Articolo 18: si pensa a una riforma secondo il “modello tedesco”

Di Daniele Ciacci
12 Marzo 2012
Entro dieci giorni si prevede una risoluzione del dibattito sull'articolo 18. Oggi il governo incontra i tre leader di Cgil, Cisl e Uil. Licenziamenti, ammortizzazione e contratti saranno simili a quelli già in atto in Germania.

Oggi pomeriggio, presso il ministero del Lavoro, l’esecutivo del premier Monti e i sindacati si sederanno a un tavolo per riformare l’articolo 18 riguardante il mercato del lavoro. Saranno presenti il leader della Cgil Susanna Camusso, della Uil Luigi Angeletti e della Cisl Raffaele Bonanni, che si confronteranno col ministro del Welfare Elsa Fornero. Da qui a dieci giorni si vuole arrivare a una riforma definitiva che collochi l’articolo 18 su una linea “tedesca”.

Il punto focale che si vuole toccare sono alcuni particolari riguardanti il licenziamento. L’articolo 18 si manterrà tale solo per i licenziamenti discriminatori. Per quelli economici, invece, è previsto il controllo di un giudice che verifichi che esso non sia discriminatorio. In tal caso, mediante procedura sindacale, si opterà per un indennizzo, e non per il reintegro. Per ragioni disciplinari, sarà un giudice a stabilire la bontà del motivo del licenziamento. In caso esso non abbia ragion d’essere, si utilizzerà il modello tedesco che, al posto di optare sia per il reintegro sia per un indennizzo di diciotto mensilità, obbliga il giudice a scegliere una delle due alternative.

Si prevede un dibattito sulla nuova funzione degli ammortizzatori sociali. Si
pensa, infatti, di mantenere la cassa integrazione ordinaria e l’indennità di disoccupazione, pur tuttavia non prevedendo una cassa integrazione straordinaria. Allo stesso modo, si vogliono semplificare i modelli contrattuali per alcune categorie a rischio. Per l’inserimento di un inoccupato, vi saranno contratti di apprendistato. Per chi riprende il lavoro, saranno stipulati appositi contratti di reinserimento. Per quel che riguarda i co.co.co e i co.co.pro, che aumentano la precarietà, saranno penalizzati da disincentivi contributivi.

Susanna Camusso ha già stabilito le sue priorità al tavolo di lavoro. La sua parte sociale vuole limitare le dimissioni in bianco per le donne, e vuole attuare misure conciliative che permettano sia il lavoro, sia la vita famigliare. Inoltre, la Cgil discuterà perché si limiti l’abuso del lavoro precario e ci siano garanzie di pensione per i lavoratori “esodiali”, spesso penalizzati.

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