Mio caro Malacoda, «non esiste diritto del più forte, non c’è diritto che non sia diritto del più debole». È vero, lo dice quel reazionario di Rémi Brague, un francese esperto di filosofia medievale, ma è difficile dargli torto. «È il più debole, il più fragile che va sostenuto, perché possa sviluppare appieno le proprie potenzialità», diceva un altro bel conservatore che la Chiesa ha fatto santo, Giovanni Paolo II.
Parlando di economia, uno che invece passa per progressista, Jorge Bergoglio ha detto che «anche gli ultimi, gli indifesi, i soggetti deboli hanno diritti che vanno rispettati e non calpestati», e ha aggiunto: «Il riconoscimento dei diritti delle persone più deboli non deriva da una concessione governativa». Di Gino Giugni, gran socialista e padre dello Statuto dei lavoratori, si diceva che era “un custode dei diritti dei più deboli”. Del glorioso Partito comunista italiano uno storico scrisse che sopravvisse all’abbandono dell’ideale rivoluzionario «attaccandosi ...
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