Belpietro: La crisi del governo Letta? «Avrebbe solo accelerato il voto contro Berlusconi»

Di Redazione
08 Ottobre 2013
Far cadere l'esecutivo non avrebbe né salvato il Cavaliere né portato alle elezioni, scrive il direttore di Libero. Anzi: il leader del centrodestra sarebbe stato «consegnato ancor più rapidamente nelle mani dei pm»

Anche il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, si schiera con chi, del Pdl, ha difeso la linea della fiducia al governo Letta«Si è imputato ad Alfano e ai dissidenti di voler consegnare Berlusconi nelle mani dei pm, cioè di avergli tolto l’unica arma con cui avrebbe potuto difendersi, ossia le elezioni», scrive oggi in un editoriale il direttore di Libero. Ma il ritorno alle urne, secondo Belpietro, non ci sarebbero mai stato.

DECADENZA DI BERLUSCONI. Se al Senato metteranno ai voti la questione della decadenza, Berlusconi sarà espulso dal parlamento, scrive Belpietro. Questo epilogo «non avrebbe potuto essere fermato nel caso in cui fosse caduto il governo e ci fossero state le elezioni, perché un conto è la vita dell’esecutivo, un altro sono le procedure parlamentari». «La crisi – prosegue il direttore – avrebbe solo accelerato il voto contro il leader del centrodestra, il quale, privato dello scudo parlamentare, avrebbe potuto essere arrestato senza chieder permesso a nessuno». Secondo Belpietro, «far cadere il governo dunque non solo non avrebbe salvato il Cavaliere, ma – per usare le parole dei falchi – lo avrebbe consegnato ancor più rapidamente nelle mani dei pm».

NESSUN VOTO. «Ritornare alle urne non sarebbe una tragedia ma un’occasione per tirare un’altra volta i dadi e provare a vincere», sostiene il giornalista. Purtroppo, però, le elezioni non ci sarebbero state: con la recente nomina di quattro senatori a vita, Giorgio Napolitano ha infatti «alterato l’equilibrio parlamentare, perché ha corretto a favore della sinistra i numeri su cui Letta si sorregge». «Quattro fuoriusciti del centrodestra e quattro del Movimento Cinque Stelle avrebbero fatto il resto» e salvato il governo Letta, asserisce Belpietro. «E se non si fosse salvato ne sarebbe sorto uno peggiore, senza Letta ma con dentro Sel e un po’ di pentastellati». Risultato: «Non solo ci sarebbe stato l’aumento dell’Iva, come pure c’è stato, ma l’Imu sarebbe stata reintrodotta, come hanno cercato di fare, e la tassa comunale di servizio sarebbe stata anticipata a dicembre». Se il governo Letta non si può abbattere, conclude il direttore di Libero, tanto vale «limitarne i danni».

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1 commento

  1. Giulio Dante Guerra

    Per quanto mi riguarda, vedo con una certa, anche se magra, “soddisfazione”, confermato un mio giudizio dei giorni dell’annunciata crisi da un commentatore politico di professione. Che le attività del governo e del senato erano del tutto indipendenti l’una dall’altra era evidente per qualunque persona di buon senso; e che una crisi avrebbe aperto la strada al “governo di scopo”, auspicato apertamente da Vendola e un po’ meno apertamente da Epifani, era ragionevolmente ipotizzabile. Per la cronaca: non sono un sostenitore né di Berlusconi – che “accuso” di non avere mai programmato la propria successione alla guida del PdL, come se potesse, vicende giudiziarie o no, vivere in eterno – né dei “dissidenti”. Alle ultime elezioni ho votato Fratelli d’Italia, oggi all’opposizione, non perché mi piaccia il retorico ed ottocentesco testo dell’inno nazionale repubblicano, ma perché era stato l’unico schieramento, nella “galassia” del centro-destra, ad inserire esplicitamente nel proprio programma la difesa dei “princìpi non negoziabili”. E non me ne pento.

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