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Strage di Nashville, ora il killer è “la retorica anti-transgender”

Correggere i pronomi dell'assassina, accusare di “disinformazione” la polizia che l'ha chiamata “donna”, contestualizzare l'omicidio dei bambini con l'odio anti-trans. Le vere vittime del massacro della Covenant School secondo i media

Caterina Giojelli
03/04/2023 - 5:55
Esteri
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Le vittime del massacro della scuola elementare cristiana di Nashville
Le vittime del massacro della scuola elementare cristiana di Nashville (foto Ansa)

Sette giorni fa, il 27 marzo, Audrey Elizabeth Hale ha ammazzato tre bambini di nove anni, la preside, il custode e una supplente della Covenant School di Nashville, Tennessee, la scuola elementare cristiana frequentata da piccola. Audrey aveva 28 anni, si faceva da poco chiamare Aiden, si identificava come uomo, usava i pronomi maschili he-him, era in cura per «disturbi emotivi», aveva manifestato tendenze al suicidio, e ha pianificato la strage meticolosamente e fino all’ultimo dettaglio.

Secondo la polizia avrebbe scelto la scuola “forse” per risentimento, ma soprattutto perché gli ingressi erano sguarniti di sicurezza: tra gli obiettivi della strage figuravano infatti anche un altro istituto, un centro commerciale, alcuni membri della sua famiglia. Audrey ha lasciato un manifesto – che la polizia non ha voluto divulgare -, ha ucciso bambini e adulti con due fucili d’assalto e una pistola, e, pochi minuti dopo è stata uccisa dai poliziotti.

Dalla strage di Nashville alle vittime transgender

Sono passati sette giorni dall’ennesima sparatoria in una scuola americana e il “mostro di Nashville” continua ad essere «la retorica anti-transgender e la disinformazione» – dall’ennesimo dispaccio dell’Ap per sottolineare che la destra sta usando l’identità di genere della killer per «mettere a repentaglio le persone transgender, trasformandole in capri espiatori in un momento in cui queste stanno protestando contro un’ondata di progetti di legge incentrati sulle persone trans in tutto paese».

Il fatto che si identificassero come trans o non binary gli attentatori della strage della discoteca gay a Colorado Springs, della scuola di Denver o del drugstore del Maryland, o che Audrey fosse o meno sotto terapia ormonale – scrive ancora l’Ap – non significa nulla: come hanno con grande furia sottolineato i media, dal Newsweek al Guardian, da Nbc fino al Washington Post «raramente i transgender sono autori di sparatorie di massa, che secondo gli esperti di giustizia penale sono eseguite in modo schiacciante da uomini cisgender. E numerosi studi hanno dimostrato che le persone trans hanno maggiori probabilità di essere vittime di violenza rispetto alle persone cisgender».

La zuffa sui pronomi

Quando la polizia di Nashville ha rivelato che la killer si identificava come un maschio – dopo aver inizialmente parlato di lei come di una donna – i media hanno cambiato titoli, si sono profusi in scuse, dalla copertura della strage in una scuola sono passati a intervistare compulsivamente chiunque ricordasse che trans uguale vittime. C’è chi ha battuto la pista della scuola e della famiglia cristiana integralista che non accettava che “il” killer fosse transgeder, chi sottolineava l’esasperazione delle persone trans in Tennessee dove il governatore ha appena firmato un disegno di legge contro i drag show e l’approccio affirming sui minori, chi si è scagliato contro la polizia per aver chiamato l’assassina “donna”, per non aver usato i suoi pronomi preferiti e allo stesso tempo per aver rivelato che era transgender.

Nessuno sa – almeno finché la polizia non divulgherà questo “manifesto” lasciato dall’assassina di Nashville (ne è stato diffuso uno fake) – se l’identità di genere c’entri col movente della strage, tuttavia è grottesco, a cadaveri ancora caldi di sei persone, tra cui tre bambini, vedere i giornalisti angosciarsi sul rispetto dei pronomi da rendere a chi li ha ammazzati, o suggerire, neanche tanto surrettiziamente, che l’autodeterminazione di genere sia quasi un’attenuante nel Tennessee repubblicano.

«L’odio ha delle conseguenze». E l’iper-vittimismo?

Ventiquattr’ore dopo i fatti di Nashville il Trans Resistance Network (Trn), ripreso da media e utenti social, parlava già di «doppia tragedia». La prima era che «tre bambini e tre adulti avessero perso la vita». La seconda «e più complessa tragedia è stata quella di Aiden o Audrey Hale, il fatto che sentisse di non avere altro modo per far vedere chi era se non quello di scatenarsi togliendo la vita ad altri e di conseguenza perdendo la sua». Ancora: «La vita per le persone transgender è molto difficile, ed è stata resa più difficile nei mesi precedenti da una marea di leggi contro i trans e appelli pubblici da parte di personalità di destra e figure politiche per lo sradicamento genocida delle persone trans dalla società». Ancora: «Molte persone transgender affrontano ansia, depressione, pensieri di suicidio e disturbo da stress post-traumatico a causa del ritmo quasi costante dell’odio anti-trans, della mancanza di accettazione da parte dei membri della famiglia e di alcune istituzioni religiose, della negazione della nostra esistenza e delle richieste di de- transizione e conversione forzata». Ancora: «L’odio ha delle conseguenze». Il Trn rivolgeva infine ai giornalisti il monito di non diffamare Hale, «dovete rispettare i pronomi autoidentificati delle persone transgender», «Hale si identificava con “he-him”».

«Equiparare la tragedia dell’omicidio di bambini con la “tragedia” delle presunte confusioni di genere del sospettato è relativismo morale del tipo più depravato – ha tuonato Brendan O’Neill sullo Spectator -. Cercare di contestualizzare la cupa atrocità che si è svolta nelle aule di quella scuola parlando del “costante rullo di tamburi dell’odio anti-trans” rasenta l’apologismo. Va da sé che niente – assolutamente niente – spiega l’estrema violenza contro i bambini». «La politica del vittimismo sta entrando nella sua fase violenta?», si chiede ancora O’Neill, «È qualcosa a cui dobbiamo pensare. Ci sono stati alcuni incidenti negli ultimi anni che suggeriscono che l’iper-vittimismo, la convinzione che il tuo gruppo di identità sia il più maltrattato di tutti e potrebbe persino essere sull’orlo dell’eradicazione, sta alimentando un atteggiamento vendicativo tra gli attivisti; un livello instabile di intolleranza verso tutti coloro che giudichi tuoi persecutori».

“La” killer diventa “il” killer

Al contrario dei transattivisti, c’è chi ha ha deciso di eliminare del tutto qualunque riferimento all’identità di genere della killer. I dirigenti di CBS News hanno vietato ai giornalisti di usare la parola “transgender”, «l’identità di genere del tiratore non è stata confermata da CBS News. Pertanto dovremmo evitare qualsiasi menzione in quanto non ha alcuna rilevanza per il crimine». La direttiva ha sconcertato molti cronisti dal momento che era stato il capo della polizia metropolitana di Nashville John Drake ad affermare che Hale era transgender e che la sua identità poteva essere rilevante per il movente. Accusati di “misgendering”, anche il New York Times e la CNN hanno corretto le versioni dei primi articoli scusandosi per non avere usato i pronomi preferiti dalla killer.

USA Today ha girato l’accusa alla polizia di Nashville, il Nyt l’ha accusata di avere usato i pronomi “she” e “her” riferendosi al sospettato. Anche i nostri giornali, da Repubblica al Corriere, hanno fatto marcia indietro: «In un primo momento i giornali, compreso il Corriere della Sera hanno fatto riferimento a Hale come “la” killer. Una volta ricostruita la vicenda Hale è diventato nei titoli e negli articoli “il” killer», scrive il Corriere.it chiamando Audrey Hale non più la “donna” ma «la persona che ha aperto il fuoco in una scuola elementare privata cristiana di Nashville». L’Ap ha bollato le dichiarazioni della polizia come «disinformazione».

Biden difende i trans dal Tennessee

Questa settimana, in occasione dell’International Transgender Day of Visibility, il presidente Biden, già protagonista di battute a dir poco inopportune nella sua prima uscita pubblica dopo la strage, ha detto che «i transgender americani modellano l’anima della nostra nazione», attaccando stati come il Tennessee dove «un’ondata di leggi statali discriminatorie prende di mira i giovani transgender, terrorizzando le famiglie e ferendo i bambini che non fanno del male a nessuno».

I transattivisti hanno annullato sabato il “Trans Day of Vengeance” alla Corte Suprema a causa delle minacce ricevute, parlando di un altro passo verso il “genocidio” che tante vittime miete in America. Nessuna novità invece sulle ragioni che hanno portato Audrey Elizabeth Hale a fare fuoco su sei persone in una scuola cristiana di Nashville, tra loro tre bambini che sono usciti di casa per andare a scuola e si trovano oggi al cimitero, mentre i giornali litigano sui pronomi da usare con chi li ha uccisi.

Tags: sparatoriatransgenderUSA
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