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L’inquinamento ad Acerra è alto. Ma non per colpa del termovalorizzatore

Lo studio effettuato dal Consiglio nazionale delle ricerche scagiona l'inceneritore: le emissioni sono «ampiamente inferiori ai limiti di legge» e pesano in maniera «trascurabile» sull'inquinamento

Redazione
15/07/2016 - 16:07
Interni
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Quanto inquina l’inceneritore di Acerra, che tanto ha scaldato gli animi della cittadina in provincia di Napoli? A questa domanda ha risposto il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) chiamato a valutare gli effetti del termovalorizzatore (Tmv). E i dati dicono che le emissioni sono «ampiamente inferiori ai limiti di legge» e pesano in maniera «trascurabile» sull’inquinamento atmosferico della zona. Vicenda chiusa? Non ancora, perché c’è chi pone qualche obiezione e dubbio sulla imparzialità della ricerca.

I DUBBI DEL VESCOVO. Il vescovo di Acerra, monsignor Antonio Di Donna, in una lunga lettera pubblicata sul sito di Avvenire, scrive che «lo studio del Cnr rimane ancora uno studio “di parte”: da chi è stato finanziato? Con quale partecipazione di esperti provenienti dalla cittadinanza di Acerra?». La ricerca è stata chiesta alla società che gestisce il Tmv, A2A, dalla Regione Campania e il Cnr è stato individuato dalla stessa Regione in accordo con il Comune di Acerra.

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«BASTA ALLARMISMI». I risultati della ricerca dovrebbero spegnere ogni tipo di allarmismo: «Il male dei mali non sono i termovalorizzatori ma i rifiuti in discarica», commenta il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. Lo studio è stato svolto su un’area di 625 chilometri quadrati attorno al Tmv dove sono stati rilevati campioni sia con mezzi stradali sia con ripetuti voli a quote, ore e periodi diversi. Per il biossido di azoto il contributo massimo del Tmv «è inferiore allo 0,75 per cento del valore limite», mentre il superamento è dovuto «in maniera dominante alle emissioni da traffico». Per il particolato «le concentrazioni dovute al Tmv sono ovunque inferiori allo 0,1 per cento del valore limite».

«MILLE VOLTE INFERIORE AL LIMITE». Per quanto riguarda il microinquinamento, prosegue lo studio del Cnr, l’impianto di Acerra «contribuisce in misura inferiore allo 0,2 per cento rispetto ai valori limite per i metalli». E gli idrocarburi? Le diossine? L’impatto del Tmv è rispettivamente «1.000 volte inferiore al limite riferito al solo benzo-a-pirene, mentre l’unica criticità nell’area è legata al riscaldamento civile», in particolare alla combustione di legna e pellet, e «100.000 volte inferiori al valore guida suggerito dall’Oms».

 Il rapporto del Cnr conclude affermando che i fattori di maggiore impatto sull’inquinamento ambientale sono legati alle «emissioni del traffico» e a quelle derivate da «riscaldamento, porto di Napoli e industrie». Non sembra comunque contento il sindaco di Acerra, che chiede alle istituzioni di rispettare gli impegni assunti con la popolazione per bilanciare il livello di inquinamento del territorio. Ma, se non dovesse essere smentito lo studio del Cnr, per fare un «bilancio ambientale» si dovranno trovare soluzioni a problemi ben più gravi, anche se meno visibili, di quelli creati dal grande termovalorizzatore di Acerra.

Foto Ansa

Tags: campaniainceneritoreinquinamentoNapolirifiutitermovalorizzatore
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