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Caro Sofri, la Chiesa non è una «colossale organizzazione per l’abuso dei minori»

Considerazioni a margine del Rapporto francese sugli abusi sessuali del clero e delle indebite conclusioni che si cerca di trarne

Luca Del Pozzo
11/10/2021 - 6:15
Chiesa
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Piazza San PietroForse, anzi sicuramente è stata una coincidenza. Tuttavia fa riflettere il fatto che l’ennesimo rapporto sugli abusi sessuali del clero, stavolta proveniente dalla Francia, sia uscito in concomitanza con le prime notizie circa le conclusioni/richieste del sinodo tedesco cosiddetto, dove guarda caso uno dei piatti forti riguarda la revisione in senso aperturista della disciplina del celibato.

Non sappiamo ovviamente se e in che misura lo scandalo transalpino avrà un qualche effetto sulle discussioni in corso nella chiesa tedesca. Ma c’è da credere che l’ala più progressista dell’episcopato (che poi è la maggioranza) prenderà la palla al balzo per spingere sull’acceleratore di una riforma da sempre in cima alle priorità del progressismo teologico e pastorale (priorità che, sia detto per inciso, compare anche tra le 45 raccomandazioni che la Commissione incaricata ha rivolto alla Conferenza episcopale francese nel rapporto di cui stiamo parlando). Col risultato che si continuerebbe a guardare al dito per non vedere la luna, posto che lo sanno pure i muri che non è rimuovendo del tutto o in parte il celibato che si risolverà la questione della pedofilia.

Preti omosessuali

Diciamo le cose come stanno: con buona pace di chi se la prende ogni due per tre con il clericalismo che, al limite, può essere un aggravante ma non è certo “la” radice, il vero problema è e resta l’omosessualità dilagante tra le fila del clero. Prova ne sia che oltre l’80% degli abusi riconducibili alla pedofilia sono stati commessi da preti omosessuali (uno su tutti, il ben noto predatore seriale T. McCarrick).

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Non per nulla Benedetto XVI, negli ormai celebri (quanto inascoltati) Appunti sugli abusi sessuali nella Chiesa redatti in vista dell’incontro del febbraio 2019 in Vaticano, ricordò come a seguito del crollo della teologia morale e della dissoluzione dell’autorità dottrinale della Chiesa che ebbe negli anni ’60 una radicalizzazione impressionante, si arrivò al punto che «in diversi seminari si formarono club omosessuali che agivano più o meno apertamente e che chiaramente trasformarono il clima nei seminari».

Cosa ci disse Messori

Concetto questo che “batte” perfettamente con quanto ebbe a dire sul tema Vittorio Messori nel corso di un’intervista per Tempi che ebbi il piacere (e l’onore) di fargli qualche tempo fa.

Alla domanda se ritenesse vi fosse nella Chiesa il tentativo di sdoganare l’omosessualità, questa fu la risposta: «Da sempre gli omosessuali sono attratti da Chiesa, navi, forze armate, pompieri e cantieri edilizi, essendo tutte realtà anche oggi con grandissima percentuale maschile. Ogni vescovo cattolico lo sapeva e vigilava, pronto a dimettere l’aspirante al seminario che si fosse rivelato gay, magari dopo aver superato il primo esame per accertarne le tendenze. Poi venne il Concilio, e con esso anche nella Chiesa entrò il virus autoritario e grottesco del “politicamente corretto».

Gerarchie cattoliche

Diceva ancora Messori: «Dunque, niente discriminazioni, porte aperte a tutti, respingere chiunque era un comportamento da “fascista”. Soprattutto in paesi come la Germania o l’Inghilterra o anche gli Stati Uniti le gerarchie cattoliche si vergognarono di non adeguarsi alla maggioranza protestante dove i gay erano e sono accolti come privilegiati e diventano persino vescovi magari “sposati” con l’uomo di cui sono innamorati.

Senza arrivare (almeno per ora) a questi estremi, la presenza omosessuale si è molto allargata anche tra il clero cattolico. Arrivare persino a “sdoganarla” pubblicamente e ufficialmente, come mi chiede, mi sembra difficile, visto che ci sono di mezzo sia l’Antico che il Nuovo Testamento con le loro indiscutibili e severe condanne».

Il tema del sinodo

E concludeva lo scrittore cattolico: «Si è però ricorsi a un trucco che molti cattolici, ingenuamente, non hanno avvertito. Si è organizzato, in effetti, un intero sinodo mondiale sulla sodomia nella Chiesa ma si è riusciti a non fare mai, dico mai, la parola “omosessuali” e “omosessualità”. Il sinodo era rigorosamente ristretto alla pedofilia, la violazione sessuale dei bambini. Ma questa è una perversione piuttosto rara, come rari sono i bambini soli in sacrestia o all’oratorio.

Stando alle tristi statistiche, più dell’80 per cento dei violentati o almeno molestati era ed è composto non da bambini ma da adolescenti, da ragazzi, da giovani. Insomma, non pedofilia, ma “normale” pederastia omosessuale. Ma questo non si doveva dire, per non trascinare nella condanna i signori omosessuali, così numerosi e potenti».

Formazione del clero

Ho voluto riportare per intero la risposta di Messori perché centra in pieno il punto.

E il punto è che:

a) non è vero che in passato la Chiesa ha fatto finta di niente di fronte ai casi di omosessualità tra i sacerdoti o aspiranti tali;

b) la svolta c’è stata dopo il Concilio Vaticano II, quando a causa di una malintesa “apertura” della Chiesa verso il mondo (apertura che tuttavia, va pur detto, non è riconducibile al Concilio in quanto tale checché ne dicano i suoi detrattori, quanto piuttosto alla lettura “progressista” del Concilio datane almeno in Italia principalmente dalla cosiddetta scuola di Bologna e che storicamente si è imposta) anche la formazione del clero come tutta intera la morale sessuale si è lasciata irretire dalle sirene della modernità.

Pedofilia e omosessualità

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Tornando al Rapporto, tenuto conto del fatto – come ha giustamente rilevato Leone Grotti – che è più corretto parlare di “stime” che di dati certi quanto alla reale portata del fenomeno, e che nel Rapporto – lo ha evidenziato Giuliano Ferrara sul Foglio – non vi è «nessuna definizione storica o giuridica del fenomeno, nessuna scansione nel tempo, nessuna categorizzazione che non sia il fil rouge delle testimonianze…», non è dato ancora sapere se le statistiche sul rapporto pedofilia-omosessualità citate poc’anzi saranno smentite o meno dal caso francese.

A bocce ferme e in attesa di saperne di più, le percentuali sono queste. Numeri che se da un lato, ovviamente, non consentono a nessuno di affermare che tutti i preti omosessuali sono pedofili, allo stesso tempo dicono però che la stragrande maggioranza dei preti pedofili sono omosessuali.

Le parole di Sofri

Di contro, ha ragione Grotti quando dice che sottolineare che «si tratta di “stime” e non di casi accertati non è un modo per sminuire la gravità di quanto contenuto nel rapporto, che nessuno mette in discussione, ma serve a non dare adito a una indiscriminata “caccia al prete pedofilo”».

Serve anche, è il caso di aggiungere, a non dare adito a quanti prendendo spunto dal Rapporto in questione hanno inteso espettorare all’indirizzo della Chiesa intera. Come Adriano Sofri, il quale riflettendo da par suo sulla vicenda ha vergato sul Foglio la seguente, pacata tesi: «Le notizie enormi e senza fine sulle violenze insinuano, col favore dell’aria del tempo, l’immaginazione che la Chiesa sia stata e ancora resista a essere, nella sua essenza intima, una colossale organizzazione ecumenica per l’uso e l’abuso dei minori».

I bambini citati da Gesù

Avete letto bene: secondo l’ex leader di Lotta Continua la Chiesa – nella sua “essenza intima” – altro non sarebbe che un’organizzazione (a delinquere, non lo dice ma è sottinteso) dedita all’uso e abuso dei minori. Stop. All’insegna del Banal grande e dell’ovvio dei popoli segue poi la glossa del fine esegeta: «Terribile destino, per un annuncio che mise al centro la predilezione per i bambini. Il Regno di Dio è per coloro che a essi somigliano».

Eh già. Peccato che i “piccoli” o “bambini” citati da Gesù non c’entrino nulla con l’accezione biologica o anagrafica del termine, essendo piuttosto immagine dei cristiani, ossia dell’uomo che si è fatto piccolo, appunto, cioè umile, e che è tornato bambino, ossia che fa la volontà del Padre e non vive, al contrario, etsi Deus non daretur come buona parte di quella modernità che predicando la liberazione sessuale ha incidentalmente inteso (e intende) sdoganare anche la pedofilia salvo poi stracciarsi le vesti quando questo orribile peccato lo commette un uomo di Chiesa.

La strada da percorrere

E ci fermiamo qua. Tra l’altro, anche laddove – in primis nella Germania in questo caso protestante – il celibato non è contemplato, non solo non risulta che le comunità cristiane brillino per una fede da fare invidia (diciamo pure che stanno alla frutta), ma quel che più conta non si è arrestato ed anzi continua senza sosta l’esodo dei fedeli (per tacere del fatto che un omosessuale non saprebbe cosa farsene di potersi accoppiare con una donna).

Vorrà dire qualcosa? Da qualsiasi angolazione la si veda, abolire o rivedere il celibato sarebbe la classica toppa peggiore del buco. Sicuri sicuri, cari vescovi e laici tedeschi e progressisti tutti, che sia questa la strada da percorrere?

Foto Ansa

Tags: Chiesagiuliano ferraraomosessualitàpedofilia
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