Anche se a prima vista dà l’idea di un evento di nicchia, val la pena dare un’occhiata ai suggestivi disegni acquerellati, agli schizzi, alle lettere e agli appunti di viaggio di Luigi Rossini, incisore brillante, cugino del più famoso Gioachino, che verranno esposti al pubblico per la prima volta, dal 7 febbraio al 4 maggio 2014, all’interno della retrospettiva al m.a.x.museo di Chiasso intitolata Luigi Rossini (1790-1857) incisore, Il viaggio segreto. Le due curatrici della mostra, Maria Antonella Fusco e Nicoletta Ossanna Cavadini, ci raccontano cosa ha di speciale questo interprete romantico di una Roma sul finire del XIX secolo.
Quando si parla di incisioni vengono subito in mente le famose acqueforti di Durer. Ma sono tanti gli artisti, anche molto celebri, ad essersi cimentati con questa tecnica artistica. Luigi Rossini è uno di questi, non troppo famoso, ma riconosciuto dalla critica come ultimo grande incisore delle meraviglie di Roma dopo Giuseppe Vasi e Giovan Battista Piranesi. Quali sono le peculiarità delle sue incisioni? Come ci descrive la città eterna?
Maria Antonella Fusco: Luigi Rossini è, per biografia ma soprattutto per inclinazione, un tipico artista romantico: parte dal dato di realtà vedutistico, come ha appreso da giovane, ma la scelta della luce, del punto di ripresa, delle figure contemporanee da inserire – a cura prevalentemente dell’amico Bartolomeo Pinelli , maestro dei Costumi Pittoreschi di Roma – , testimoniano di una costruzione della contemporaneità della Città Eterna e dei suoi abitanti, che è assolutamente originale, e lo distingue dai predecessori Piranesi e Vasi, cui pure Rossini si sente profondamente debitore.
Nicoletta Ossanna Cavadini : Luigi Rossini inizia la sua attività incisoria avendo come obiettivo di “emulare” il grande Giovan Battista Piranesi, nel suo studio – ci racconta nelle lettere – aveva il busto del grande immortale maestro dell’incisione. Ma siamo già negli anni venti dell’Ottocento, la temperie culturale è mutata, il “furor” piranesiano non è nelle corde del giovane Rossini, e la sua veduta di Roma si sofferma sulla cultura dell’antico, sulle rovine della grande Roma, ma a differenza di Piranesi non vi è “magnificenza civile” vi è gusto e passione dell’antico, volontà di conoscenza nel registrare le ultime scoperte archeologiche con grande competenza e puntualità. Iconograficamente alcuni scorci e punti di vista delle sue prime raccolte dedicate alle Antichità Romane e ai Contorni di Roma risentono dell’impostazione piranesiana, per poi discostarsi sempre più in scorci tipicamente romantici fino ad arrivare al pittoresco con il Viaggio Pittoresco da Roma a Napoli appunto. Rossini chiude la sua attività a metà Ottocento, molto del sentire artistico era cambiato, come anche la società amava nelle vedute sempre più i luoghi cari alla cultura urbana borghese, le vie del Corso o Piazza di Spagna, piuttosto che la zona dei Fori o la Basilica Ulpia.
Come è nata l’idea della mostra?
Maria Antonella Fusco: La presenza in Svizzera di eredi dell’incisore romagnolo ha spinto la direttrice del Max Museo a rinnovare l’incontro con il nostro Istituto, che possiede tutto il fondo di matrici di Rossini. Il dialogo, come sempre, è stato fervido e complesso, con i diversi settori dell’ING, dalla Calcoteca al laboratorio Diagnostico per le matrici, dall’Archivio Storico al Servizio educativo.
Nicoletta Ossanna Cavadini: la ricerca su Rossini è nata in Svizzera per la presenza di un ramo della famiglia che si è trasferito in Canton Ticino tempo fa e con essi la raccolta di alcuni dei meravigliosi acquerelli di Rossini Questa condizione ha fatto partire un’ipotesi di studio, che poi è stata avallata dalla presenta di altre linee parentali in Italia e quindi portando alla scoperta di nuove raccolte inedite. Da qui la collaborazione per noi già abituale con l’importante Istituto Nazionale (italiano) della Grafica e la comparazione degli acquerelli con le matrici. Poter mettere in mostra l’acquerello preparatorio, la matrice e poi la stampa è un’operazione molto importante che rivela il pensiero dell’artista con tutti i suoi cambiamenti, le sue volute variazioni o leggeri spostamenti di punto di vista, i ripensamenti, cogliendo così quale era l’obiettivo finale del sistema di rappresentazione.
Più famoso di Luigi, suo cugino il compositore Giochino Rossini, con il quale intrattenne un rapporto epistolare. Quanto c’è, nei disegni del primo, dell’influsso artistico musicale del secondo?
Maria Antonella Fusco: anche in questo caso si sente la profonda matrice romantica, che impronta l’arte di entrambi. Benché non abbiano avuto frequenti occasioni di incontro, come testimoniano proprio le lettere, i due compiono scelte parallele e significative, dal viaggio a Napoli vissuta come prototipo assouluto della società romantica, al privilegio dato ai ‘temi popolari’ come la danza. Basti ricordare che la tarantella di Gioachino è del 1835, un anno prima del Viaggio da Roma a Napoli di Luigi.
Nicoletta Ossanna Cavadini : È curioso che due cugini originari di Ravenna e di origini non abbienti, diventino famosi in due settori artistici, e che fra i due sia intercorsa un rapporto epistolare. Entrambi sono grandi interpreti della temperie culturale del tempo, Luigi Rossini costituisce forse maggiormente una fase di “ponte fra il Neoclassicismo che approda al Romanticismo, mentre Gioachino è forse più fervente verso il nuovo sentire Romantico che coinvolge l’opera in maniera più sentita. Luigi era però curioso e c’è una lettera fra i due in cui si cita il Barbiere di Siviglia ma anche la più particolare versione de la Cenerentola. Gioachino è più sperimentatore, la musica glielo permette, Luigi segue il mutare del gusto ma è legato al mercato con la vendita delle sue incisioni, a cui lui tiene moltissimo, avendo soprattutto un mercato estero fra il turismo d’elite inglese e francese.