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Via l’ora di religione (cattolica), dentro l’ora di religione (ambientale)

Il ministro Fioramonti si spende molto per inserire l'ambientalismo nell'orario scolastico. Per i docenti di religione, invece...

Marco Lepore
09/11/2019 - 2:00
Politica
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fioramonti

“Non c’è più religione”, si diceva una volta per sottolineare amaramente la caduta di certi valori morali e civili. Oggi, dobbiamo riconoscere che si tratta di una affermazione infondata: religione c’è sempre, perché l’uomo ha bisogno, per vivere, di adorare qualcosa. Ergo, quando una religione viene meno, subito è rimpiazzata da un’altra.

Ce lo ha reso finalmente evidente il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, grazie al suo discorso programmatico pronunciato di fronte alle Commissioni riunite cultura di Camera e Senato. Il ministro, già noto come sfegatato tifoso delle traversate ecologiche transoceaniche di Greta Thunberg, si è soffermato sulla proposta di alcune iniziative che mirerebbero a proporre il tema dell’emergenza ambientale e dei cambiamenti climatici a scuola, al fine di renderlo «la pietra angolare del nuovo approccio alla formazione e alla ricerca». “Pietra angolare”: termine che – per chi ha qualche reminiscenza di Sacre scritture – ha in sé una forte valenza religiosa…

Fioramonti, dunque, non pago di combattere la sua battaglia contro le letali merendine, contro gli zuccheri cariogeni nelle bibite, contro la plastica che avvolge e soffoca il mondo, intende riservare all’interno dei programmi scolastici un vero e proprio spazio (1 ora a settimana, per un totale di circa 33 ore all’anno) sui cambiamenti climatici. Poco importa, come ci spiegano valenti scienziati e storici, che questi siano sempre esistiti, essendo il nostro pianeta un organismo in continuo movimento. Negli Usa, in cui il germe (o verme?) dell’ideologia ecologista non ha ancora invaso completamente la materia grigia della popolazione, un’iniziativa di questo genere ha trovato molte opposizioni; in Europa, dove, ahimè, le cose vanno diversamente, vari paesi, tra cui Svezia e Danimarca, si sono già impegnati per far sì che la tematica ambientale venga integrata nei programmi scolastici e che vi si dedichi tempo e lavoro.

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Le manifestazioni di perplessità, che a onor del vero non sono mancate, non riguardano tanto il contenuto educativo, culturale e ideologico della proposta, quanto la immancabile preoccupazione degli insegnanti, analoga a quella già espressa in merito alle lezioni da destinare all’insegnamento dell’educazione civica, reintrodotta a partire dall’anno scolastico 2020-2021: a quali materie verrebbero sottratte le ore dedicate alla trattazione dell’emergenza cambiamenti climatici a scuola? Ed ecco la risposta: occorre un ripensamento della didattica delle materie tradizionali, come Geografia, Matematica e Fisica: «Saranno studiate in una nuova prospettiva legata allo sviluppo sostenibile». Eh già, come ogni religione che si rispetta, non può e non deve essere confinata nella “sacrestia”, ma deve coinvolgere ogni aspetto della vita…

Che di nuova religione si tratti, è ulteriormente confermato da quanto invece è stato detto dal ministro, sempre nel corso del discorso programmatico, a riguardo dei docenti di religione cattolica, che ormai sono quasi tutti appartenenti alla fascia del precariato cronico: «Al momento non è prevista l’attivazione di procedure di reclutamento per tali docenti ulteriore a quelli che già esistono».

Dopo il concorso di immissione in ruolo svoltosi nel 2005, nonostante ne fosse previsto uno ogni tre anni, non è stato fatto più nulla. La gran parte di quelli che erano entrati in ruolo col concorso (attenzione però, un ruolo che è come una riserva indiana, da cui è impossibile ogni minimo spostamento…) è andata finalmente in pensione, ma i posti vacanti non sono stati coperti se non da incaricati temporanei.

Si tratterebbe pertanto di immettere in ruolo chi già lavora da anni. La proposta di legge 1606 presentata dagli onorevoli Frate e Angiola lo scorso febbraio andava proprio nella direzione di una stabilizzazione. Per i 15 mila docenti incaricati annuali di religione, invece, non è prevista nemmeno la clausola del purgatorio riservata ai docenti delle paritarie, che potranno concorrere all’abilitazione ma col vincolo di poterla utilizzare solo in quelle scuole. No, per i docenti precari di religione è previsto solo l’inferno del precariato. Punto.

Insomma, c’è una religione –quella cattolica, con la sua ora settimanale e circa 33 ore di lezione all’anno per classe, fondata dal Verbo, il Figlio di Dio fatto uomo- che deve agonizzare e poi possibilmente morire; ce n’è un’altra, invece -quella climatica-ecologica-salvapianeta, fondata da Greta Thunberg_ che deve crescere e diffondersi, col suo verbo tutto intramondano.

Non è vero che “non c’è più religione”: semplicemente, ce n’è una nuova…

Foto Ansa

Tags: greta thunbergLorenzo FioramontiScuola
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