grazie ar Cielo, almeno comico e non horror..