
Utero in affitto. Chi è vittima? «Non le madri surrogate povere, ma i bambini»

«Non gli darò mai il mio bambino. Lo crescerò io. Lo amo dal primo momento in cui l’ho visto». Malis ha cambiato idea. Da quando ha partorito non ha più intenzione di consegnare il figlio che ha portato in grembo per nove mesi alla coppia cinese che l’ha regolarmente pagato. Ma anche se non si fosse ravveduta, la polizia della Cambogia non permetterà che il contratto tra i committenti e la madre surrogata venga onorato. Malis, infatti, è tra le 33 donne che sono state arrestate in un ospedale di Phnom Penh dalla polizia a fine giugno.
PRATICA VIETATA
La maternità surrogata è stata vietata in Cambogia nel 2016. L’industria che vende bambini a genitori facoltosi sfruttando donne povere resta però florida nel paese asiatico. Le donne si ritrovano ora sotto accusa per traffico di esseri umani e Malis si è sempre difesa allo stesso modo: «Non sapevo fosse illegale. Prima eravamo considerate vittime, ora invece ci accusano».
COMPRARE LA MOTO
La donna ha accettato 9.000 dollari per fare la madre surrogata, denaro che le serviva per pagare un vecchio debito di 2.000 dollari e sistemarsi. Un’altra invece lo ha fatto per comprarsi la casa e la motocicletta. «Sono stata ingenua, altre donne nel mio villaggio l’hanno fatto. Ora però voglio tenere questo bambino, non importa quanti soldi mi offriranno», rivela al telefono al Guardian. «Sono preoccupata, non so come farò a mantenerlo, ma non voglio andare in prigione».
LE ONG PROTESTANO
Le organizzazioni che aiutano le famiglie a comprare bambini con l’utero in affitto, come Families Through Surrogacy, protestano: «Dev’essere un momento devastante per le famiglie cinesi che potrebbero non vedere mai quei bambini. Accusare poi le surrogate è terribile, anche perché si tratta di donne povere che magari non sapevano fosse illegale», dichiara Sam Everingham, membro dell’Ong.
CHI SONO LE VITTIME?
Le autorità cambogiane invece non credono alla retorica delle povere donne costrette dalle difficoltà economiche a violare la legge e commerciare in bambini. «Tutti in Cambogia sanno che la maternità surrogata è illegale. Ci stiamo prendendo cura di queste donne in ospedale perché vogliamo assistere e proteggere le vittime», spiega Chou Bun Eng, funzionario del Comitato nazionale per il contrasto al traffico di esseri umani. «Ma quando dico “vittime” non parlo delle madri, parlo dei bambini, quelli che portano in grembo».
Foto Ansa
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