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Reddito di cittadinanza e assegno unico. La manovra dei compromessi

Di Leone Grotti
13 Novembre 2021
La riforma del Rdc e l'aiuto per le famiglie disegnati dal governo Draghi rischiano di rivelarsi dei flop. «Tutto dipenderà dalle agenzie di collocamento». Parla Francesco Seghezzi, presidente della Fondazione Adapt
Il premier Mario Draghi discute la manovra in Consiglio dei ministri

Quasi 20 miliardi, 19,6 per l'esattezza. Tanto è costato in due anni e mezzo il Reddito di cittadinanza (Rdc), la bandiera grillina per eccellenza. Oggi il Rdc è percepito da 1,68 milioni di nuclei familiari per un totale di 3,8 milioni di persone coinvolte. Un provvedimento che, a detta del ministro Renato Brunetta, era una «accozzaglia di confusione, ideologismi, soluzioni improbabili». Verrà dunque abolito? No. Nella prima manovra del governo Draghi da 30 miliardi, sono stati stanziati nuovi fondi per un Reddito di cittadinanza «rivoluzionato e corretto», che avrà il compito di trovare lavoro a 600 mila persone. Ce la farà? Francesco Seghezzi, presidente della Fondazione Adapt, uno tra i più autorevoli osservatori sul mercato del lavoro, ha qualche dubbio. Se infatti il vecchio Rdc era a tutti gli effetti «uno strumento assistenziale che, dal punto di vista del lavoro, non avrebbe mai potuto funzionare», dichiara a Tempi, anche quello nuovo «farà fatica».

Il vecchio Rdc...

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