Ucraina. Torna l’illusione della «vittoria»

Di Leone Grotti
01 Settembre 2024
A quattro settimane dall'inizio dell'offensiva nella regione di Kursk, Zelensky riprende a parlare di come costringere Putin alla resa. Ma la situazione sul terreno non cambia
Distruzione vicino a Odessa dopo un bombardamento russo
Distruzione vicino a Odessa dopo un bombardamento russo (Ansa)

La guerra in Ucraina procede per cicli che si ripetono uguali nel tempo. Cambiano le battaglie, le armi utilizzate per combatterle, i nomi delle città e le cifre sui caduti, ma non la sostanza. Dopo l’inizio dell’efficace invasione ucraina nel Kursk, che ha evidenziato le falle della difesa russa, il conflitto sta rientrando in una nuova fase di entusiasmo, tanto che Volodymyr Zelensky è tornato a parlare addirittura di «vittoria».

Anche questa volta, come nei casi precedenti, potrebbe trattarsi di un’amara illusione ma la soluzione “facile” di ottenere successi sul campo (bellico e mediatico), a prezzo di enormi perdite, resta ancora troppo attraente perché Kiev e Mosca intraprendano la strada “difficile” dei negoziati.

L’Ucraina vuole il controllo delle centrali nucleari

Dopo quattro settimane di spettacolare offensiva in Russia, l’Ucraina ha conquistato un centinaio di piccoli paesi arrivando a controllare 1.300 chilometri quadrati di territorio e facendo 594 soldati russi prigionieri.

La più grande invasione della Russia dal tempo della Seconda guerra mondiale ha costretto Mosca a evacuare 130 mila residenti. Mentre le linee di difesa di Vladimir Putin traballano anche a Belgorod, l’esercito ucraino sta cercando di prendere il controllo della centrale nucleare di Kurchatov, che permetterebbe a Kiev di avere una minaccia nucleare da agitare contro il Cremlino.

Kiev forza la mano agli alleati

L’attacco ha ridato entusiasmo all’Ucraina e Zelensky ha parlato di un «piano di vittoria» da presentare a Joe Biden. Il piano, a quanto trapela sui giornali, consiste nell’attaccare con missili a lungo raggio occidentali obiettivi militari ed energetici strategici in Russia per obbligare la Federazione a sentire sulla propria pelle il “peso” della guerra e a scendere a compromessi.

Né gli Stati Uniti né gli altri membri della Nato hanno finora dato il via libera a Kiev di utilizzare le proprie armi per colpire la Russia in profondità, temendo un’escalation nucleare. Alcuni sarebbero felici di farlo, almeno a giudicare dalle parole del ministro della Difesa lituano, Andris Spruds, secondo cui «il nostro obiettivo è ottenere la sconfitta strategica della Russia» e non semplicemente aiutare l’Ucraina a difendersi. O da quelle dell’alto rappresentante dell’Ue per la politica estera, Josep Borrell, che ha rilasciato dichiarazioni improvvide e non concordate con gli alleati: «Le armi che forniamo all’Ucraina devono poter essere utilizzate pienamente e le restrizioni devono essere rimosse». Inutili dire che i Ventisette hanno bocciato la proposta di Borrell.

Kiev fa pressione perché anche le ultime linee rosse vengano superate, incurante (o forse consapevole) del fatto che se il conflitto dovesse degenerare la Nato sarebbe obbligata a intervenire direttamente, più di quanto stia già facendo ora.

«La Russia continua ad avanzare»

Il colonello dell’esercito ucraino Roman Kostenko, parlando con la Stampa, ammette che l’obiettivo dell’offensiva di Kursk «non sono le trattative», come inizialmente dichiarato dal presidente ucraino. Si tratta piuttosto di avere nuovi argomenti per convincere i paesi occidentali a fornire più armi e sempre più letali: «Siamo l’unico paese al mondo ad avere attaccato uno Stato nucleare», esulta.

Un altro ipotetico obiettivo dell’offensiva ucraina era quello di costringere la Russia a distogliere truppe dal Donbass per difendere la madrepatria. Finora, però, questo non è avvenuto. Anzi, «le forze russe avanzano a una velocità che supera le aspettative», scrive il Conflict Intelligence Team (Cit), che analizza l’andamento dei combattimenti.

Un grattacielo residenziale colpito dai droni ucraini nella regione di Kursk, in Russia
Un grattacielo residenziale colpito dai droni ucraini nella regione di Kursk, in Russia (Ansa)

La Bielorussia ammassa truppe al confine

Negli ultimi giorni sono caduti i villaggi ucraini di Novohrodivka, Mykolaivka e Stelmakhivka. L’esercito russo si trova ormai a meno di 15 chilometri dal centro logistico fondamentale di Pokrovsk e controlla il 40% della città di Chasiv Yar.

Secondo il Cit, la decisione ucraina di non rafforzare le difese di Pokrovsk ma di utilizzare decine di migliaia di soldati per attaccare la regione russa di Kursk è controversa e potrebbe rivelarsi controproducente.

Soprattutto se la Bielorussia, che sta ammassando truppe e carri armati a Gomel, dovesse decidere di entrare in guerra attraversando il confine con l’Ucraina. Kiev ha avvertito Minsk di non compiere «un tragico errore», ma nessuno sa che cosa potrebbe accadere nel caso in cui la Russia si ritrovasse davvero in pericolo.

L’entusiasmo fuori luogo di Russia e Ucraina

L’entusiasmo russo per l’avanzata nel Donbass, al pari di quello ucraino per l’incursione a Kursk, appare fuori luogo. Pur di non perdere l’iniziativa nell’Ucraina orientale, Mosca sta lasciando nelle mani di Kiev parte del proprio territorio, oltre a sacrificare la vita di decine di migliaia di soldati.

Allo stesso modo, pur di non rimanere inerte e subire il logoramento degli attacchi dell’esercito russo, l’Ucraina contrattacca, anche per convincere gli alleati di avere ancora carte da giocarsi, scoprendosi inevitabilmente e sottoponendo i propri battaglioni a ingenti perdite.

Questa guerra non si vince con le armi

Né Kiev, né Mosca sembrano al momento avere uomini sufficienti per difendere in modo efficace tutti i fronti. Due anni e mezzo di guerra hanno dimostrato che l’esercito di Kiev, armato di tutto punto con equipaggiamenti Nato, può tenere testa a quello russo, ma non prevalere.

Allo stesso tempo, dopo due anni e mezzo è chiaro che nessuna nuova arma cambierà in modo decisivo il corso del conflitto, mentre le possibilità che la guerra degeneri in modo incontrollabile non fanno che aumentare con il passare del tempo.

Come aveva dichiarato l’ex capo dello Stato maggiore congiunto americano già nel novembre 2022, Mark Milley, la guerra non può essere risolta con le armi, ma solo politicamente mediante trattative. Lo ha ricordato anche Massimo Nava in un bell’editoriale sul Corriere: «Non vedremo mai una sconfitta totale dell’Ucraina né della Russia. E ovviamente nessuno potrà pensare di sbandierare una vittoria al proprio popolo ferito e sofferente»».

Dopo un anno di battaglie sanguinose per strappare fazzoletti di terreno e piccole città, per le quali la Russia ha pagato un prezzo enorme e sconsiderato in termini di perdita di vite umane, il momento di intavolare colloqui di pace sembrava essere più vicino. Ora invece si torna indietro al ciclo dei trionfalismi e dei sogni di “vittoria”.

@LeoneGrotti

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