
Vuole un’aspirina o l’eutanasia? Il Quebec approverà la “dolce morte” definendola “trattamento medico”
Il governo del Quebec andrà avanti e legalizzerà l’eutanasia. Il 15 gennaio scorso era stato pubblicato il “Rapporto Ménard”, commissionato dal ministro per gli Affari sociali Véronique Hivon, che giudica positivamente l’introduzione dell’eutanasia in Quebec. Per questo il governo sta preparando un disegno di legge che sarà presentato entro breve tempo. Fin qui l’antefatto.
TRATTAMENTO MEDICO. Secondo quanto uscito negli ultimi giorni, l’eutanasia sarà considerata un “trattamento medico”, come se fosse una medicina. Non sarà facile per il governo giustificare questa scelta dal momento che l’eutanasia è un intervento che causa in modo diretto e intenzionale la morte del paziente e nel codice penale del Quebec si legge: «Quando una persona causa la morte di un altro essere umano con un trattamento, proprio o improprio, anche se applicato in buona fede, è omicidio».
DIRITTO ALL’EUTANASIA. L’ascrizione dell’eutanasia tra i “trattamenti medici” pone anche un altro problema: in Quebec l’assistenza sanitaria è un diritto a cui tutti devono avere uguale accesso. Sarà dunque molto difficile autorizzare l’eutanasia solo in alcuni casi e non in altri, ad esempio solo se i pazienti soffrono di una malattia in stato terminale, come il Quebec annuncia di voler fare. Anche qualora riescano ad aggirare il problema, questa contraddizione renderà molto semplice ampliare la legge in tribunale ed estendere le categorie di persone a cui l’eutanasia si può somministrare.
EUTANASIA ALLARGATA. Un illustre precedente in questo senso è il Belgio, dove l’eutanasia è legale dal 2002: prevista inizialmente solo per persone affette da malattie in stato terminale per le quali non è possibile un cura, oggi, dopo 11 anni, è stata estesa così tanto (nonostante la legge sia rimasta invariata) che il mese scorso due fratelli gemelli sono stati uccisi con l’eutanasia perché temevano di diventare ciechi. Le maglie dell’eutanasia in Belgio, infatti, col tempo sono state allargate. Oggi anche chi soffre in modo “insopportabile” può richiedere l’eutanasia (di nuovo, nonostante la legge sia rimasta invariata) e siccome per i due fratelli la nuova condizione sarebbe stata un “dolore insopportabile” e poiché la sofferenza è stata definita criterio soggettivo, ai due fratelli è stato permesso di morire.
FUORI CONTROLLO. Non solo. L’eutanasia in Belgio, come anche in Olanda, è fuori controllo: infatti tre studi recenti hanno dimostrato che il 32% di tutti i casi di eutanasia sono stati portati a termine senza l’esplicita (e per legge necessaria) richiesta del paziente; che il 47% di tutti i casi di eutanasia non sono stati riportati e che anche le infermiere hanno somministrato la “cura” ai pazienti, mentre la legge prescrive che a farlo debbano essere solo i medici. Nonostante questo, nessun dottore è mai stato perseguito in questi anni. Ora il Belgio, seguendo la strada olandese, sta cercando di applicare l’eutanasia anche ai casi di Alzheimer.
CHIESA CANADESE PREOCCUPATA. Anche alla luce di questi elementi, l’Organismo cattolico canadese per la vita e la famiglia si è detto preoccupato delle «conseguenze giuridiche, etiche e sociali» dell’eutanasia. «Il Rapporto Ménard – ammonisce – travisa ancora una volta la realtà giocando con le parole e generando confusione, in quanto il cosiddetto aiuto medico a morire è e resta un sinonimo di eutanasia, una pratica mortifera al pari del suicidio assistito: qui si parla di uccidere volontariamente, mettendo fine alla vita di una persona. In nome di una concezione limitata dell’autonomia dell’individuo esso apre chiaramente le porte all’eutanasia». L’Organismo ha invece chiesto di rendere accessibili a tutti le cure palliative che «costituiscono la sola risposta autenticamente umana e rispettosa dei bisogni delle persone in fin di vita e dei loro familiari».
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