

Il cardinale George Pell «ha buone possibilità di essere prosciolto in appello», secondo quanto dichiarato al Guardian Australia da esperti di diritto australiani. L’ex Tesoriere del Vaticano di 77 anni sta aspettando in carcere di conoscere l’entità della condanna (arriverà il 13 marzo) per abusi sessuali, che una giuria gli ha inflitto in primo grado l’11 dicembre 2018. Ma il processo, come già spiegato da tempi.it, è pieno di falle e la difesa del cardinale è convinta che il verdetto sarà ribaltato.
L’avvocato di Pell, Robert Richter, ha già annunciato che il ricorso in appello si baserà su tre elementi: irragionevolezza della sentenza, la mancata possibilità di mostrare alla giuria un video durante l’arringa conclusiva della difesa e la composizione della giuria.
Secondo l’esperto di Diritto Jeremy Gans, docente dell’Università di Melbourne, il primo dei tre argomenti è il più forte:
«Non è raro che un simile argomento abbia successo: la corte, in sostanza, deve decidere se la giuria ha svolto bene il suo lavoro. Questa è l’arma migliore nelle mani della difesa e ha un vantaggio: se l’irragionevolezza viene riconosciuta in appello c’è la quasi certezza che non ci sarà un nuovo processo o ricorso. Una volta infatti che una corte giudica un verdetto di colpevolezza irragionevole, significa che anche in un nuovo processo l’esito sarebbe lo stesso».
L’avvocato Richter aveva anche chiesto di mostrare un video animato, mostrando quali movimenti avrebbe dovuto fare il cardinale Pell per trovarsi subito dopo la messa incriminata delle 10:30 in sacristia nella cattedrale di Saint Patrick a Melbourne e quali avrebbero dovuto fare le due presunte vittime di abusi. Il video intendeva anche mostrare i movimenti che avrebbero dovuto fare il sacrestano, i chierichetti e altri testimoni per non accorgersi di nulla.
Secondo l’avvocato, dal video si evince chiaramente come sia impossibile che Pell si sia trovato da solo in sacristia insieme ai due ragazzi del coro senza che nessun altro se ne avvedesse. Ma il tribunale non ha permesso di mostrarlo. Secondo l’esperto di Diritto, Gans, è però improbabile che Pell venga prosciolto solo per questo motivo.
Infine, la difesa ha intenzione di contestare la composizione della giuria di 12 membri che ha condannato l’ex arcivescovo di Melbourne. L’imparzialità di uno o più membri potrebbe essere contestata qualora si venisse a sapere che conosceva i familiari della vittima o che aveva una posizione pregiudiziale dovuta a esperienze personali.
Secondo Gans, è quasi scontato che il ricorso in appello della difesa di Pell venga accettato perché, in questo caso, «le basi per parlare di irragionevolezza sono solide e nessun giudice respingerebbe mai una richiesta di appello in un caso così sensibile». La corte sarà composta da tre giudici esperti e basterà che due siano d’accordo a prosciogliere Pell per ribaltare la sentenza di primo grado.
Foto Ansa
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