«Bi bup blup». Il biografo in provetta è (finalmente?) realtà
«…fu un travolgente abbraccio. La mia testa tra le sue braccia bianche, la sua pelle di seta e le mie calde lacrime. Per quanto tempo avrei potuto ancora vivere, non lo so dire». Silenzio. «Bi bup. Grazie. Vuoi raccontare un’altra storia? Blup».
A chi si raccontano le storie? Semplice domanda capitale, che una pubblicità diffusa in Svezia ha il potere di suggerire. Stoccolma detiene il triste primato per numero di persone che vivono da sole (250.000), il che ne farebbe “The loneliest city on Earth”. Di fronte a questo mare di solitudine, un’equipe di umanissimi ingegneri avrebbe speso due anni di ricerca per costruire una soluzione. È così nato Memory Lane, «the first reverse engineered voice assistant», uno sproloquio da meccanico che significa più o meno “macchina da conversazione”.
E il tuo grande amore?
Sul tappeto di un pianoforte in minore, passano immagini di vecchini soli, chiusi nei loculi di palazzi di città, tra grandi sedie a dondolo, tovagliette di pizzo e candelabri da un tempo perduto. Poi sul tavolo compare lui, Memory Lane, come un simulacro orfico: bianco, puro, un design dalle dolci curve.
E qui comincia la magia, o meglio, la parola. «Bi bup. Hey! Mi continui a raccontare del tuo grande amore? Blup» suona l’apparecchio. La suadente voce di sottofondo ci accompagna nella comprensione di quanto stiamo osservando:
Memory Lane è la tua biografia personale, basata su frequenti interazioni vocali, che costituiranno un “grafico della memoria”, una versione digitale della tua memoria.
Lacrimuccia e apoteosi
Vive l’humanité! Gridiamo insieme a Comte. La macchina non solo sa conversare, ma conserverà per sempre ogni parola che gli è stata pronunciata (altro che nipoti al cellulare, se queste persone ne avessero), sfociando poi nella creazione:
Memory Lane è ora il primo libro scritto a quattro mani dall’uomo e l’Intelligenza Artificiale, che ogni partecipante riceve come unica, fisica manifestazione della sua interessante life-story.
Alla bisogna, il libricino viene poi tradotto in podcast, automaticamente. Così che «le prossime generazioni ne possano fruire». Al pianoforte si aggiungono gli archi in maggiore, lacrimuccia, fine dello spot.
Apoteosi.
Mica vorrete conoscere gli autori
Si sta un po’ imbambolati, poi il nostro nobile spirito umanistico deve realizzare di essere davanti a una potenziale catastrofe: sarebbe così che cinquant’anni di riforma sociale per l’indipendenza individuale si squagliano? Questi svedesi, a fine corsa per giunta, hanno ancora voglia di esprimersi? Di raccontarsi? È una tragedia.
Dopo aver potato con nordica pazienza, dedizione e welfare ogni inutile legame eterodirezionato, nella lunga marcia verso la libertà di finalmente bastarsi, con un Deus ex Machina qualunque la si butta in vacca?
Calma, per fortuna non se n’è accorto nessuno, men che meno gli ingegneri che l’hanno costruito. E poi, hey, è solo una macchina, in fondo la si può ancora vendere come l’ennesima conquista: dopo il figlio, anche il biografo in provetta è finalmente realtà.
Speriamo solo che a nessuno venga la malsana idea di mettersi a conoscere gli autori di queste vecchie storie (se mai qualcuno le leggerà davvero).
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