L’ultimo capitolo dell’affare dell’anno l’ha scritto sabato 13 ottobre la Procura di Torino, con un reclamo presentato alla Corte d’Appello contro la decisione di omologare la scissione parziale di Telecom Italia a favore di Seat Pagine Gialle. Secondo i magistrati del pool delle omologhe, nella realzione che gli esperti hannos tilato pers peigare il procedimento che ha portato alal scissioen aprziale, vi sarebebro “incoerenze contraddittorietà”. Ma ecco i passaggi salienti della colossale operazione finanziaria che ha avuto nel governo di centro –sinistra un interlocutore non propriamente neutrale.
2000, febbraio: Telecom annuncia a sorpresa le nozze tra Tin.it (divisione Internet del gruppo) e Seat Pagine Gialle, società degli annuari telefonici, proprietaria del motore di ricerca Virgilio e attiva nella pubblicità e nel commercio elettronico (600mila clienti). Seat ottiene un rialzo del 100% sui titoli in due sole sedute e viene ammonita dalla Consob per aver smentito recisamente le prime indiscrezioni sulla fusione con Tin.it. “Un’operazione di grande respiro” commenta Marco De Benedetti, amministratore delegato di Tim.Un’operazione scorretta secondo il Gruppo Fininvest – che presenta un esposto alla Commissione Antitrust. Interviene Enzo Cheli, presidente dell’Authority per le telecomunicazioni: “Telecom per il momento è una concessionaria pubblica e quindi rientra nella normativa prevista dalla legge 249/97. Dunque non può entrare nel settore televisivo”. La legge Maccanico, all’articolo 4 comma 8, vieta infatti esplicitamente ad un operatore pubblico della telefonia di essere proprietario di emittenti Tv che trasmettano “in chiaro”.
11 aprile: Telecom Italia consegna alla Consob il Documento di Offerta pubblica volontaria di acquisto (Opa) su Seat Pagina Gialle. L’Opa è subordinata all’autorizzazione dell’integrazione Seat-Tin.it entro il 31 luglio 2000, “senza riserve e condizioni dell’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato, ai sensi della legge 287/90 e ai sensi dell’applicabile regolamentazione antitrust”. In pratica, se Giuseppe Tesauro ponesse condizioni tali da modificare il disegno di integrazione, Colaninno potrebbe dichiarare inefficace l’Opa – con un bel risparmio qualora vi fosse un consistente numero di adesioni (per affrontare l’esborso massimo possibile di lire 31.489.709.184.503 Telecom Italia ha dovuto aprire una linea di credito da parte di “un pool di banche rappresentate da Chase Manhattan International Limited”).
Maggio: secondo l’istruttoria dell’Antitrust che si concluderà a luglio: “la concetrazione tra Telecom e Seat sembra determinare una posizione di assoluta preminenza in capo alla nuova entità su tutti i mercati rilevanti in cui operano le due società”.
26 luglio: le stime finanziarie di Seat e Tin.it – e in particolare il rapporto tra i valori economici (concambio) delle azioni delle due società, fissato a 1/1 nell’ambito della scissione parziale di Telecom Italia a favore di Seat Pagine Gialle, non convincono il Procuratore aggiunto di Torino Bruno Tinti, coordinatore di un pool addetto ai reati del diritto penale dell’economia: il sospetto è che Seat sia stata sottovalutata per metterla al livello di Tin.it.
27 luglio: l’Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni guidata da Enzo Cheli esprime un parere favorevole alla fusione Seat-Tin.it per quanto riguarda il mercato Internet. Prosegue l’istruttoria sulla concorrenza nel settore guide telefoniche.
28 luglio: La commissione Antitrust si esprime favorevolmente all’integrazione di Seat Pagine Gialle e Tin.it, ma pone alcuni vincoli: Seat deve alienare la quota del 66% in suo possesso su McLink e Telecom cedere il motore di ricerca Excite Italia; non possono fondersi le due reti vendita Buffetti e Telecom; finisce il monopolio sulla pubblicazione delle guide telefoniche (l’archivio può essere richiesto gratuitamente a partire dal 1 settembre 2000 da tutti gli operatori interessati). Il monopolio sulla raccolta pubblicitaria di Seat, il business più redditizio, continua invece fino dal 2008.
7 agosto: raggiunto l’accordo tra Seat Tin.it e il regno del senatore Ds Cecchi Gori. Il Gruppo Cecchi Gori cede il 75% di Telemontecarlo (in forte passivo: 500 miliardi in 4 anni, con audience modesta e un fatturato pubblicitario tra i più leggeri: 120 miliardi) alla Seat Tin.it guidata da Lorenzo Peliccioli. Telecom, la società di Colaninno, titolare di una concessione per un servizio pubblico, entra nel mondo della Tv. In cambio il senatore Ds Cecchi Gori ottiene una partecipazione in Seat e la maggioranza (75%) su un nuovo canale digitale che verrà realizzando a breve – inoltre il Gruppo Cecchi Gori diventa content provider per la fornitura di film e di eventi sportivi all’attività Internet e alla stessa Tmc. L’obiettivo è creare un nuovo polo multimediale capace di fare concorrenza a Rai e Mediaset. La Federconsumatori-Cgil benedice tutta l’operazione nel nome del “pluralismo” e del “superamento del blocco duopolista”.
9 agosto: il Tribunale di Torino nonostante l’intervento del procuratore Tinti autorizza la fusione Seat-Tin.it, e dichiara che non è sua competenza entrare nel merito della “congruità del rapporto di cambio”. Contro questa decisione viene fatto ricorso in Appello.
11 agosto: L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, dopo un esposto presentato dal Codacons, avanza a Seat e a Telemontecarlo la richiesta di “informazioni circostanziate” sull’operazione.
14 agosto: il Ministero del Tesoro (che controlla il 3,4% di Telecom) approva l’operazione di integrazione tra Seat e Tin.it. Il ministro per le comunicazioni Salvatore Cardinale sottolinea la “perfetta trasparenza” dell’operazione e l’imparzialità del governo.
23 agosto: la Procura di Torino ribadisce il no alla fusione Seat-Tin.it confermando i dubbi sul valore del rapporto di concambio fra le società (1/1) e sulla mancata indicazione del valore effettivo del capitale netto trasferito in Seat.
25 agosto: la Corte d’Appello non accoglie il reclamo della Procura torinese. Per effetto di questa decisione la fusione viene confermata e la società può essere iscritta regolarmente al Registro delle Imprese.
12 settembre: Il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni prende in esame la documentazione sull’acquisto da parte di Seat della Cecchi Gori Communications S.p.A. Si apre un’istruttoria (durata 60 gg.) per verificare il rispetto delle condizioni previste dalla normativa vigente nazionale e comunitaria, ai fini del rilascio dell’autorizzazione all’acquisto.
11 ottobre: il ministro per le Telecomunicazioni Salvatore Cardinale osserva che la legge Maccanico “è una legge ormai superata” e che – dopo mesi di pressioni comunitarie – la Telecom diventerà presto licenziataria perdendo così la “concessione pubblica”. Anche il sottosegretario alle Comunicazioni Michele Lauria ha espresso l’auspicio che si possa: “ripensare alla legge Maccanico, perché la convergenza multimediale porta a rivedere divieti e limiti di incorcio tra telecomunicazioni, carta stampata e emittenza”.
13 ottobre: nuovo intervento della Procura di Torino contro la fusione Seat-Tin.it e nuovo reclamo alla Corte d’Appello.