«Un caso di violenza sul lavoro». Così è stata definita dall’Fbi la decapitazione di una donna, Coleen Hufford, da parte di Alton Nolen, un estremista islamico americano a Oklahaoma City, giovedì scorso. L’assassino lavorava per una impresa agroalimentare della città, Vaugham Foods. Dopo essere stato licenziato, forse a causa dei ripetuti tentativi di convertire all’islam i colleghi, si è presentato davanti all’azienda e ha assalito un’ex collega, decapitandola. Il killer stava per aggredire un’altra donna, ma è stato fermato dall’intervento di un dirigente, Mark Vaughan, che gli ha sparato contro, ferendolo.
CONVERSIONE IN CARCERE. Nolen aveva precedenti penali. Nel 2011 fu arrestato per possesso di stupefacenti. Si è convertito all’islam in cella e da almeno un anno frequentava le moschee di Oklahoma City. Anche se le organizzazioni islamiche locali hanno smentito la sua appartenenza alla comunità, sul suo profilo Facebook, dove si fa chiamare Jah’Keem Yisrael, sono visibili foto che lo ritraggono in moschea e in compagnia di altri musulmani americani.
UN TERRORISTA? A far discutere i media americani è se l’episodio debba essere catalogato fra gli atti di terrorismo. L’Fbi ha declassato le affermazioni islamiste di Nolen su Facebook, dove mostra la foto di una decapitazione e cita cruenti versetti del Corano («getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi!»), a semplici provocazioni. Nonostante abbia inneggiato all’Isis, ai talebani e minacciato cristiani e occidentali, postando foto di Osama Bin Laden e delle torri gemelle, gli agenti federali non hanno trovato connessioni fra Nolen e gruppi terroristici.
CENTO TERRORISTI AMERICANI. Il timore che il governo possa sottovalutare il pericolo degli attacchi terroristici da parte di “lupi solitari” è giustificato in parte dal nuovo fenomeno dell’Isis e della sua capacità di attirare al jihad giovani da tutto il mondo. Il direttore dell’Fbi, James Comey, settimana scorsa ha dichiarato in proposito che almeno 100 cittadini americani sono entrati nelle file dell’Isis in questi anni, e che attualmente militerebbero nelle file degli jihadisti almeno una una dozzina. All’Associated Press, Derek Harvey, ex funzionario della Defense Intelligence Agency, consulente del Comando Centrale del Pentagono, ha spiegato che il numero effettivo di terroristi è però in gran parte sconosciuto. «Il direttore dell’Fbi – ha spiegato Harvey – parla soltanto delle informazioni certe». Sul numero reale di jihadisti americani non vi è certezza assoluta, secondo Harvey. «Ci sono molte incognite, per questo, c’è molto da preoccuparsi».