La preghiera del mattino
Lo zampino cattolico nella ripresa dell’accozzaglia grillina
Sul Sussidiario Paolo Raffone scrive: «Dell’unitarietà del mondo, interdipendente, strutturalmente omogeneo, e funzionalmente eterogeneo, è convinto Henry Kissinger che, in una prospettiva realista e neoliberale, avverte l’urgenza di cambiamento imprescindibile per l’America di oggi per poter continuare ad essere un’America migliore domani: “A meno che si trovi una qualche base di cooperazione, il rischio è che il mondo scivoli in una catastrofe comparabile alla Prima Guerra mondiale”».
Raffone, evocando la lezione di Kissinger, sottolinea il difficile passaggio che sta vivendo il mondo, dopo il freno che si è determinato in questo decennio a un’espansione incondizionata della globalizzazione.
* * *
Su Affaritaliani Giuseppe Vatinno scrive: «In questi giorni così complessi dal punto di vista geopolitico, con una guerra in corso tra Russia ed Ucraina ed uno stato di grandissima tensione tra Cina e Usa per Taiwan, non si è parlato di un fatto strano e importante. Gli Usa e la Cina non hanno ancora nominato un ambasciatore in Italia».
In una situazione internazionale così complicata è significativo che le due maggiori potenze internazionali non sentano il bisogno di avere un loro rappresentante a Roma. Per fare che? Con Mario Draghi si parla nei cenacoli internazionali, mentre confrontarsi con Luigi Di Maio è peggio che inutile, è ridicolo.
* * *
Su Startmag Francesco Damato scrive: «Il secondo elemento emerso dal sondaggio della Ghisleri, o almeno sottolineato dalla prima pagina della Stampa, è il Conte delle 5 Stelle che “aggancia Salvini” rimanendogli dietro di un’inezia, col 12,5 per cento alla Lega e il 12,3 ai grillini».
La ripresa di quell’accozzaglia che sono i 5 stelle non nasce solo dalla straordinaria incapacità di Enrico Lettino, ma da movimenti più profondi nella nostra nazione. In particolare quelli che riguardano il ruolo dei cattolici. Nel 2018 l’avanzata del Movimento 5 stelle fu propiziata non solo dalla disgregazione della democrazia provocata da Giorgio Napolitano nel suo tentativo di governarla dall’alto, ma dalla convergenza progrillina di ampi settori dell’anglosfera assieme a influenze pechinesi, con entrambi i soggetti (Usa/Gb e Cina) che volevano una Roma meno schiacciata su Parigi e Berlino. Oggi l’anglosfera post Ucraina ha rotto con Beppe Grillo, non così quell’ampia parte del nostro cattolicesimo che cerca un rapporto costruttivo con Pechino, che è attratta da certe impostazioni populistiche su ambiente e reddito di cittadinanza, e che ha avuto solidi legami con il giustizialismo post ’92. Mentre, d’altro lato, le candidature di Eugenia Roccella, di Marcello Pera, l’appoggio di Lucetta Scaraffia fanno intravedere come i cristiani attenti ai valori non negoziabili abbiano fatto una contrapposta scelta di campo. Il che lascia tutta una serie di democristiani, soprattutto nel Pd, senza vere e adeguate sponde nella società.
* * *
Su Dagospia si scrive: «Se il risultato del 25 settembre confermerà il sondaggio della Ghisleri, con Fratelli d’Italia che doppia Lega e Forza Italia, non c’è il minimo dubbio che Giorgia Meloni sarà incaricata da Mattarella di formare il nuovo governo. Dopodiché inizierà il ballo di san Vito. Finora i tre caballeros del centrodestra non hanno squadernato un’idea o un progetto o un nome che li veda uniti. Tutti contro tutti».
C’è un certo mondo romano particolarmente preoccupato che le elezioni del 25 settembre stabilizzino la politica italiana. In parte ciò riflette alcuni interessi materiali, ma questo atteggiamento nasce soprattutto dalla paura di un’infinita noia che una politica normale potrebbe generare.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!