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Sud Sudan, ricomincia la guerra. «Bruciano i villaggi e salterà la semina. Tanti moriranno di fame»

Un missionario denuncia la «situazione disastrosa» nello Stato più giovane del mondo, dove a dicembre 2013 è cominciata una sanguinosa guerra civile

Redazione
20/05/2015 - 17:01
Esteri
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«La situazione è terribile. Da dopo Pasqua c’è stato un deteriorarsi della situazione». Sono ripresi furiosamente gli scontri in Sud Sudan tra l’esercito del presidente Salva Kiir e le forze ribelli del vicepresidente Riek Machar, deposto dopo essere stato accusato di tentato golpe. La guerra civile, ormai degenerata in scontro etnico, è cominciata nel dicembre del 2013 ed ha già causato la morte di oltre 50 mila persone, con almeno due milioni di sfollati (su 12 milioni di abitanti).

«SITUAZIONE DISASTROSA». «Mentre il governo avanza, brucia tutte le case e la gente è obbligata ad abbandonare le proprie case», ha dichiarato a Radio Vaticana un missionario dello Stato più giovane del mondo, che ha preferito rimanere anonimo. «Adesso siamo all’inizio della stagione delle piogge e anche all’inizio della stagione della semina. Il problema più grave sarà quindi quello della fame e della mancanza di protezione. I prezzi sono diventati così alti che per la gente è impossibile comprare: solo pochi possono accedere alle banche e avere valuta pregiata, tutti gli altri non possono farlo, quindi vivono una situazione disastrosa».

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«I BAMBINI MORIRANNO». Gli stati dell’Alto Nilo e dell’Unità sono quelli dove avvengono la maggior parte degli scontri, a causa della presenza dei pozzi di petrolio. Ribelli e governo si combattono villaggio per villaggio e «la gente deve scappare nelle paludi o nelle foreste, rimanendo praticamente senza niente. Molti moriranno di fame, soprattutto i bambini, che già sono malnutriti. Poi c’è l’abuso delle donne: le prime che ci rimettono sono loro. In passato, hanno violentato persino bambine di 12 anni o anche donne di 60 e più anni. È una situazione veramente feroce». A riguardo dei bambini, Unicef ha appena pubblicato un rapporto che parla di decine di uccisi solo nelle ultime due settimane, almeno 12 violentati, altri rapiti o trasformati in soldati.

SCONTRO TRIBALE. La guerra di potere è scaduta ormai in scontro tribale ed è difficile dire chi si stia vendicando di che cosa, visto che l’etnia Dinka di Kiir e quella Nuer di Machar si sono attaccate decine di volte. I ribelli hanno compiuto stragi e bruciato villaggi, «ma anche quando il governo ha preso Leer, la città è stata bruciata completamente. Tra gennaio e aprile, sono state ammazzate più di 400 persone e nessuno ne parla. Poi parlano dell’eccidio che c’è stato a Bentiu, ma dimenticano che prima ci sono stati altri eccidi. E naturalmente la legge della vendetta, che non è certamente né cristiana né buona, ha le sue conseguenze. Un governo di unità nazionale è l’unico che possa creare le condizioni per stilare una costituzione, preparare le elezioni e coinvolgere tutte le altre tribù nella discussione dei problemi del Sud Sudan».

Foto Ansa

Tags: alto niloDinkaguerrakiirmacharNuerpetroliosud sudanunità
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