I figli di Adele Caramico hanno scritto una lettera al direttore di Avvenire Marco Tarquinio. La donna, una professoressa di Religione di una scuola a Moncalieri, era finita in mezzo alla bufera per un caso strumentalmente sollevato da Repubblica che l’aveva accusata di aver propugnato in classe teorie omofobe. Tutte balle ovviamente come, poi, una più attenta e veritiera analisi dei fatti ha dimostrato. Intanto, però, la povera insegnante che, in classe, non ha mai pronunciato parole offensive contro gli omosessuali ma solo ricordando che esistono le terapie riparative per chi vuole accedervi, è divenuta bersaglio di una campagna di stampa odiosa.
OMERTA’ E POLITICALLY CORRECT. Nella lettera, i tre figli – Mariachiara, Jeshua e Gabrielamaria – mettono in rilievo proprio questo aspetto: «Siamo allibiti – scrivono i tre – dal modo in cui alcune testate, pur di fare uno “scoop” e sperando di aumentare almeno per un po’ i propri lettori, sono ricorsi a bugie, frasi tagliate ad arte e titoli altisonanti. Senza parlare poi dei commenti e della mancanza di carattere dimostrata da molti che ci attorniavano, che magari conoscevano molto bene nostra madre e che hanno preferito tacere, facendo prevalere una sorta di omertà».
Di fronte a questo battage ideologico, per fortuna, alcuni, «conoscendo nostra madre, l’hanno difesa» e altri, «pur non avendola mai conosciuta, sono stati capaci di vedere al di là di certi “titoloni” e le hanno espresso apertamente sostegno. Siamo arrivati al punto in cui, nel Paese in cui viviamo, non è più possibile affermare una delle verità plausibili riguardo a un argomento discusso anche dalla comunità scientifica internazionale – le diverse valutazioni sulle radici dell’omosessualità – senza incorrere in accuse da chi ne sostiene un’altra, questa però pienamente rispettosa del politically correct a senso unico…».
INFORMAZIONE DISTORTA. Mariachiara, Jeshua e Gabrielamaria colgono un aspetto molto significativo dal punto di vista mediatico: «Siamo stanchi di vedere l’informazione distorta e siamo indignati anche dal fatto che qualche politico o qualche altra nota personalità cavalchi l’onda della diffamazione pur di “accalappiare” una fetta di società o ancor peggio nuove adesioni e iscrizioni di giovani che ancora non hanno la piena coscienza delle proprie scelte. Noi siamo fieri dei nostri genitori che ci hanno sempre insegnato a guardare ogni aspetto della vita, che ci hanno sempre insegnato la tolleranza e il rispetto di ogni persona non per la sua posizione, ma perché essere del tutto uguale a noi. Esprimiamo pubblicamente la nostra indignazione verso tutti coloro che avrebbero potuto fare chiarezza, ma non hanno fatto nulla, e, soprattutto, verso la cattiva informazione, mezzo troppo spesso utilizzato a soli scopi politico-ideologici. Ci auguriamo di poter tornare a essere fieri anche del Paese in cui viviamo».