Milioni di ucraini si trovano «tra l’incudine e il martello» e sono «disperati». Vivono nell’est del paese controllato dai ribelli separatisti, dove manca tutto, mentre «il governo ucraino non si preoccupa di loro perché non dichiarano da che parte stanno».
«COME DURANTE LA GUERRA MONDIALE». La situazione descritta al Catholic News Service da Jan Sobilo, vescovo ausiliario della diocesi di Kharkiv-Zaporizhia, è drammatica. «Era dalla Seconda guerra mondiale che non vivevamo tanta povertà e miseria. La gente continua ad arrivare nelle nostre comunità cattoliche per chiedere cibo, medicine, denaro e riparo». La «disperazione e la fame crescono».
ACCORDO DI MINSK. A febbraio è stato trovato a Minsk un accordo tra Ucraina e Russia, con l’intermediazione di Germania e Francia, per un cessate il fuoco tra l’esercito di Kiev e i separatisti dell’est. La guerra, cominciata nell’aprile del 2014, ha già fatto 6.400 morti e almeno 16 mila feriti. La tregua, cominciata il 14 febbraio, non è però durata molto. Anche se si spara di meno, il fronte è ancora una zona di guerra e le armi pesanti sono state ritirate dall’esercito ucraino e dai separatisti solo in parte.
MANCA L’ACQUA. Il più grande problema dell’Ucraina orientale, in mano ai ribelli appoggiati dalla Russia, è secondo il vescovo Sobilo la mancanza di acqua e i prezzi dei beni alimentari, che sono triplicati. Molti bambini potrebbero non riprendere più la scuola, «perché la maggior parte delle scuole è chiusa». Il lavoro scarseggia, molte case sono state distrutte, i rifugiati all’interno del paese aumentano e poiché il governo di Kiev non vuole aiutare chi si trova nell’est del paese, sono cresciuti i suicidi.
«AUMENTANO I SUICIDI». «All’inizio chi aveva bisogno di aiuto, andava da amici e familiari. Ora tutti hanno esaurito soldi e risparmi e i rifugiati hanno dovuto lasciare le loro case», continua monsignor Sobilo. «Tantissime persone con un’educazione, che prima avevano lavoro, non se la sono sentite di mettersi a mendicare per strada e hanno preferito gettarsi giù dalle finestre o dai ponti. Queste persone non sapevano come sopravvivere, non avevano nessun santo a cui votarsi e cominciavano a patire la fame».
«MILIONI DI RIFUGIATI IN EUROPA». Secondo la Caritas, dall’inizio della guerra 700 mila ucraini hanno abbandonato il paese e 1,4 milioni sono sfollati. Il vescovo di Kharkiv-Zaporizhia prevede che presto «milioni di rifugiati ucraini» si riverseranno in Europa e avvisa: «L’Occidente dovrebbe prepararsi ad accoglierli. Se non mostriamo a loro solidarietà, innumerevoli innocenti moriranno solo perché hanno avuto la sfortuna di vivere in un posto durante un conflitto innescato da chi ha interessi personali».
RELIGIOSI ASSASSINATI. Anche a Kiev il clima è pesante. Ieri suor Alevtina, 62 anni, del convento di Florovsky, è stata trovata assassinata nel suo appartamento «con le mani legate e segni di torture», riporta Fides. La stessa mattina era già morto padre Roman Nikolayev dopo essere stato ferito alla testa la settimana prima con colpi di arma da fuoco. Entrambi appartenevano alla Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca. L’unica speranza, conclude monsignor Sobilo, è che «gli oligarchi russi e ucraini che continuano a protrarre questo conflitto con le loro menzogne si convertano».
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