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La strage degli innocenti di Uvalde e la “pazzia americana”

Se il paese vuole un colpevole per l’ennesima agghiacciante sparatoria di massa, deve guardare al fondo della propria «mancanza di senso». Il commento di Bari Weiss

Redazione
25/05/2022 - 14:10
Esteri
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La scuola elementare di Uvalde
La scuola elementare di Uvalde, Texas, teatro della strage di ieri (foto Ansa)

L’incredibile strage portata a termine ieri mattina dal 18enne Salvador Ramos nella scuola elementare di Uvalde, cittadina del Texas a circa 30 chilometri dal confine con il Messico, è per gli Stati Uniti «la 212esima sparatoria di massa quest’anno. È la 27esima sparatoria in una scuola. È anche la sparatoria di massa con più morti avvenuta negli Stati Uniti nel 2022, il che la dice lunga perché è avvenuta appena 10 giorni dopo che 10 persone sono state uccise in un supermercato di Buffalo, nello Stato di New York. A Uvalde finora le vittime sono 19 bambini e due adulti. Altre persone sono state ferite».

Davanti a notizie tanto agghiaccianti, è inevitabile fermarsi a riflettere su come sia possibile che in un paese come l’America queste cose orribili sembrino sempre più, di fatto, normalità. È l’interrogativo che probabilmente si sta facendo mezzo mondo oggi, davanti alle foto e alle dirette dei giornali dalla scena del massacro di Uvalde; ed è la domanda alla quale prova a rispondere Bari Weiss in un commento tutt’altro che banale appena pubblicato nel suo Common Sense (è tratta da lì anche la sintesi riportata all’inizio di questo articolo).

Come è stato possibile abituarsi?

Come è possibile che «la gente sia sempre più abituata a cose orribili» come questa ennesima strage di innocenti? La giornalista se lo chiede pensando innanzitutto a sua sorella, che fa l’insegnante e come tutte le insegnanti in America è “costretta” a fare corsi ai suoi scolari su come difendersi nel caso in cui un pazzo entri nella scuola e si metta a sparare.

Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome
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«Come abbiamo potuto normalizzare il fatto che persone innocenti in questo paese possano entrare in una carrozza della metropolitana o andare in un alimentari o in sinagoga o in chiesa o a un concerto o a una partita di baseball o al lavoro e rischiare di finire uccise? Come ci siamo abituati al – chiamiamolo per quel che è – sacrificio dei bambini?».

L’aumento dei crimini violenti

C’entra ovviamente l’impennata di crimini violenti, osserva Bari Weiss, che è la più ampia registrata in America da decenni a questa parte e riguarda tutte le fattispecie possibili: furti, rapine, incidenti. «Ma l’incremento più devastante», si legge nell’articolo, «è quello che riguarda gli omicidi. Da quando l’Fbi tiene traccia dei dati, il 2020 ha segnato l’aumento annuale di omicidi più alto di sempre. E nel 2021 sono aumentati ancora». Nel 2020 la prima causa di morte tra i ragazzi in America «sono state le armi da fuoco. Non le automobili». Ben 16 città nel 2021 hanno registrato tassi di omicidio da record e «nella capitale sono morte più persone al sotto dei 50 anni di età per ferite da armi da fuoco che a causa del Covid».

Nessuna categoria in particolare

È un quadro terribile quello in cui si inseriscono le sparatorie di massa, e purtroppo è un problema che non si può nemmeno circoscrivere a particolari categorie etniche o politiche o ideologiche. C’è il suprematista bianco ossessionato dalle teorie del complotto che apre il fuoco in negozio a Buffalo, e c’è il giovane di origini ispaniche che compie una carneficina in Texas, ricorda Bari Weiss. Lo stesso vale per le vittime di questi fatti di sangue, che rispondono ai profili più disparati e ogni volta appartengono a gruppi diversi, quando non a nessun gruppo in particolare.

Tutta colpa della lobby delle armi?

«E non si sente certo il bisogno dell’ennesimo autore che ripeta quello che sapete già: ossia che il fatto che persone mentalmente disturbate possano mettere le mani tanto facilmente su un’arma da fuoco e compiere una strage è folle e sbagliato», continua Bari Weiss. Insomma, anche senza violare la “sacralità” del Secondo Emendamento della Costituzione Usa (quello che riconosce il diritto di possedere e portare armi), qualche seria limitazione al commercio di fucili e pistole potrebbe sicuramente contribuire a risparmiare vite, spiega Bari Weiss. Un concetto ben documentato anche da una interessante “opinion” riproposta dal New York Times proprio a commento della strage di Uvalde. Detto questo, però, la colpa non può essere nemmeno scaricata integralmente soltanto sulla famigerata “lobby delle armi”.

L’impazzimento americano

Quello che occorre urgentemente indagare a fondo è per Bari Weiss la “American Madness” che dà il titolo alla sua riflessione.

«C’è un profondo malessere in questo paese. Che va oltre la nostra dipendenza dalle armi. È una malattia anti-sociale e anti-umana che ha afferrato la nostra società e la nostra politica».

Una causa non secondaria del problema, osserva la giornalista, è «il marciume sociale che ha sopraffatto l’America, il nichilismo e l’odio reciproco». Scrive Bari Weiss:

«La dissoluzione dei nostri legami sociali – e di conseguenza della responsabilità che richiede una vera comunità – ha permesso alla follia di fare infezione senza che ce ne accorgessimo. E i lockdown hanno inasprito l’isolamento, la mancanza di senso di cui eravamo già vittime».

Il punto che si rischia di mancare quando si cerca di comprendere le cause di tragedie come la strage di Uvalde, conclude Bari Weiss, è quello che Philip Roth chiamava “impazzimento americano”, un fenomeno inquietante che «risale a molti decenni fa, o di più, e che per troppo tempo abbiamo potuto ignorare o compartimentalizzare. Adesso la disperazione si trova ovunque rivolgiamo lo sguardo, ed è impossibile non vederla».

Tags: bari weissstrage di UvaldeUSA
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