
Trent’anni di campagne sugli stereotipi di genere per scoprire che «non è cambiato niente»

È da oltre due decenni che negli Stati Uniti (e non solo) ogni giorno i media denunciano la mostruosità degli stereotipi di genere, che le scuole organizzano corsi per smontare i ruoli di genere, che televisione, pubblicità ed esperti insistono sulla necessità di non identificare uomini e donne in base alle loro caratteristiche fisiche e di non classificare i lavori in più indicati per maschi o femmine. Eppure, «nell’arco degli ultimi 30 anni, non è cambiato niente».
«NESSUNA DIFFERENZA». Quando ha visto i risultati dello studio I tempi stanno cambiando… o no? Un confronto sugli stereotipi di genere, 1983-2014, alla coautrice Elizabeth Haines e a migliaia di femministe e genderologi in tutto il mondo deve essere venuto un colpo. Eppure il lavoro che mette a confronto gli stereotipi di genere registrati tra la popolazione americana nel 1983 e nel 2014, a distanza di ben 30 anni, non «registra virtualmente nessuna differenza significativa».
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]TRATTI DISTINTIVI. Lo studio pubblicato sull’importante Psychology of Women Quarterly mostra ad esempio, per quanto riguarda i tratti distintivi, che gli uomini sono ancora considerati più attivi, competitivi, indipendenti e in grado di prendere decisioni facilmente delle donne, mentre le donne sono ancora viste come più gentili, capaci di dedizione verso gli altri, sensibili e in grado di capire meglio i sentimenti degli altri rispetto agli uomini.
LA DONNA PIANGE DI PIÙ. Peggio ancora se si guardano i ruoli di genere. A 30 anni di distanza, le donne sono ancora ritenute le persone che si occupano più della casa, dei bambini, della cucina e della famiglia rispetto agli uomini. E questi sono ancora indicati come persone più adatte per fare riparazioni in casa o occuparsi dell’automobile o degli aspetti economici della famiglia, per prendere le decisioni principali, per prendere l’iniziativa con il sesso opposto rispetto alle donne. Addirittura l’uomo è ancora definito come capofamiglia, mentre la donna come la persona che piange più spesso.
PARRUCCHIERE E MECCANICI. Non parliamo neanche delle caratteristiche fisiche, visto che le donne vengono ancora identificate con la delicatezza, la bellezza e la voce tenue, mentre gli uomini con la forza, le mani grandi e la voce cavernosa. Ma perché le donne sono ancora considerate come più adatte a portare i gioielli degli uomini? Perché ci sono ancora più infermiere donne e meccanici uomini o più maestre delle elementari e vigili del fuoco o più parrucchiere e più poliziotti?
DURI A MORIRE. Lo studio non ha una risposta precisa, anche se «ci saremmo aspettati dei cambiamenti concreti», non fosse altro che per le incessanti campagne mediatiche e culturali. Ma «non ci sono prove di un cambiamento importante». Forse perché chi «non fa scelte in linea con quelle che ci si aspetterebbe in base agli stereotipi teme di essere visto in modo negativo». Di sicuro «la capacità che hanno gli stereotipi di durare è sorprendente». Bisogna allora «rimanere vigili» e condurre «studi ulteriori», far capire alla gente che spesso gli stereotipi vivono «nell’inconscio» anche se uno pensa di «esserne libero». Per eliminarli, dunque, o «minimizzarli ci vogliono azioni appropriate».
REDDITO FAMILIARE. Agli autori dello studio non viene in mente che gli stereotipi o ruoli di genere possano essere veicolati dalla struttura fisica, psicologica ed emotiva degli uomini e delle donne o che l’uguaglianza mal si applica come obiettivo alla personalità e alle sue declinazioni. Del resto, le persone sanno benissimo quando devono cambiare abitudini perché i conti non tornano. C’è infatti un unico tratto che negli ultimi 30 anni è cambiato in modo sensibile: le donne lavorando contribuiscono di più al reddito familiare.
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22 commenti
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Questo articolo è la prova provata che non avete capito nulla sugli studi di genere e sul contrasto degli stereotipi, fossilizzandovi invece su un inesistente e fantomatico abominevole gender che non esiste.
Bob
Tu cosa hai capito?
Mi pare che obbedisci alla parola d’ordine stabilita tra i vostri simili : “il gender non esiste”.
Per fortuna c’è Galasi… il Grande Galasi (G.G.) … il meno ipocrita il “compiuto” tra chi condivide la vostra natura (è infatti: pro pedofilia, pro gender, pro aborti in tutti gli stadi, compravendite di uteri a tutte le latitudini, e …scusa se dimentico qualcosa).
PS: Galasi, se sono impreciso avvertimi … correggo subito.
Nessuno vuole negare che vi sono differenze tra uomo e donna, semplicemente si dice che queste differenze non devono diventare in motivo di discriminazione nei confronti di chi non ci si riconosce.
Esempio: il fatto che si accetti che una determinata donna decida di fare il camionista o l’astronauta o il dirigente d’azienda, non implica il fatto che tutte le donne adesso sono abbiate a fare ciò.
E soprattutto non deve essere motivo di discriminazione verso quella donna specifica.
*obbligate
Significa anche che nelle scuole si insegni che un uomo può benissimo fare il ballerino e una donna l’avvocato. E che non c’è niente di male in ciò. Poi ognuno farà le proprie scelte, ma le farà libero da pressioni sociali.
Le pressioni sociali sono le vostre, di voi che avete il coraggio di entrare nelle scuole con depliants su come fare sesso anale/orale e vi scandalizzate per un prete che vuole BENE -DIRE; avete mai provato cosa significa vergogna?
E come no?
Perché adesso una donna che vuol fare l’avvocato ed un uomo il ballerino non possono farlo!!!
Ma va’ là…sveglia.
A scuola si deve insegnare italiano, matematica, fisica, chimica, anche religione cattolica per chi opta, ecc….
E come corsi extra, si deve insegnare a rifiutare come la peste tutte le droghe, cannabis per prima, ad evitare malattie veneree, a guidare con la testa sulle spalle, ecc….
La scuola deve preparare i lavoratori di domani, in grado di competere in un ambiente di concorrenza spietata perché così è il mondo del lavoro in questi anni. Richiede tanto, ti dà il minimo sindacale possibile e se non sei in grado di dà una scarpata nel di dietro e ti ha bello che sostituito.
Altro che la pappardella da sociologia spiccia da centro sociale…..il gradasso oggi, e il fallito domani.
Perfetto, sono contento che la pensi come me.
Ora però devi convincere anche Langone, che sostiene che le donne non debbano fare l’astronauta ma invece stare a casa a cucinare, la Miriano, che ha scritto quel mirabolante libro, e Bergoglio, che si ostina a precludere i ruoli dirigenziali alle donne nella sua organizzazione.
Non mi esprimo sulla a dir poco infelice uscita di Langone. Un pensiero anche condivisibile (che non é “state in cucina” ma l’emergenza demografica) espresso nel peggiore dei modi e in un contesto sbagliato.
Ma il libro della Miriano non l’hai letto proprio.
Ai “ruoli dirigenziali” sono scoppiata a ridere e non ho ancora smesso.
Hai ragione. Correggo “ruoli dirigenziali” con “centri di potete”, così è più chiaro.
A parte la risposta di Menelik che condivido (si può essere un ingegnere minerario, un architetto, un avvocato e non incontrare problema alcuno in una famiglia cattolica … te lo garantisco), bisogna essere ciechi per capire che c’è una sperequazione tra mezzi e fine. Se gli obbiettivi sono quelli che dici tu … non battereste queste strade estreme. Infatti la pianificazione di corsi dei soliti noti “esperti”, la predisposizione di materiale didattico vergognoso a dir poco (trovo delittuoso deformare favole di una bellezza simbolica incredibile), una invasiva presenza statuale volta a sottrarre il ruolo educativo alla famiglia, rende evidente che si punta ad un massiccio indottrinamento che vuole abolire le differenze di orientamento per una schizofrenia rispetto al proprio corpo. Del resto ci sono autorevoli teorici. che trattano l’argomento ( dell’orientamento sessuale = costruzione cultura)e che c’ertamente vanno oltre alla tua semplificazione infantile. Deduci allora che se devi criticare qualcuno non farlo sulla scorta di una tua supposizione sul loro pensiero, ma sulla comprensione di quello a cui si riferiscono quando parlano di “ideologia gender”. L’attenzione dovresti rivolgerla a quello che pensano come Eve Kosofsky Sedgwick ( leggi “stanze private”, ma siamo nel queer), oppure Judith Butler. (Da una intervista : Judith Butler: Intanto ritengo importante precisare di non aver inventato gli “studi di genere” ….la categoria di genere era infatti già in uso dagli anni Sessanta, negli Stati Uniti, sia all’interno della ricerca sociologica, sia in quella antropologica. In Francia, invece, in particolare sotto l’influsso di Lévi-Strauss, si è preferito parlare di “differenze sessuali”. La cosiddetta TEORIA DEL GENDER prende dunque piede solo tra gli anni Ottanta e Novanta, innestandosi proprio all’incrocio tra l’antropologia statunitense e lo strutturalismo francese.” … Caro Bob come noterai, “la teoria gender” NON ESISTE)
… ma se ti annoi approfondire, buoni spunti li trovi anche nel Grande Galasi.
Per il resto vorrei dirti che non credo neppure un poco che avete a cuore le donne ed il loro ruolo. Credo che, osservando a realtà imperante, si deduce l’esatto contrario e che, semplicemente, giocate una finzione. Realmente le disprezzate profondamente.
Toni, se parti dalla posizione salda che si batte per dare a tutti uguali diritti ed uguali opportunità indipendentemente dal sesso e dall’orientamento sessuale in realtà odia le donne, dubito di riuscire a farti cambiare idea.
Non hai neppure tentato di rispondere a quello che ho scritto. Per cui il fatto che vuoi dare a “tutti” pari diritti e opportunità lo sai dire solo a chiacchiere a dispetto dell’evidenza contraria.
*che chi si batte
Ma voi che avete tutte queste preoccupazioni per le pressioni sociali sui poveri aspiranti ballerini e avvocate, ci siete mai entrati in una scuola superiore negli ultimi vent’anni? Rimarreste molto sorpresi nello scoprire su chi ci sia effettivamente la pressione sociale, e per cosa!!!
Vi do un aiutino…se vuoi fare il ballerino o l’avvocata non ti dice niente nessuno!!!
A scuola no, ma nella società accade.
Ti assicuro che in molto ambiti una donna deve lottare molto di più di un uomo per avere lo stesso rispetto. Ad esempio, se la Cristoforetti fosse stata un uomo, a nessuno sarebbe minimamente venuto in mente di scrivere quanto sopra.
Capisci che menti sapendo di mentire. Sei andato in una facoltà di giurisprudenza? Hai mai avuto un consulente legale donna? Pensi realmente che “la società” tra un avvocato incapace ed una avvocatessa capace sceglie il primo? Questo è il livello di discussione che sai avere?
G. G. 🙂
Potete metterla come vi pare cari LGBT & C. ma il paradosso norvegese dimostra che siete una bufala antropologica. Avete solo quei finti medici che si chiamano psicologi, filosofi col cappello rubato dall’aula di medicina, a sostenervi.
Il problema è che ancora nel duemilasedici son le donne che fanno i figlioli e che li allattano. Che sono trent’anni di rimbecillimento rispetto all’opera della natura?
Bigotto e limitato forse?
Lupo?