Bobba (Pd): «Il voto sull’8 per mille alle scuole, che gaffe per il governo»

Di Carlo Candiani
30 Settembre 2011
All'indomani del voto alla Camera per inserire la scuola tra i beneficiari dell'8 per mille è tempo di polemica. Il governo è stato battuto dall'opposizione perché, come spiega l'onorevole Bobba a Radio Tempi, «la maggioranza ha dimostrato di ignorare la riforma Berlinguer, che dal 2000 riunisce sotto la dicitura "scuola pubblica" le scuole paritarie e quelle statali»

Giovedì 29 settembre 2011. Camera dei Deputati, Parlamento Italiano: Antonino Russo del Pd chiede di votare questa richiesta: poter inserire anche la scuola pubblica tra i destinatari dell’ 8 per mille per un uso delle risorse, d’intesa con gli enti locali, per “la sicurezza e l’adeguamento funzionale degli edifici”. La maggioranza si oppone perché ciò discriminerebbe le paritarie. Si vota e il governo “va sotto” : è il 90° k.o. della legislatura. Ma la polemica non sta qui.

C’è dell’altro e per il centrodestra è un po’ imbarazzante.  «E’ il pasticcio di un governo sempre più confuso e arruffone – afferma a Radio Tempi l’on. Luigi Bobba, cattolico nelle fila del Partito Democratico – forse i parlamentari non conoscono la Riforma scolastica del ministro Luigi Berlinguer del 2000, che nella dizione di scuola pubblica comprende sia le scuole statali, finanziate direttamente dallo Stato, sia le scuole paritarie, che sono integrate pienamente nel sistema pubblico, godono di un particolare sostegno e devono rispettare una serie precisa di vincoli. D’altra parte la nostra collega deputata Rosa de Pasquale aveva proprio ribadito come nella richiesta fossero evidenziate entrambe le tipologie di scuola ma la maggioranza ha votato contro».

Ci fidiamo della sua ricostruzione della notizia. Se è vero ciò che afferma la legge Berlinguer non pensa che bisognerebbe far cadere questo muro di gomma che ogni volta si alza quando si parla di finanziamento alle paritarie?
Vorrei fare osservare un paio di cose. La legge l’ha promulgata un ministro di un governo di centrosinistra e quando siamo stati al governo con lo stesso ministro e successivamente nel secondo governo Prodi, i finanziamenti previsti dalla legge sono stati sempre regolarmente assicurati. Dopo di che, ogni anno è un balletto di cifre: più volte io stesso e i miei colleghi abbiamo dovuto emendare perché la cifra dedicata alle scuole non statali e paritarie veniva regolarmente cancellata o ridotta. Certo. è altrettanto vero che anche all’interno del Pd c’è qualcuno che guarda con orticaria alle scuole non statali, ma il partito nel suo insieme ha sempre rispettato il dettato legislativo.

Non crede che una volta sciolto il nodo della libertà di educazione effettiva, la politica italiana si troverebbe davanti a una svolta epocale?
Si invoca la libertà di educazione e poi quando è ora di spendere qualche euro soprattutto nelle paritarie dell’infanzia, dove sono i due terzi del numero totale delle scuole (mentre è decisamente minore la presenza nelle elementari e nelle medie) il governo non interviene. Di fatto oggi le scuole paritarie fanno risparmiare un mucchio di soldi allo Stato e proprio per questo sarebbe più sensato che fossero sostenute in modo più adeguato, sia per il buon servizio, sia per il risparmio per la collettività.

Però soltanto pochi giorni fa il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, nel salutare gli studenti in occasione dell’inizio dell’anno scolastico, ha sentito il bisogno di ricordare l’art.33 della Costituzione, quello dei “senza oneri per lo Stato”
Le ripeto, io sono convinto che una pluralità di soggetti in campo educativo sia una forma di libertà. L’importante è che il diritto all’istruzione sia garantito a tutti e, come recita la Costituzione, vengano sostenuti gli studenti meritevoli e le famiglie più bisognose.

Cambiando argomento: sul Corriere delle Sera è apparso un articolo di Paolo Franchi, autorevole notista del quotidiano, in cui si parla di “un inspiegabile silenzio del Pd”  dopo la prolusione alla Cei del Card. Angelo Bagnasco.
Penso che bisogna rifuggire da due derive: quella di tirare per la giacca i vescovi e quella di sostenere ciò che affermano i vescovi solo quando va a favore della propria parte politica. Le parole del card. Bagnasco ci interpellano: non riguardano solo me come singolo parlamentare, ma l’intero Partito Democratico che non può e non deve guardare con indifferenza a ciò che sta accadendo. Credo che ci saranno parecchie novità all’interno del complesso arcipelago dei cattolici italiani.

Lei fa parte dell’intergruppo parlamentare per la sussidiarietà; secondo Vittadini, presidente di Fondazione per la sussidiarietà, se all’interno dell’intergruppo si sta svolgendo un utile lavoro culturale, nella proposta politica si è ancora troppo legati agli schieramenti. E’ d’accordo?
Il problema è più generale: in un Parlamento in cui la possibilità di azione legislativa da parte dei deputati, singoli o organizzati, è ridotta quasi a zero, dato che il governo spesso si avvale del meccanismo “decreto/fiducia, fiducia/decreto”, le possibilità di azione che l’intergruppo ha avuto non sono state sfruttate al meglio. Comunque sono contento di farne parte.

Ascolta l’intervista integrale all’on Luigi Bobba
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