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Bersani si lamenta di Ingroia. Ma il “pm politicizzato” è stato coltivato a sinistra

Damato (Il Tempo): «Il leader di Rivoluzione civile ha fatto aprire gli occhi alla sinistra sull'anomalia di una magistratura troppo politicizzata»

Chiara Rizzo
06/02/2013 - 8:35
Interni
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«Questo benedett’uomo di Ingroia è riuscito con la sua avventura politica, e con le sue mirabolanti dichiarazioni, a fare il miracolo mancato a Bettino Craxi e Silvio Berlusconi»: scriveva così ieri l’editorialista Francesco Damato su Il tempo, in un articolo dedicato al leader di Rivoluzione civile, ed ex pm a Palermo, Antonio Ingroia. Damato lo definisce «l’uomo dei miracoli».

Che miracolo avrebbe fatto Ingroia?
Ha fatto aprire gli occhi anche alla sinistra italiana, e persino alle toghe, sull’anomalia costituita da una magistratura troppo politicizzata.

E come ci è riuscito, secondo lei?
Nel momento stesso in cui Ingroia si è candidato, sorprendendo gli stessi colleghi e amici di Magistratura democratica (Md, la corrente di sinistra delle toghe, ndr), ha dimostrato che ci sono magistrati che fanno le indagini condizionati dai loro orientamenti politici. Proprio da Md gli è stata rivolta l’accusa di aver cercato l’esposizione mediatica e di essersi preparato il terreno elettorale con la sua attività da procuratore aggiunto di Palermo. Già questo, di per sé, è un miracolo. Ma Ingroia ancora prima di questo, con un fatto che ne costituisce la premessa, ne aveva già compiuto un altro: è stato l’unico magistrato nella storia d’Italia costringere il capo dello Stato a trascinare un togato in giudizio davanti alla Corte costituzione.

Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome
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E la Consulta ha ritenuto illecite le intercettazioni che aveva ordinato il pm Ingroia e ne ha ordinato la distruzione. Però Ingroia anche in tv continua a dire che ha avuto ragione lui.
Guarda caso la Corte costituzionale gli ha dato torto, e nel nostro sistema giuridico l’ultima parola spetta alla Consulta le cui sentenze sono inapelllabili. Ingroia dovrà farsene una ragione. Nessun magistrato era mai riuscito a fare tanto: eppure tanti presidenti avevano lamentato negli anni una sovraesposizione dei magistrati. Accadde ad esempio con Oscar Luigi Scalfaro e Antonio Di Pietro ai tempi di Mani Pulite. Ingroia è riuscito non solo a farsi portare in giudizio, ma anche a farsi dare torto dalla Corte costituzionale. E tutto ciò mentre era ancora all’interno di Md. Il contrasto interno tra le toghe è diventato così forte, il suo intervento così forzato, che Md ha preso le distanze da lui. Vede quanti miracoli?

Di recente Ingroia ha anche ammesso l’uso “politico” delle intercettazioni.
Sì, ha ammesso che le intercettazioni sono abbondanti, e se n’è fatto un uso politico, anche con la fuga di notizie dalle procure e la pubblicazione di verbali segreti sui giornali, che ricordiamo, è anche un reato. Lui invece se n’è vantato, dicendo che tutto ciò è stato necessario pur di fare indagini approfondite sulla corruzione e su presunti misteri italiani, come la trattativa Stato-mafia. Ha detto proprio come niente fosse che c’è stato un abuso, e una fuga di notizie dalle procure, con verbali pubblicati ai fini di indebolire uomini politici. Una cosa allucinante, ma lui lo ha ammesso candidamente. Ecco: Ingroia è davvero un rivoluzionario.

Non scherzi.
No, sono serio. Aveva già detto di essere un partigiano, seppur della Costituzione, in un congresso di partito, adesso ha fatto un passo avanti. È un rivoluzionario perfetto. A Berlusconi sta regalando un altro miracolo.

Quale?
Riesce a contendere da sinistra voti a Bersani, e potrebbe portare la sconfitta del Pd in Campania o Lombardia, mentre Berlusconi intanto rimonta. Bersani oggi si lamenta di Ingroia, ma questi “mostri”, cioè le toghe che fanno un uso distorto del loro mandato, se le sono coltivate in casa Pd.

La settimana scorsa si è aperta con lo scontro tra Ingroia e la Boccassini su Falcone. Che interpretazione ne ha dato lei?
Ilda Boccassini è sempre stata una sostenitrice indefessa di Falcone: lo ha difeso quando era in vita dai colleghi, e a maggior ragione ora da chi si appella a Falcone per acquisire meriti, e proporsi come interprete più fedele della sua azione di magistrato. Trovo disdicevole semmai la reazione del solito Ingroia, che per difendersi ha citato un altro morto, Borsellino. Nemmeno all’asilo infantile si arriva tanto.

E così si è attirato le critiche di Salvatore Borsellino.
Altro miracolo di Ingroia. Ma non è fantastico Ingroia? È un uomo di miracoli, tra un po’ camminerà sulle acque. Non finirò mai di ringraziarlo per ciò che sta rivelando: l’abuso giudiziario che si è fatto sinora, lui lo conferma e lo prova.

Dopo il caso Ingroia, i rapporti tra politica e magistratura cambieranno?
Grazie a Ingroia sono convinto di sì, cambieranno. Anche il Pd si è reso conto che le cose non possono andare avanti così. Di Pietro lo aveva preceduto, perché è stato espulso dalla foto di Vasto proprio dopo che si era messo in rotta di collisione con il Quirinale. Quella di Rivoluzione civile, dei due Ingroia e Di Pietro, è una evoluzione lineare dell’estremismo giacobino. Di Pietro è stato il filosofo della funzione del magistrato che non si limita a perseguire i reati ma a rigenera il paese. Adesso glielo rimproverano tutti, da Edmondo Bruti Liberati, a D’Alema e Violante. Anche a sinistra hanno capito che con le toghe politicizzate non si può andare avanti.

Tags: antonio di pietroantonio ingroiabettino craxiEdmondo Bruti LiberatiMassimo D'AlemaMdPdrivoluzione civileSilvio Berlusconi
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