Tangenti Eni e Finmeccanica. Ostellino: non è corruzione ma lobbying
Dopo l’ambasciatore Sergio Romano, un’altra illustre penna del Corriere della Sera, Piero Ostellino, scrive un articolo controcorrente sulle vicende delle presunte tangenti a Eni e Finmeccanica.
In un articolo apparso oggi sul Corriere, Ostellino scrive: “Prendiamo i casi di Finmeccanica e dell’Eni. I responsabili delle due aziende sono inquisiti per (supposta) corresponsione di tangenti in alcuni affari internazionali. Il reato è previsto dalla legge sulla «corruzione fra privati». È una legge sbagliata perché ciò che essa codifica come «corruzione» è, in realtà, l’azione di lobbying – compreso l’utilizzo di «incentivi» materiali, nei confronti di qualcuno della controparte, moralmente non proprio esemplari – che l’ufficio preposto alle relazioni esterne di qualsiasi azienda esercita regolarmente. L’estensione della nostra legge sulla «corruzione fra privati» alla legislazione dei Paesi stranieri con i quali le nostre due aziende erano in affari è non solo paradossale – perché l’affare in corso è andato, o rischia definitivamente di andare, in fumo – ma è, anche e soprattutto, pericolosa, né è giustificata da legislazioni estere analoghe, perché, in un mondo economicamente globalizzato, ma non interamente legalizzato, scoraggia lo straniero a fare affari con le nostre aziende nel timore di finire sotto la mannaia di una legislazione e di una magistratura così poco realiste. Scrive Machiavelli: «Un uomo che voglia fare in tutte le parte professione di buono, conviene ruini infra tanti che non sono buoni. Onde è necessario a uno principe, volendosi mantenere, imparare a poter non essere buono, e usarlo o non l’usare secondo la necessità». Il Principe, dunque, non celebra la malvagità, ma la dà per scontata, e dice che i mezzi sono da considerarsi «onorevoli», diciamo noi «utili», in relazione all’«evento della cosa», cioè al risultato. Insomma, l’autentica moralità consiste nella «gerarchia dei fini» che si vogliono perseguire; non è neppure vero che «il fine (in Machiavelli) giustifica i mezzi», come vuole la vulgata popolare, bensì che è il fine, moralmente, realisticamente e laicamente ponderato, che giustifica di volta in volta se stesso. L’errore consiste nell’operare secondo regole che non tengano conto della realtà. È sbagliato non distinguere – come suggeriva, invece, realisticamente e saggiamente, il liberale Benedetto Croce – fra Politica Economia e Etica (tre dominii dell’uomo, differenti), facendo di ogni erba un fascio, e astraendo dalla molteplice realtà effettuale che è, poi, il terreno sul quale operano l’uomo politico e quello d’affari”.
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