«A Manchester i consigli della sharia gestiscono la vita dei musulmani»
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«Non basta l’esercito per contrastare al terrorismo, ci vuole una risposta ideologica e culturale». All’indomani dell’attentato di Manchester, dove un giovane kamikaze inglese di origini libiche si è fatto saltare in aria fuori da un concerto uccidendo almeno 22 persone, tra cui molti bambini, il filosofo francese Pascal Bruckner reagisce con il Figaro affermando che l’Europa «sta diventando come Israele».
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]«DIMENTICHIAMO IN FRETTA». Il filosofo innanzitutto nota come «l’orrore abbia smesso di sorprenderci e si è integrato nella nostra routine. Dimentichiamo troppo in fretta». Ieri, nei commenti rassegnati immediatamente successivi all’attentato, la stanchezza e la ripetizione di slogan vuoti davanti «all’abominio» erano evidenti. Per Bruckner può essere un sintomo «dell’indifferenza dell’opinione pubblica, causata dall’individualismo contemporaneo» oppure una «manifestazione di resilienza» simile a quella degli israeliani.
IL FONDAMENTO DEL TERRORISMO. La verità è che «l’Europa è diventata un Israele, solo su scala più grande, ma senza la risolutezza degli israeliani a fare fronte alla minaccia». E quello che l’Europa non vuole vedere è che la minaccia del «terrorismo» odierno ha un fondamento teologico: «L’interpretazione radicale o erronea del testo coranico. È per questo che la risposta non può essere solo repressiva, ma deve basarsi sulla capacità dei musulmani di riformare la propria religione».
«IL PROBLEMA È L’ISLAM». Anche quando lo Stato islamico passerà, così come Al-Qaeda si è indebolita, «nascerà sempre qualcos’altro» perché le fonti del fanatismo religioso islamico, cioè «il wahhabismo saudita, il salafismo o i Fratelli Musulmani», sono sempre vive e continuano a «reclutare i loro candidati per spedizioni mortali». Non conta che siano pochi rispetto alla maggioranza dei musulmani, continua Bruckner, «il problema è l’islam stesso paralizzato da una sclerosi dottrinale, che rifugge ogni autocritica per presentarsi sempre come vittima: dei sionisti, dei crociati, degli infedeli».
SALMAN ABEDI. Salman Abedi, l’attentatore di Manchester, era un giovane inglese di 22 anni di origini libiche iscritto all’università (che poi ha abbandonato). Frequentava una moschea di Manchester dove in passato un reclutatore di jihadisti aveva promosso una raccolta fondi per un movimento terroristico in Libia. Abedi sarebbe appena tornato dalla terra un tempo controllata da Gheddafi, e ora in mano a decine di milizie diverse, dove potrebbe avere incontrati membri di Al-Qaeda e dell’Isis, che ha rivendicato l’attentato.
FALLIMENTO DEL MULTICULTURALISMO. Questa, per il filosofo francese, «è la prova che il multiculturalismo in salsa anglosassone ha fallito. L’Inghilterra, con le sue “zone della sharia”, con le sue città (Ashford, Birmingham) dominate dai salafiti, ha già un cancro che si sviluppa dall’interno». Anche per l’islamologo Gilles Kepel, che ha rilasciato un’intervista sempre al Figaro, «in città come Birmingham o Manchester sono i consigli della sharia che gestiscono la vita dei musulmani. I britannici speravano di comprare così la pace sociale. Ma gli attentati di Westminster e di Manchester hanno suonato la campana a morto su questa illusione».
TERRORISMO E INTEGRALISMO. L’unica soluzione allora, per Bruckner, è «cominciare a chiamare il nemico con il suo nome, comprendere che salafiti, wahabiti, Fratelli Musulmani al potere in Turchia (e in Francia attraverso l’Uoif) hanno l’obiettivo di islamizzare il mondo. Non ci sono solo gli attentati e i massacri ma anche violenze e intimidazioni quotidiane, come ne vediamo a centinaia nei territori perduti della Repubblica o nei quartieri abbandonati di Parigi». Molenbeek in Belgio è un caso di scuola, un esempio eclatante di questo «integralismo che è fratello gemello del terrorismo, anche se agisce in modo diverso».
Foto Ansa
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