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Se l’Italia è ancora a galla, è tutto merito della Bce

Se una tempesta finanziaria non si è ancora abbattuta sull'Italia è perché Francoforte si è sostituita a Bruxelles e sta forzando le regole, comprando titoli italiani per 6,4 miliardi in più del dovuto (e la Germania rischia di far saltare tutto)

Leone Grotti
06/05/2020 - 4:00
Economia
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La Corte costituzionale tedesca ha confermato la legalità del Quantitatve Easing promosso dalla Banca centrale europea e questa è una buona notizia per l’Italia. Se una tempesta finanziaria in grande stile come nel 2011 non si è ancora abbattuta sull’Italia è infatti solo per merito di Francoforte, che sta acquistando una quantità di titoli di Stato tricolore molto più elevata di quanto previsto dai regolamenti.

FRANCOFORTE SI SOSTITUISCE A BRUXELLES

Mentre Confindustria stima un calo del Pil dell’8 per cento nel secondo trimestre, nel Def approvato dal governo si prospetta nel 2020 un aumento vertiginoso del rapporto tra deficit e Pil al 155,7 per cento e l’agenzia di rating Fitch declassa l’Italia a BBB-, cioè appena un gradino sopra al livello spazzatura, lo spread cala sotto i 230 punti base. Come mai?

È merito di Francoforte, che si sta di fatto sostituendo a Bruxelles (che latita paurosamente) nelle politiche di aiuto agli Stati messi in ginocchio dal coronavirus, seguendo la strada tracciata dall’ex presidente Mario Draghi. Christine Lagarde, che ha preso il posto dell’italiano, non è certo partita con il piede giusto pronunciando la famosa frase che ha messo in subbuglio i mercati: «Non è compito nostro contenere gli spread». Poi però ha cambiato radicalmente rotta, come spiegato dal Sole24Ore.

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UN INTERVENTO DUE VOLTE SUPERIORE AL DOVUTO

Il quotidiano di Confindustria spiega infatti che ad aprile

«ben 29,6 dei 38,5 miliardi di euro di titoli raccolti sul mercato attraverso l’Asset Purchase Programme (App) sono stati destinati dall’Eurotower ai titoli di Stato, ma ancora pù importante, almeno agli occhi nostri, sono i 10,9 miliardi impiegati per i Btp. Per il secondo mese consecutivo nei forzieri dell’istituto centrale è finito un quantitativo di titoli di Stato italiani più che doppio rispetto a quanto indicato dalle quote di capitale detenute».

La Bce ha comprato ad aprile titoli italiani per 6,4 miliardi in più del dovuto. Negli ultimi due mesi, un terzo del programma sui titoli di Stato e dell’intero App (cioè 22,7 miliardi) è stato utilizzato da Francoforte per i titoli italiani. Nelle prossime settimane si saprà poi quanti titoli italiani sono stati acquistati con il programma Pepp, cioè il piano da 750 miliardi lanciato appositamente per risolvere l’emergenza pandemica. «Se fossero state mantenute le stesse proporzioni dell’App», si legge sul giornale di Confindustria, «si può stimare che dall’inizio della crisi la Bce abbia acquistato titoli di Stato italiani per oltre 50 miliardi di euro: circa un quarto di quanto sborsato complessivamente fino a questo momento per il “salvataggio” dell’Eurozona».

LA BCE AVRÀ PRESTO IL 23% DEL NOSTRO DEBITO

Francoforte si sta «di fatto già sostituendo fra i creditori italiani agli investitori esteri che hanno determinato con le loro “ingenti vendite” a marzo le forti tensioni sullo spread». Al di là di una funzione stabilizzatrice, nota ancora il Sole, «l’Eurotower sta di fatto “monetizzando” il debito europeo, non soltanto quello italiano». L’operazione potrebbe scatenare «polemiche» in Europa perché, secondo un’analisi egli esperti di Pictet, «se dovesse proseguire gli acquisti al ritmo di questi ultimi due mesi l’Eurotower arriverebbe a detenere a fine anno il 23% del nostro debito pubblico. E di conseguenza ad “abbassare” almeno di 30 punti percentuali quel livello del 155% sul Pil indicato nel Def e che spaventa così tanto i mercati».

Se siamo ancora a galla, insomma, è grazie alla Bce e questo non piace a tutti in Europa. Non è un caso se nel 2015 un gruppo di ben 1.750 persone, guidato da economisti e giuristi tedeschi, ha accusato i programmi di Qe della Bce, che dal 2014 ha comprato titoli per 2,2 trilioni di euro, di «finanziare illegalmente i governi», danneggiando così i contribuenti di alcuni paesi, soprattutto dell’Europa settentrionale. Nel 2017 il caso è stato trasferito alla Corte europea di giustizia, che nel dicembre 2018 ha sentenziato a favore del Qe: «In base ai trattati dell’Unione Europea è legale».

IL VERDETTO DELLA CORTE COSTITUZIONALE TEDESCA

L’Italia ha tirato un sospiro di sollievo, ma mancava ancora il verdetto della Corte costituzionale tedesca. Anche in caso di risultato contrario il Qe sarebbe potuto proseguire lo stesso ma, nota ancora il Sole24ore, «l’anima dell’euro si sarebbe spezzata, la Bce indebolita e questo avrebbe provocato instabilità sui mercati, alimentando le vendite sui titoli di Stato periferici nel pieno dell’emergenza della crisi senza precedenti del coronavirus».

Ora che il verdetto è arrivato la partita non è ancora conclusa. Quando la Corte di giustizia europea ha sentenziato in favore del Qe, spiega il Financial Times, lo ha fatto sottolineando che i titoli di Stato possono essere acquistati «solo in proporzione al contributo di ciascun paese al capitale della Bce e senza eccedere il limite di un terzo del totale del debito acquistabile». Nel caso dell’Italia, Francoforte è molto vicina alla soglia di un terzo e probabilmente ha già violato la regola della proporzionalità. Non a caso la Corte costituzionale tedesca, pur riconoscendo la legalità del Qe, ha chiesto alla Bce di verificare entro tre mesi se la sua politica monetaria sia attualmente «proporzionata» nei suoi effetti economici e fiscali. Se non lo farà, tra tre mesi la Bundesbank non potrà più partecipare all’acquisto di titoli come le altre banche centrali nazionali dei Ventisette.

«COMANDA BRUXELLES O BERLINO?»

Secondo il Corriere,

«nei sette decenni della sua storia l’Unione Europea non aveva mai vissuto uno scontro come quello deflagrato ieri, perché stavolta tutto è in gioco: la capacità della Banca centrale europea di agire nella crisi come quelle delle altre superpotenze economiche, il potere delle istituzioni comuni di prevalere su quelle dello Stato più forte e, alla lunga, la tenuta del sistema alla prova di una pandemia e di una recessione drammatiche. Dall’esito di questo conflitto si capirà se nell’area euro di oggi il potere ultimo è in mano alle istituzioni comuni o di quelle tedesche».

La presidente Lagarde ha dichiarato settimane fa che gli acquisti di titoli potrebbero «non avere limiti», dando adito a chi chiede da tempo di rivedere i paletti cui deve sottostare la Bce. Secondo il Ft, nonostante la sentenza della Corte costituzionale tedesca non riguardi il Pepp, i querelanti torneranno alla carica per contestare il piano di acquisti «senza limiti» annunciato da Lagarde. Più che dal Consiglio europeo, è da Francoforte che passano i destini dell’Italia.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

Tags: bceGermaniaqe
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