Tutti gli asili nido ai privati. Si risparmia, si abbassano le rette, funzionano. Modello Vimercate, dove il sindaco è del Pd

Di Matteo Rigamonti
18 Marzo 2014
Intervista al primo cittadino del paese brianzolo che ha dato l'ultimo degli asili comunali in gestione a un privato. E così ha trovato i fondi per dare una mano anche alle famiglie più bisognose

Solo asili nido privati per garantire il pieno diritto all’educazione dei bambini di un’intero Comune, facendo così risparmiare la collettività. È successo a Vimercate, in provincia di Monza e Brianza, dove il sindaco Pd Paolo Brambilla e la sua giunta, per evitare di sprecare quasi 200 mila euro l’anno, hanno privatizzato l’unico dei sei asili nido del territorio che ancora era direttamente gestito dal Comune. Ora, dunque, a Vimercate ci sono solo asili nido privati, di cui tre lo sono sempre stati, mentre gli altri tre sono gestiti da soggetti privati in strutture comunali.

CESSIONE DI RAMO D’AZIENDA. La privatizzazione dell’ultimo asilo comunale, di cui ha dato notizia il Corriere della Sera edizione Milano lo scorso 11 marzo, in realtà, risale a inizio 2013, quando, con un bando, è stata portata a termine la cessione. Proprio come una normalissima «cessione di ramo d’azienda», racconta a tempi.it il sindaco Brambilla. Una cessione che si era ormai resa necessaria, perché per il Comune non era più possibile sostenere l’opera, essendo che «a fronte di rette calmierate comprese tra i 100 e i 630 euro mensili, il costo dell’alunno per il nido era, e tuttora è, superiore ai mille euro». Uno squilibrio che ha causato un «passivo di 480 mila euro l’anno scorso per farlo funzionare». E che non poteva essere più sostenibile per le finanze comunali.
Così l’asilo, che serve 55 bambini e ha una capienza massima di 60-65 alunni è stato privatizzato. Con un bando si è affidata la gestione a un privato, mentre «i muri restano di proprietà del comune», prosegue il sindaco, «proprio come già succede per altri due asili in strutture comunali vimercatesi, uno aperto in un’ex scuola e un altro in un’ex farmacia». Ma ciò che conta è che il Comune di Vimercate, con i suoi sei asili nido, così continua a «garantire ancora oggi circa 200 posti nido l’anno, in linea con gli standard europei che chiedono la copertura di un terzo dei bambini in età compresa tra 1 e 3 anni». Solo che in più lo fa risparmiando circa 200 mila euro l’anno.

RISPARMIATI 180 MILA EURO. Come spiega a tempi.it il sindaco, ora non è più di 480 mila euro la spesa del Comune per l’asilo. Ma, «150 mila euro li mettiamo per sostenere l’accesso al nido per le famiglie in difficoltà, facendo in modo che possano comunque pagare una retta compresa tra i 100 e i 630 euro al mese» e non di 700 euro o più come può essere negli altri asili nido nati privati. E ricorda che «le 53  domande pervenute sono state soddisfatte tutte nella forma graduale prevista». Mentre «una cifra analoga la mettiamo per garantire il livello di retribuzione degli ex dipendenti comunali che prima lavoravano come dipendenti pubblici e ora sono passati alla gestione privata».
A tempi.it il sindaco spiega che c’è stata una trattativa coi sindacati e le parti, perché il privato che ora ha in gestione l’asilo non avrebbe potuto garantire ai dipendenti ex comunali lo stesso stipendio che prendevano nello Stato. Così la giunta, pur di portare a termine l’operazione, ha deciso di garantire la differenza. Perseguendo l’obiettivo di un risparmio per le casse comunali e al tempo stesso quello di garantire il diritto all’educazione dei bambini. Senza scontentare gli ex dipendenti pubblici.

PIÙ SERVIZI PER I CITTADINI. Con i 180 mila euro risparmiati la giunta Brambilla ha potuto finanziare ulteriori progetti di diritto allo studio o supporto ad attività scolastiche, come per esempio il trasporto pubblico, interventi di manutenzione e ristrutturazione nelle scuole e di supporto ad alunni disabili. Ma ha anche aiutato con un contributo straordinario una scuola materna gestita da suore nella frazione di Velasca a non chiudere, impedendo che quella porzione di territorio non venisse così più coperta dal servizio.

@rigaz1

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11 commenti

  1. paolo

    la cosa divertente è che la legge sulla parità l’ha fatta la sinistra !
    e io ho votato SB per anni aspettando che la concludesse! Che minchione sono stato. Dovevo votare PD

    1. filomena

      Così imparerai a votare i pregiudicati.

      1. Giannino Stoppani

        Giusto! Meglio votare gli impuniti!

  2. Terrùn

    Finalmente uno di sinistra che non è ideologicamente chiuso ma aperto al bene comune.

    .Lo stato dovrebbe prendere una lezione dalle scuole paritarie di come si fanno i conti senza sprecare un solo centesimo per poter sopravvivere.
    Ma questo non sarà mai possibile, perchè la scuola di stato è un apparato di intoccabili piena di sprechi.
    L’ultima riforma è stata fatta dal ministro Berliguer un governo di sinistra poi più niente.
    Nemmeno il governo più liberista a guida Berlusconi con maggioranza bulgara del 2008 ha fatto nulla, anzi con i ministri Gelmini e Tremonti ha tagliato i contributi alle regioni, di fatto penalizzando regioni come la lombardia (che ha dovuto dimezzare i contributi alle famiglie), che della libertà di educazione e di scelta aveva fatto una battaglia.
    Ma è di oggi la notizia che la giunta lombarda chiede ISEE per poter accedere buono scuola, non bastava la dichiarazione dei redditi, si cerca in tutti i modi di far perdere tempo e lavoro alle famiglie per farle desistere dal chiedere, la lombardia ex sussidiaria sta diventato con Maroni più statalista dell’ Italia.
    Bisogna prendere esempio dalla Svezia che con il sistema dei voucher è lo stato che lascia più libertà alle famiglie di poter scegliere come e dove educare i figli e avendo un grande risparmio per le casse dello stato

    1. Fabio

      Che si chieda l’ISEE è più che giusto (si valorizza il nucleo familiare) oltre che essere previsto da norme nazionali. Il problema più serio è che per i redditi più bassi il buono scuola complessivo per la primaria si è dimezzato e che chi frequenta primarie statali e gli ultimi 3 anni della secondaria statali non vede un soldo

      1. Terrùn

        @ sig Fabio un indicatore reddituale che valorizzava la famiglia c’era:

        La stima deriva dal calcolo degli effetti dell’introduzione di una nuova scala di equivalenza – diversa da quella attualmente utilizzata – nell’Indicatore Reddituale del buono scuola, orientata al recepimento del Fattore Famiglia. Lo prevede una delibera approvata dalla Giunta regionale. “E’ il primo esempio concreto di applicazione del Fattore Famiglia – ha spiegato il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni in una conferenza stampa, affiancato dagli assessori Gianni Rossoni e Valentina Aprea -. Il calcolo dei parametri di reddito per avere diritto al Buono scuola tiene conto in maniera più significativa rispetto al passato del numero di figli, della presenza di soggetti invalidi nel nucleo familiare, della condizione di famiglia monogenitoriale o di altre situazioni di fragilità”.

        Il problema è che la Lombardia sta diventando più statalista dello stato alla faccia della sussidiaretà.

        1. stefania

          Grazie per aver citato il FattoreFamiglia.

  3. Pasquale

    A parte che non vuol dire nulla dire “tutto in mano a CL”…. passando oltre, non ritiene che anche se fosse gestito da persone che si riconoscono nel movimento di Cl, questi provvedimenti siano un risparmio per il comune, un bene per i cittadini insomma un di più per tutti?

    1. Emanuele

      In Italia ogni volta che si parla di privatizzazione c’é sempre l’inculata.

      1. francesco taddei

        per non parlare di quando si mettono in mezzo prodi e de benedetti

  4. francesco taddei

    se il comune da la gestione tramite bando resta comunque un servizio pubblico, anche se non fatto da statali. diverso da un asilo privato. meglio in mano a cl che a chi fa vestire i maschi da femine e li fa giocare con giocattoli neutri.

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