«Se vuole una risposta di pancia le dico cosa farei io: porterei l’orsa catturata ieri nel giardino dei giudici del Tar di Trento e degli animalisti che ne hanno sospeso l’abbattimento. È innocua? La accudiscano loro. Se invece vuole una risposta basata sui dati di fatto, cioè sui paesi in cui uomo e orso coesistono da sempre, la parola d’ordine è una sola: gestione. La convivenza si fonda sull’ingegno dell’uomo, non sulla sua fuga dalle montagne».
È appena tornato dall’Ungheria Massimiliano Filippi («lì c’è una gestione faunistica straordinaria, la migliore di tutta Europa»), fondatore di FederFauna e vicepresidente dell’associazione Cultura Rurale, e ancora non si capacita della devozione accesa per tutti gli orsi d’Italia a fronte della morte di Andrea Papi, aggredito dall’orsa Jj4 mentre correva nel bosco in cui viveva.
Il Tar salva l’orsa Jj4, la Slovenia ne abbatte oltre 200
«Non serve arrivare in Ungheria, basta farsi un giro qui dietro l’angolo, in Slovenia, e smetterla di paragonare quelli del Trentino agli orsi marsicani – pochi in confronto – che popolano l’Abruzzo. In Slovenia gli orsi sono protetti, confinati, monitorati. Ce ne sono oltre mille, così tanti da essere sottoposti a prelievo venatorio e controllo numerico. Se sconfinano al di fuori dell’home range vengono osservati, e se diventano problematici, vengono abbattuti, quindi venduti, continuando a rappresentare una ricchezza per il territorio. Fine della gestione, e nessuno grida allo sterminio», spiega il veneto Filippi, paladino dei cacciatori, allevatore rampollo di una famiglia di allevatori, a cui Tempi aveva dedicato una bella copertina qualche anno fa.
Per capirci, le autorità slovene hanno appena dato il via libera all’abbattimento di 230 orsi per l’anno 2023, nel 2022 ne sono stati abbattuti 206. In Italia, invece, il Tar di Trento ha sospeso per la seconda volta l’ordinanza di abbattimento dell’orsa Jj4, già “salvata” dal ricorso degli animalisti nel 2020, quando aggredì sul monte Peller padre e figlio, e poi la scorsa settimana, dopo avere aggredito e ucciso il runner di 26 anni. Il radiocollare che doveva “monitorarla” era scarico. I giudici prenderanno una decisione nel merito l’11 maggio. Jj4 discende dal nucleo originario di orsi sloveni trasferiti in Trentino nell’ambito del progetto Life Ursus per far rinascere la popolazione di plantigradi sull’arco alpino italiano e non è l’unico orso problematico: una volta sconfinati, due dei suoi fratelli sono stati abbattuti in Germania e in Svizzera.
«L’uomo è un animale, mica un alieno»
Lo ha ben scritto qui Rodolfo Casadei: viene presentato come uno scontro fra il partito dell’uomo e il partito della natura, ma di naturale nella presenza di un centinaio di adulti e di una trentina di cuccioli d’orso nel Trentino occidentale c’è molto poco, così come poco pare esserci nell’indignazione degli oppositori all’abbattimento dell’orsa assassina. E lo ribadisce Filippi a Tempi: «Uomini e bestie lottano da sempre per la sopravvivenza: piaccia o meno, l’uomo non è un alieno, è parte del regno animale, ma sa anche utilizzare scienza e intelletto a vantaggio della natura stessa. Una pianta, oltre che concimata e annaffiata, va potata perché possa essere rigogliosa e dare frutto ogni anno. Così come va ridotto il numero di animali quando raggiunge densità così elevate da rappresentare un danno alla biodiversità: questo significa gestire e conservare la natura. Non è diverso con l’orso. Nel momento in cui crea più danno che beneficio va abbattuto, come si fa con qualsiasi coltivazione o esemplare problematico».
Invece in Italia non solo regna la confusione tra l’uomo-bestia e la bestia-umanizzata («siamo arrivati al paradosso per cui, se un animale subisce maltrattamenti, le associazioni animaliste scendono in campo come i sindacati e diventano i destinatari di un eventuale indennizzo. Salvo ovviamente rappresentarlo se è l’animale a commettere danni: allora paghiamo tutti»), ma l’abbattimento resta un tabù. È il caso dell’orsa Jj4 ma anche dei lupi: la Coldiretti ha chiesto un piano urgente, «ci sono più lupi in Piemonte di quanti ne ha l’intera Svezia», «sono quasi 2.500 le predazioni in Toscana a danno delle aziende zootecniche nell’ultimo quinquennio: 500 al giorno», «serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e degli allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne».
Lupi, orsi e montagne (di escrementi di uccelli)
Filippi conferma l’eccezionale aumento di tutti i predatori nella penisola, «la natura sta già mostrando la sua eccezionale vitalità, sta a noi trovare un equilibrio, mica darcela a gambe». Non stiamo parlando della wilderness del Canada, territorio di lupi e orsi, ma di montagne antropizzate, di cinghiali che imperversano in città ma al contempo di «ungulati che scompaiono nelle aree boschive in cui è ricomparso il lupo», nonché di «corvi, gazze, gabbiani, stormi di uccelli che rilasciano montagne di escrementi».
La natura, continua a ripetere Filippi, «è una risorsa finita ma rinnovabile» nel momento in cui la si gestisce perché «la differenza tra un problema e una risorsa passa dalla gestione della stessa. Non è che la natura lasciata a se stessa necessariamente migliori. Se l’animale in cima alla catena alimentare si mangia tutto poi crepa di fame» . Filippi ama gli animali ma quando arriva il momento li macella, li mangia, ci si veste, perché sa che a differenza dell’uomo, la natura non è buona né cattiva: è natura, lotta e convivenza tra specie, mai scimmiottamento l’una dell’altra. «Assaggerei anche la carne sintetica se ne avessi l’opportunità, e so che mi piacerebbe se una risorsa proteica a basso costo aiutasse a combattere la fame nel mondo. Ma se si tratta di un capriccio, l’ennesimo di questo Occidente decadente che ha perso il legame con la natura per sostituirlo con l’ideologia, allora so che non mi piace più».