La Svezia verso la non neutralità. È tornata la legge del più forte

Di Michele Colombo
22 Aprile 2022
Il Paese pare sempre più convinto di voler aderire alla Nato. Una scelta epocale: l'ultima battaglia combattuta è stata a Waterloo contro Napoleone. Lettera da Stoccolma
Il primo ministro svedese Magdalena Andersson (a sinistra) con il primo ministro finlandese Sanna, Stoccolma, Svezia, 13 aprile 2022
Il primo ministro svedese Magdalena Andersson (a sinistra) con il primo ministro finlandese Sanna, Stoccolma, Svezia, 13 aprile 2022

Caro direttore, un aspetto particolare ma significativo del profondo cambiamento portato dall’invasione russa dell’Ucraina è rappresentato dal dibattito attualmente in corso in Svezia a proposito dell’adesione alla Nato. Essendomi trasferito per insegnare all’università di Stoccolma da poco meno di tre anni, non posso certo spacciarmi come un esperto di politica svedese. Posso però cercare di proporre alcuni dati e considerazioni che non sempre trovano spazio sulla stampa italiana.

Nelle parole di Lena Hjelm-Wallén, esponente del partito Socialdemocratico svedese e ministro degli Esteri dal 1994 al 1998, la scelta per la Nato sarebbe “un passo molto lungo” dopo duecento anni di neutralità. L’ultima guerra a cui la Svezia ha partecipato è stata in effetti la battaglia di Waterloo contro Napoleone. Da quel momento, la politica estera del paese è stata caratterizzata da una neutralità mantenuta anche durante le due guerre mondiali, benché macchiata dalla collaborazione economica con il regime nazista e dal permesso accordato alle truppe tedesche di transitare sul suolo svedese.

La neutralità mantenuta finora fa parte comunque del coraggio della Svezia di seguire la propria strada, a costo di rappresentare una eccezione, come si è potuto vedere anche di recente nel caso della risposta alla pandemia. È un coraggio fondato sull’orgoglio per le proprie tradizioni e sulla convinzione di potersela cavare da soli. Se è lecito associare un episodio personale a questioni di ben altra scala: ricordo, appena arrivato, di aver ascoltato sbalordito un collega francesista all’università che sosteneva l’inutilità di un programma di dottorato in cotutela con la Sorbona di Parigi, perché l’istruzione che il nostro ateneo forniva ai dottorandi era già da considerare eccellente. Pensavo che gli altri colleghi l’avrebbero zittito in malo modo. Invece erano tutti d’accordo.

Nonostante tutto, sembra però assai probabile che la Svezia aderirà alla Nato, forse entro l’estate. Anche i socialdemocratici, storicamente contrari, hanno ormai mutato parere sull’argomento. Un fattore fondamentale di tale mutamento è costituito dalla fuga in avanti della Finlandia. In generale, i paesi nordici sentono una forte reciproca affinità, ma questo è specialmente vero nel caso di Finlandia e Svezia. Se perciò la Finlandia aderirà alla Nato, e pare proprio che lo farà, la Svezia procederà in parallelo o seguirà a ruota. Altrimenti rimarrebbe l’unico paese in riva al Baltico – eccetto la Russia naturalmente – fuori dalla alleanza atlantica e, per di più, privo di una difesa militare di rilievo. Una vittima predestinata, pensano molti, in una stagione in cui dichiararsi neutrali non offre più nessuna garanzia, perché torna ad affacciarsi la legge del più forte come principio regolatore dei rapporti internazionali.

Michele Colombo

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