Yemen. Il massacro di Hodeidah

Di Redazione
09 Novembre 2018
Bombe sulle case, bombe sugli ospedali, bombe sulle strade della città portuale. L'Arabia Saudita è disposta a tutto pur di vincere la guerra che va avanti dal 2015: sono già morte più di 17 mila persone
epa07135369 A Yemeni stands amongst debris of a destroyed building allegedly targeted by a previous Saudi-led airstrike, in Sana'a, Yemen, 01 November 2018. According to reports, the US has called for a ceasefire in Yemen and a return to UN-backed peace talks aimed at ending the three-and-half-year conflict between the Saudi-backed Yemeni government and the Houthi rebels. EPA/YAHYA ARHAB

tratto dall’Osservatore Romano – Sempre più drammatiche le notizie provenienti dalla città portuale yemenita di Hodeidah, sotto il controllo dei ribelli huthi e sottoposta negli ultimi giorni ai ripetuti bombardamenti della coalizione militare a guida saudita, sostenute via terra dalle forze armate governative. Sono oltre centocinquanta le vittime dei combattimenti, riferiscono le organizzazioni umanitarie che, tra enormi difficoltà, agiscono nel paese. I bombardamenti di ieri hanno colpito un ospedale, causando gravi danni a una delle farmacie che fornisce medicinali salvavita alla stremata popolazione. Bombe sono state lanciate anche sulle zone residenziali.

«CENTINAIA DI MIGLIAIA IN PERICOLO»

E mentre i raid aerei della coalizione non si fermano, e le truppe lealiste si fanno strada nei quartieri periferici orientali e meridionali della città, puntando verso il cuore del porto strategico sul Mar Rosso, le Nazioni Unite hanno denunciato le dimensioni di una tragedia senza precedenti. «La vita di centinaia di migliaia di persone, circa la metà dei quali bambini, è in pericolo», hanno sottolineato gli operatori umanitari, affermando che «i blocchi stradali impediscono alle persone di uscire o di entrare in città durante la notte, di fatto intrappolandole in una zona dove si combatte». Secondo fonti delle Nazioni Unite, a Hodeidah vivono ancora mezzo milione di civili, intrappolati dall’assedio imposto da mesi dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti, che sostengono il governo yemenita in esilio e che dal 2015 lottano contro l’insurrezione huthi. L’Onu ha ripetutamente chiesto a Riad e Abu Dhabi di assicurare l’apertura di corridoi umanitari per i civili.

UN OSPEDALE TRA LE BOMBE

La conquista di Hodeidah è considerata strategica. Dal porto sul Mar Rosso, infatti, passa circa l’80 per cento degli aiuti umanitari. Ma anche gran parte dei rifornimenti militari esterni ai ribelli huthi (che controllano anche la capitale, Sana’a), affermano fonti militari saudite ed emiratine. Secondo l’Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, i combattimenti in corso a Hodeidah si sono pericolosamente avvicinati all’ospedale Thawra con bombardamenti ed esplosioni che «mettono a rischio la vita di 59 bambini, 25 dei quali ricoverati nell’unità di terapia intensiva». L’agenzia dell’Onu per l’infanzia ricorda come l’intera regione di Hodeidah conti il 40 per cento dei 400.000 bambini che nel paese soffrono la fame e sono affetti da malnutrizione severa. E dalla Fao descrivono la situazione come una «tragedia umana senza precedenti».

OLTRE 17 MILA MORTI

Sul piano diplomatico, l’amministrazione statunitense, che sostiene l’Arabia Saudita, ha rilanciato l’idea di una conferenza di pace mediata dall’Onu. I negoziati inter-yemeniti di Ginevra sono fermi da tempo. E l’offensiva di Riad e Abu Dhabi sembra avere per ora allontanato ogni prospettiva di soluzione pacifica. Su questo è intervenuto Abdel Malek Huthi, leader degli insorti, che ha, di fatto, ammesso le parziali sconfitte dei ribelli alla periferia di Hodeidah, affermando però che «gli Stati Uniti sono ipocriti», perché «parlano di pace mentre sono dietro all’offensiva» militare. La guerra nello Yemen, dove nessun obiettivo civile viene risparmiato è in corso dal marzo del 2015 e ha già provocato oltre 17.000 morti, di cui almeno 11.000 civili. Il sanguinoso conflitto sta devastando in maniera sistematica un paese già da tempo classificato tra i più poveri del mondo.

Foto Ansa

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