«Berlusconi e Napolitano hanno parlato chiaro. Le dimissioni ci saranno e si aprono così due scenari: o un governo di larghissima maggioranza per fare alcune cose significative oppure elezioni. Per rispetto del voto degli italiani, i papocchi non sono ammissibili». Gabriele Toccafondi, parlamentare del Pdl, esclude con Tempi.it la possibilità di governi tecnici e sul pessimo andamento dei mercati dice: «La Borsa va male quando la politica è incerta e non riesce a rispondere ai problemi. La sinistra ha voluto a tutti i costi le dimissioni di Berlusconi, le chiede da anni, ora le ha ottenute ma non ha un’alternativa. Dovrebbe fare mea culpa».
Berlusconi ha annunciato che si dimetterà dopo l’approvazione di un maxi emendamento alla legge di stabilità. Ora cosa succederà?
O un governo di larghissima maggioranza per fronteggiare la crisi o nuove elezioni. La sinistra ha iniziato a parlare di governicchi, ma non sono possibili se si rispetta il voto degli italiani.
Un governo di larghissima maggioranza composto da chi?
E’ quello che bisogna cercare di capire nelle prossime ore. Onestamente, però, stando alle dichiarazioni fatte dall’Idv di Di Pietro e dall’Udc di Casini, mi sembra molto difficile che si realizzi qualcosa del genere.
E ad eventuali elezioni come si presenterà il Pdl?
Innanzitutto bisogna capire cosa fare con il Terzo polo e i moderati. Sarebbe sensato correre insieme, governiamo già uniti in comuni province e regioni, ma finora allargare il governo all’Udc è stato impossibile, quindi è tutta da vedere. E’ una strada da costruire a livello nazionale, ma i tempi sono stretti perché il voto sarebbe tra gennaio e febbraio.
Non sembra che i mercati abbiano preso molto bene la possibilità di nuove elezioni: lo spread tra Btp e Bund è alle stelle.
La sinistra dovrebbe fare mea culpa. I mercati entrano in fibrillazione quando la politica non sa dare risposte. Sono anni che chiedono solo le dimissioni di Berlusconi e ora che le hanno ottenute non hanno una alternativa politica e chiedono governi tecnici instabili. Questo non fa per nulla bene ai mercati. Poi c’è un problema di contenuti.
Cioè?
Noi con il maxi emendamento applicheremo quello che ci chiede l’Ue, che poi è quello che qualunque governo ragionevole farebbe in un momento di crisi come questo. Però mi chiedo: al nostro posto, Vendola, Di Pietro e Bersani come agirebbero? Avrebbero fatto le manovre correttive di luglio e settembre? Proporrebbero al paese tutto quello che noi abbiamo proposto con la famosa lettera all’Europa? La verità è che il Pd non sarebbe riuscito a fare niente di tutto ciò. La politica non è solo potere, è anche governare e la sinistra non è in grado.
Le dimissioni di Berlusconi rappresentano un fallimento?
Si tratta di prendere atto della realtà. Ieri alla Camera sono arrivati 308 voti a favore, e sono numeri ben diversi da quelli che gli italiani ci avevano consegnato a inizio legislatura. Sono troppo pochi e Berlusconi ne ha preso atto, dicendo che per andare a votare è disposto a fare un passo indietro. La sinistra invece ha solo detto che Berlusconi se ne doveva andare, salvo chiedere adesso governicchi. Direi che a dimostrare responsabilità, più che loro, siamo stati noi.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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