Abusi. Il cardinale Pell condannato a sei anni di carcere in diretta tv
Il cardinale George Pell è stato condannato oggi in Australia a sei anni di carcere per abusi sessuali su due ragazzini di 13 anni. La sentenza emessa dal giudice Peter Kidd è stata trasmessa in diretta televisiva nazionale. Il magistrato ha sottolineato di «essere cosciente che a causa di questo verdetto c’è la possibilità che lei non viva abbastanza per essere rilasciato dalla prigione». L’avvocato dell’ex tesoriere vaticano ha già annunciato che ricorrerà in appello: la richiesta sarà esaminata a partire dal 5 giugno.
«SENTENZA ABBASTANZA LEGGERA»
Per ciascuno dei cinque capi di accusa per i quali era imputato, il cardinale Pell rischiava fino a dieci anni di carcere. Di conseguenza l’avvocato Lisa Flynn, che lavora per il padre di una delle due vittime, morta di overdose nel 2014, ha parlato di «sentenza abbastanza leggera», pur ribadendo che «è un giorno importante per i sopravvissuti e le vittime di abusi su minori specialmente all’interno della Chiesa cattolica. Il verdetto mostra che le vittime possono farsi avanti e che le corti crederanno alla loro versione e che i perpetratori dei crimini contro di loro saranno imputati e condannati per ciò che hanno fatto, a prescindere dalla loro posizione».
UN PROCESSO PIENO DI FALLE
Come già scritto più volte da tempi.it, il processo è molto controverso e pieno di falle. Secondo l’accusa, l’ex arcivescovo di Melbourne avrebbe commesso gli abusi nel 1996 subito dopo la Messa nella cattedrale di Saint Patrick. La giuria che ha riconosciuto Pell colpevole ha ignorato una ventina di testimonianze che scagionavano il cardinale e creduto solamente alla versione della vittima. Anche per questo la difesa di Pell ha dichiarato che ricorrerà in appello contestando «l’irragionevolezza del verdetto» e secondo un esperto di Diritto australiano, Jeremy Gans, docente dell’Università di Melbourne, «le basi per parlare di irragionevolezza sono solide».
«SIAMO RIMASTI STUPITI DAL VERDETTO»
A questo proposito, è interessante registrare la reazione al verdetto di Sonali Paul, che per l’agenzia Reuters ha seguito il processo dal principio alla fine. Scrive Paul:
«Solo la giuria, il giudice, gli avvocati e Pell hanno potuto ascoltare la testimonianza della vittima. Noi giornalisti abbiamo assistito a una lunga processione di funzionari ecclesiastici ed ex membri del coro, interrogati sul protocollo della Messa domenicale, sulle processioni del coro, sulle bottiglie del vino per la Messa e la configurazione della cattedrale. Tutti hanno dichiarato di non avere mai visto né sentito niente [a riguardo degli abusi]. In simili circostanze, il verdetto di colpevolezza ci ha stupiti».
SENTENZA IN DIRETTA TV E PRESSIONI DEI MEDIA
Leggendo la sentenza, il giudice Kidd ha affermato che la «condotta di Pell per crimini efferati è stata permeata di una sconcertante arroganza. Considero la sua colpevolezza morale in entrambi i casi di abuso molto alta». Il magistrato ha anche dichiarato che «non bisogna fare di Pell il capro espiatorio» per tutte le mancanze e i fallimenti della Chiesa cattolica in Australia. Eppure, con una decisione giudicata «inusuale» dalla Bbc, ha deciso di trasmettere in diretta il verdetto: non esattamente il modo migliore per calmare gli animi già accesissimi nel paese e all’estero (fuori dal tribunale c’era chi agitava cartelli che dipingevano Pell come un diavolo).
Chi infatti ha difeso pubblicamente Pell, evidenziando tutti i dettagli che non tornano (e sono tanti) nella versione dell’accusa, è stato attaccato e accusato di connivenza. E che ci sia un clima da caccia alle streghe in Australia lo ha ammesso anche il giudice distrettuale di Newcastle, Roy Ellis, che nel dicembre 2018, assolvendo in appello l’arcivescovo Philip Wilson dall’accusa di avere coperto abusi sessuali, disse: «Non voglio condannare i media ma la loro massiccia presenza può far percepire alla corte pressione affinché raggiunga una conclusione che sembra essere coerente con quello che vuole l’opinione pubblica, ma un verdetto deve essere coerente piuttosto con lo stato di diritto. Le pressioni dei media minano l’indipendenza della giustizia. Non spetta a me condannare la Chiesa cattolica per le sue mancanze morali dal punto di vista istituzionale. Non posso condannare Wilson solo perché è un prete cattolico».
Da oggi Pell sarà condotto in un carcere di minima sicurezza dopo aver passato oltre due settimane in detenzione in isolamento per 23 ore al giorno. Come deciso dal giudice, in ogni caso non potrà uscire in libertà vigilata prima di tre anni e otto mesi. Il cardinale, che si è sempre dichiarato innocente, non ha commentato in alcun modo la condanna, in attesa del processo di appello.
Foto Ansa
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