Tutto ciò che dovrebbe indignare un cattolico (oltre al Vangelo di Salvini)
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Sul sito de La vita del popolo, settimanale della diocesi di Treviso, è stata pubblicata una lettera di don Bruno Baratto. Un gruppo di fedeli, sempre tramite il settimanale cattolico, ha poi voluto inviare una lettera aperta al sacerdote. Riportiamo di seguito i testi delle due missive.
No, non ci sto! e voglio dirlo forte, anche se non sono mai intervenuto pubblicamente in una campagna elettorale. Non ci sto a far finta di niente mentre qualcuno utilizza il Vangelo per far propaganda a se stesso e al proprio partito. Ci sto ancor meno quando questo qualcuno ignora volutamente quanto il Vangelo dice riguardo al farsi prossimo di chi è più disgraziato, pretendendo di selezionare: prima quelli che fanno comodo a me! Quando questo qualcuno la pensa giusto al contrario riguardo all’accoglienza dello straniero, o considera un’eresia che Gesù Cristo stesso si identifichi con lo straniero e il foresto! E sceglie di brandire la croce come una spada, invece che riconoscerne lo scandalo di un Dio che si fa prossimo di ogni povero cristo, giusto dall’altra parte di coloro che detengono il potere di turno.
Non ci sto quando questo qualcuno usa il rosario come un feticcio da esibire per far credere un’appartenenza popolare ad una Chiesa di cui si rifiutano gli appelli alla solidarietà e alla responsabilità, scardinando le relazioni tra le persone, alimentando l’odio e creando nemici ad hoc per poter compattare il proprio consenso elettorale.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]E se a tutto questo non ci sto come cristiano, non ci sto neppure come cittadino quando, così facendo, si calpesta senza pensarci un momento la laicità dello Stato, fondamentale per un diritto in grado di garantire il rispetto per tutti. Quando si pretende di esibire la Costituzione misconoscendo ciò che la Costituzione afferma, ad esempio il principio di libertà di culto, condizionandolo ad obblighi discriminanti che fanno il gioco degli estremismi invece di contrastarli. O eliminando l’equità del principio costituzionale di tassazione progressiva con una proposta di flat tax che rischia di favorire i redditi più alti e allo stesso tempo di rendere improponibile quanto di welfare ancora sopravvive in Italia. E così via.
Non so ancora come voterò, il quattro di marzo. Ma so ormai in modo sempre più netto e indignato chi non voglio votare. Né come cristiano né come cittadino italiano.
Don Bruno Baratto
* * *
Reverendo don Bruno,
con riferimento alla sua lettera “Non si utilizza il Vangelo per fare propaganda”
conforta che vi siano ancora pastori che alzano la voce pubblicamente a difesa del Vangelo e di quanto abbiamo di più caro nella fede in Gesù, e nella sequela di Santa Madre Chiesa.
Meglio ancora quando aiutano il popolo nel giudizio ad una politica che non fosse più rispettosa, ma anzi nemica, del contenuto stesso della nostra fede.
A questo giudizio vogliamo contribuire nel nostro piccolo, permettendoci di integrare la lista di quelli che noi, come cristiani e come cittadini, non voteremo, per quanta indignazione ci hanno provocato.
Ci riferiamo a quelle forze e a quei politici (ancor più se si dichiarano cattolici) che, nello spregio della laicità dello stato, hanno collaborato:
a rimandare all’infinito leggi economiche a favore della famiglia, a bloccare leggi sulla parità scolastica e a favore della libertà di educazione, ad emanare leggi contro la libertà di espressione come la legge Scalfarotto, ad emanare leggi apripista al matrimonio egualitario e all’adozione omoparentale (unioni civili), alla legalizzazione di fatto dello sfruttamento della maternità surrogata, alla legalizzazione e offerta gratuita della fecondazione eterologa stravolgendo la legge 40 (che aveva superato un referendum popolare), alla legge sul fine vita anticamera dell’eutanasia, all’introduzione obbligatoria nelle scuole di temi ideologici e controversi come l’ideologia gender, alla legge sul divorzio lampo, a forzature contro la libertà di obiezione di coscienza nelle pratiche mediche relative all’aborto ed al fine vita (DAT), alla accelerazione nella diffusione di farmaci abortivi fai da te, e via dicendo, senza citare altri progetti di legge come legalizzazione di droghe ecc., e considerando inoltre che molte di queste iniziative sono ritenute dagli stessi promotori solo il primo passo di ulteriori sviluppi e ampliamenti.
Ci uniamo pertanto al fervore suo e di quanti, provocati dalla mossa di Salvini, si sono rizzati in piedi a difesa di ciò su cui desiderano fondare la loro stessa vita, il Vangelo, testimoniando un bene che è per tutti. Un bene che però, più che dimenticato o citato fuori luogo nei proclami elettorali, è stato semmai avversato, e addirittura tradito nei fatti, in molta politica reale degli ultimi governi, come sopra ricordato.
Questo sfida noi cristiani dunque a una riflessione che vogliamo porre, se vi siano cioè aspetti legati alla nostra fede pubblicamente “improponibili” e di cui ne accettiamo la censura (pena l’emarginazione e la persecuzione), ed altri invece “intoccabili”, voluti accanitamente dal potere che si fatica però a contestare.
Se così fosse saremmo costretti a ridurre il nostro campo d’azione agli unici temi ammessi dal pensiero comune (ad esempio il tema dell’accoglienza), tacendone altri, accettando così di “bruciare l’incenso all’imperatore” di turno.
Non vediamo dunque come potremmo rinunciare al compito di dare la nostra testimonianza a difesa integrale del Vangelo, e quindi anche di quei contenuti, di cui è ricco il Magistero della Chiesa, che più provocano e scuotono la mentalità dominante, di fronte alla quale troppo spesso, e pavidamente, rimaniamo in silenzio, mentre lentamente penetra le nostre coscienze.
Coscienze che Dio non voglia si intiepidiscano, anche ci fosse un prezzo da pagare.
Aldo Ferretti, Angelo Vianello, don Daniele Fort, Gianni Granzotto, Ruben Ghezzo, Fabio La Rovere, Luca Antelmo, Italo Artico, Sabrina Catto, Mario Grillo, Luca Frigerio, Milena Zanon, Roberto Meloni, Giosuè Brichese, Rita De Mattia, Nicola Dalla Bella, Donatella Davoli, Roberto Viviani, Paolo Scaramuzza, Albina Turani, Flavia D’Agostino, don Francesco Marchesi, Pietro Barbujanni, Annetto Gusso, Giulio Olivo, Stefano Serbinati
Foto Ansa
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