
Piazza Tiananmen. Basta un fiore per essere arrestati in Cina

Da 36 anni, ogni 4 giugno, anniversario del massacro di Piazza Tiananmen, la Cina si trasforma in un grande teatro e sul palco di Pechino va in scena la riedizione contemporanea con caratteristiche cinesi della tragedia di Sofocle, Antigone. Anche quest’anno il gruppo delle Madri di Tiananmen, composto da alcuni dei parenti degli studenti massacrati in piazza dal regime comunista, ha pubblicato una lettera aperta chiedendo al governo di effettuare un’indagine su quei tragici giorni, in cui fino a 10 mila giovani cinesi furono uccisi dall’Esercito popolare di liberazione.
Anche quest’anno le donne hanno chiesto che i responsabili della strage vengano giudicati in tribunale. Anche quest’anno le madri di quei giovani, ormai ultraottantenni, le poche che hanno una tomba su cui piangere i figli stritolati sotto i cingoli dei carri armati, hanno chiesto di recarsi liberamente al cimitero di Wan’an per portare crisantemi bianchi e piangere su ciò che resta dei loro cari. E anche quest’anno il regime, come il più duro e fanatico dei Creonte, ha trattato un pugno di signore anziane alla stregua di un esercito di pericolosi controrivoluzionari.
La censura della Cina
L’anniversario, ormai pressoché dimenticato sui giornali occidentali, è ancora il tema più sensibile di tutti in Cina. Anche quest’anno le ricerche che contenevano le parole “piazza”, “carro armato” o “8964”, che in cinese indica la data del massacro, sono state censurate.
Per la prima volta la leader delle Madri di Tiananmen, l’87enne Zhang Xianling (intervistata da Tempi nel 2015), non ha potuto rilasciare interviste né fare foto al cimitero. I funzionari della sicurezza pubblica del regime le hanno sequestrato il telefono e nella mattinata di ieri l’hanno scortata come una criminale al cimitero di Wan’an, dove all’ingresso un cartello avvertiva i curiosi: «I visitatori devono registrarsi, in alcune aree è vietato scattare fotografie».

Zhang ha ricordato in silenzio, senza poter dire una sola parola, il figlio Nan, che la sera del 3 giugno 1989 aveva inforcato la sua bicicletta ed era uscito di casa per «scattare fotografie storiche». Fu ritrovato il 4 giugno, alle 3.30 del mattino, disteso sull’asfalto all’incrocio tra via Nanchang e via Chang’an con un foro di proiettile sulla nuca.
In un video registrato prima dell’anniversario di ieri, Zhang dichiarava: «Per 36 anni abbiamo cercato ripetutamente di dialogare con le autorità, ma abbiamo ottenuto solo sorveglianza e repressione».
Repressione a Hong Kong
La repressione riguarda tutti, sia all’interno che al di fuori della Cina continentale. Per il quinto anno consecutivo il governo di Hong Kong ha vietato la tradizionale veglia di commemorazione al Victoria Park, che fino al 2019 richiamava fino a un milione di persone.
Alla vigilia dell’anniversario, il presidente John Lee ha minacciato tutti i cittadini, dichiarando pubblicamente: «Qualsiasi attività compiuta in qualunque giorno deve rispettare la legge». Un riferimento alla legge sulla sicurezza nazionale, che sanziona ogni azione, parola o scritto inviso al Partito comunista con una pena che può arrivare fino all’ergastolo.

Arresti per un fiore o una candela
Le aree vicine al Victoria Park, dove da tre anni viene organizzata una ridicola fiera gastronomica per far dimenticare le veglie per le vittime di Tiananmen, erano presidiate ieri da veicoli militari corazzati e centinaia di poliziotti.
Un uomo seduto su una panchina in silenzio, vestito di nero, con in mano una candela elettrica, è stato circondato dalle forze dell’ordine e portato via, al pari di un’attivista, Lui Yuk-lin, colpevole di essersi avvicinata all’area del parco.
Un’altra donna è stata fermata perché teneva in mano un piccolo fiore bianco. Due ragazze sono state portate via in un van della polizia perché avevano sotto braccio un mazzo di fiori. Un’attivista, Chan Mei-tung, già fermata due giorni fa dalla polizia perché masticava una cicca vicino al parco, è stata portata via di nuovo ieri dopo essersi avvicinata.
L’ex consigliere distrettuale Katrina Chan ha deciso di vendere nel suo negozio candele di cera di soia al prezzo di 6,4 dollari di Hong Kong. Poiché il prezzo può essere letto come un riferimento al 4 giugno ha ricevuto la visita di diversi poliziotti che hanno ispezionato il suo negozio per oltre quattro ore, accusandola di non aver venduto la candela con l’indicazione bilingue necessaria sui prodotti.

Attivisti in carcere per reato di memoria
Per il regime comunista cinese la stessa memoria è un reato. Importanti attivisti come Albert Ho, Lee Cheuk-yan e Chow Hang-tung sono attualmente in carcere per aver militato nell’Alleanza di Hong Kong a sostegno dei movimenti democratici e patriottici della Cina, l’associazione che organizzava le veglie di Tiananmen oggi messa al bando.
Tutti e tre sono accusati di incitamento alla sovversione del potere statale e rischiano l’ergastolo. In un post sui social media, gestito dagli amici, Chow ha dichiarato che per commemorare il 36mo anniversario del massacro di Tiananmen farà in prigione «uno sciopero della fame di 36 ore».
«Sono sicura che tutti troveremo un modo per ricordare questo giorno». Come dichiarato in una nota dal segretario di Stato americano, Marco Rubio, «il Partito comunista cinese cerca in modo attivo di censurare i fatti, ma il mondo non dimenticherà mai».
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!