

Una sanatoria? Un atto dovuto? Il provvedimento che consentirà a migliaia di insegnanti un percorso privilegiato per accedere al Tirocinio Formativo Attivo ha ottenuto settimana scorsa parere favorevole dal Consiglio dei ministri. Il provvedimento era già stato approvato dalle Commissioni parlamentari. Ora manca soltanto la firma del ministro Alessandro Profumo. Il decreto che modifica la legge 249/2010 che istituisce il Tfa, dopo la firma del ministro dovrà infine passare il vaglio della Corte dei Conti.
CHI PUÒ ACCEDERE AL TFA “SPECIALE”. Il provvedimento permette a chiunque, abilitato o meno, abbia il requisito di tre anni di servizio tra l’anno scolastico 1999/2000 e il 2011/12 (540 giorni) o una lunga esperienza di insegnamento, di partecipare al Tfa già dal prossimo anno saltando i test preliminari. Bisognerà attendere ancora per sapere come sarà attuata questa norma che aprirà i corsi a decine di migliaia di insegnanti.
PRO E CONTRO. La norma non piace a chi ha dovuto passare i test di preselezione e chi sarà obbligato a passarli dagli anni successivi al 2012. Il percorso ordinario per accedere al Tfa favorisce già i candidati con esperienza pregressa nella scuola, sostengono i detrattori del provvedimento. Dubbi sono stati avanzati anche dalle parti sociali che si erano mostrate favorevoli a una modifica della legge per garantire l’accesso diretto al Tfa a chi non avesse potuto abilitarsi fra il 2008 e il 2011, dopo la chiusura delle Ssis (Scuole di specializzazione per l’insegnamento) e prima dell’inizio del Tfa. Se in questo caso l’accesso diretto e senza preselezione è giustificata dalla lentezza con cui il legislatore ha riformato l’accesso all’abilitazione, non c’è motivo di allargare l’accesso diretto al Tfa anche a chi insegnava ben prima del 2008 e avrebbe avuto tutte le possibilità di ottenere un’abilitazione dalle Ssis prima che chiudessero (addirittura a partire dall’anno scolastico 1999/2000).
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Sono un’insegnante precaria dal 2006, ho all’incirca 420 giorni di servizio nella scuola primaria. Per lavorare e fare punteggio ho fatto enormi sacrifici, un giorno da una scuola, un giorno da un’altra. E’ da
molto tempo che aspettavo la possibilità di potermi abilitare, ma… il il ministro Profumo continua a spezzarci le ali ! Adesso io vorrei delle risposte dal ministro , quando avrò la possibilità di abilitarmi? Purtroppo non è per colpa mia se non ho avuto la fortuna di avere i 3 anni di servizio. Considerando che le scuole, chiamano le supplenti il martedì, quasi per tutte le festività ,ci staccano il contratto e non ci permettono di maturare i 180 giorni.
Alla luce di quanto ho appena scritto, io ritengo che questa categoria di docenti andrebbe aiutata e premiata con la partecipazione spedita al corso del tfa speciale !
Se vogliamo essere seri e coerenti, i più titolati all’insegnamento, soprattutto nelle Scuole primarie e secondarie di 1° grado (elementari e medie), sono i giovani che hanno frequentato l’Istituto Magistrale (ora “Liceo Socio-psico-pedagogico”, con un percorso formativo basato su cinque anni di studio, anziché i quattro del vecchio Magistrale), senza fare poi alcuna distinzione sul tipo di diploma di laurea conseguito successivamente, purché ottenuto col vecchio ordinamento e, qualora trattasi di nuovo ordinamento, sia comprensivo della “Specialistica” o magistrale che dir si voglia. Per quanto riguarda invece l’insegnamento nelle Scuole secondarie di 2° (licei, istituti tecnici, professionali…), bisogna logicamente tener conto dello specificità delle singole scuole superiori e, quindi, selezionare i docenti idonei; questo perché, ad esempio, sarebbe del tutto fuori luogo mandare un latinista-grecista a insegnare topografia in un istituto per geometri o un ingegnere, con la maturità tecnica industriale, a insegnare lettere in un liceo classico. Tutto il resto, come corsi SSIS, Tfa e altre “invenzioni” del genere, che sembrano essere fatti apposta per creare solo ostacoli a chi vorrebbe e potrebbe insegnare davvero, avendone le giuste caratteristiche, altro non sono che un’offesa all’intelligenza di chi ha studiato, al diploma posseduto, alla laurea conseguita, all’ateneo che l’ha rilasciata, ai tanti sacrifici fatti pensando di raggiungere un ben determinato obiettivo, un traguardo, che di volta in volta però viene spostato in avanti; ovvero – se vogliamo dirla tutta – sono offerte scorrette di vantaggi chi è “semplicemente” raccomandato, alla faccia della serietà e della meritocrazia, basata sulla formazione scolastica e universitaria, pubblica o privata che sia, purché seria e selettiva, attualmente esistente… Altrimenti, a che pro tenere ancora in piedi istituti pedagogici? Ecco, varrebbe la pena riflettere su questi pochi punti, prima di fare altre mosse sbagliate.
Michele G. Scaccuto
[email protected]