Per Boko Haram è la fine, ma Nigeria e Occidente hanno poco da festeggiare
Anche se non è ancora certa al 100 per cento, la morte in Nigeria di Abubakar Shekau, leader di Boko Haram, è sempre più probabile. Non solo, i suoi uomini sono indeboliti e la sua base decennale è stata annientata. Eppure i nigeriani e il loro governo, al pari dell’Occidente, hanno poco da festeggiare. Perché a compiere l’impresa è stato l’Isis, in particolare il gruppo conosciuto come Iswap che risponde alla leadership di Abu Musab al Barnawi.
L’Isis ha annientato Boko Haram
Come abbiamo già riportato, mercoledì l’Iswap ha sferrato un attacco mortale a Boko Haram e al suo comandante, succeduto al leader storico dei jihadisti, Muhammad Yusuf, nel 2009. Invadendo la base di Boko Haram nella intricata e in apparenza impenetrabile foresta Sambisa, i terroristi islamici hanno accerchiato gli ex colleghi, imponendo a Shekau di giurare fedeltà ad Al Barnawi. Per sfuggire alla cattura, Shekau ha tentato di suicidarsi (non è ancora chiaro se sparandosi o se fancedosi saltare in aria). L’unico dubbio riguarda l’esito del tentato suicidio: c’è chi dice sia ferito a morte e c’è chi giura che sia davvero morto.
Scrive il Guardian in un’attenta analisi:
«La battaglia di mercoledì è stata il culmine di una campagna dello Stato islamico per eliminare un gruppo visto come minaccia e come rivale. Muovendo dalle proprie basi nell’est del paese, attorno al lago Ciad, le colonne mobili dell’Iswap sono entrate nella foresta Sambisa e hanno accerchiato Shekau. Questo è qualcosa che le forze nigeriane, nonostante il dispiegamento di una task force multinazionale messa insieme dai governi occidentali, non sono mai riuscite a fare in 12 anni di combattimenti».
L’Isis prende le armi di Boko Haram
La facilità con cui l’Isis sembra essersi sbarazzato di Shekau conferma il dubbio che, fino ad ora, l’esercito nigeriano non abbia voluto (piuttosto che potuto) sconfiggere i jihadisti.
Secondo alcune fonti citate dal Guardian, «i vinti di Boko Haram si sono uniti festanti ai vincitori. Se Shekau è davvero morto, l’Iswap si impossesserà anche delle sue armi, munizioni e trofei». Tra questi, ci sono anche centinaia di giovani ragazze rapite negli anni, tra le quali Leah Sharibu.
Il tradimento dei jihadisti
Secondo il sito ben informato Humangle, sarebbero stati alcuni comandanti all’interno di Boko Haram a tradire Shekau e a fornire informazioni determinanti all’Isis per accerchiarlo. Se «in Nigeria la morte di Shekau segnerebbe la fine di un’epoca», la sostituzione dei terroristi nigeriani con altri terroristi ancora più pericolosi rappresenta l’inizio di una nuova epoca, non meno pericolosa e complessa per la Nigeria.
Il fatto che l’Isis conquisti sempre più potere nell’area del lago Ciad, in Mozambico, nel Mali e in Libia è un segnale preoccupante che l’Occidente non può ignorare.
Impedire il ritorno del Califfato
Se infatti, dopo aver faticosamente annientato il Califfato fondato da Abu Bakr al Baghdadi in Siria e Iraq, l’Occidente permettesse all’Isis di tornare in Africa, dove le possibilità di penetrazione sono ben superiori rispetto al Medio Oriente, sarebbe un disastro. Una nuova ondata di attentati si verificherebbe in Europa e negli Stati Uniti, le ondate migratorie verso le coste europee aumenterebbero e i terroristi avrebbero a disposizione una distesa infinita di risorse da usare per colpire l’Occidente. Ecco perché l’Isis va fermato subito, prima che sia troppo tardi.
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