Quirico: «La rivoluzione siriana non è più quella laica di Aleppo, mi ha tradito». I ribelli «sono cattivi»
«Ho cercato di raccontare la rivoluzione siriana, ma può essere che questa rivoluzione mi abbia tradito». Sono tra le prime parole pronunciate del giornalista della Stampa Domenico Quirico, rapito in Siria il 9 aprile scorso e atterrato ieri a Ciampino dopo la liberazione.
«I MARZIANI SONO CATTIVI». «Non è più la rivoluzione laica di Aleppo, è diventata un’altra cosa – ha aggiunto in un’improvvisata conferenza stampa – È come se fossi vissuto per cinque mesi su Marte. E ho scoperto che i marziani sono molto malvagi e cattivi. In prigionia non mi hanno trattato bene». Di Quirico si erano perse le tracce nell’aprile scorso, mentre cercava di raggiungere Homs dalla frontiera libanese.
«TUTTO È DEGENERATO». Le parole di Quirico vengono confermate dall’altro giornalista rapito con lui e liberato, il belga Pierre Piccinin: «All’inizio [i ribelli] erano un movimento democratico. Poi lo spirito positivo è evaporato, e tutto si è ridotto al tentativo di trarre il meglio per sé da queste drammatiche circostanze. In assenza del sostegno dell’Occidente i movimenti rivoluzionari sono stati gradualmente sostituti da cellule fondamentaliste islamiche, nelle quali sono confluiti anche gruppi marginali, delle bande di criminali. Tutto è degenerato, gli ideali sono caduti. Non volevano fare la rivoluzione, ma razziare la popolazione e trarne vantaggio».
«NON CI DAVANO DA MANGIARE». I ribelli, continua Piccinin, «in certi casi sono stati corretti con noi. Poi le cose sono peggiorate. Ci trattavano come occidentali, cristiani, con grande disprezzo. Certi giorni non ci hanno dato nemmeno da mangiare. Sino all’ultimo non siamo stati sicuri [della liberazione], ci dicevano “fra due giorni sarete liberi”, “fra una settimana sarete liberi”, ma non succedeva. Era un gioco crudele».
«VIOLENZE E TORTURE». In un’intervista rilasciata oggi alla radio RTL Tvi, Piccinin ha rivelato poi altri dettagli del rapimento: «Siamo stati arrestati dall’esercito siriano libero a Qusayr, poi ci hanno consegnato alla brigata Abu Ammar, dal nome del suo capo. Queste persone sono squilibrati, più banditi che islamisti, più o meno indottrinati dal movimento Al Farouk, uno dei principali gruppi ribelli che si è un po’ spaccato in questi ultimi tempi». Qui «abbiamo subito violenze fisiche molto dure. Umiliazioni, bullismo, finte esecuzioni. Domenico ha subito due false esecuzioni con una pistola. con Quirico abbiamo anche cercato di scappare due volte. Una volta, abbiamo approfittato del momento della preghiera e ci siamo impadroniti di due kalashnikov. Per due giorni abbiamo attraversato la campagna prima di ricadere nelle mani dei rapitori ed essere puniti molto seriamente per questo tentativo d’evasione».
«ASSAD NON HA USATO IL GAS». Alla domanda sull’utilizzo di armi chimiche da parte del dittatore Assad, infine, Piccinin ha risposto: «È un dovere morale dirlo. Non è il governo di Bashar al-Assad ad avere utilizzato il gas sarin o un altro gas nella periferia di Damasco. Ne abbiamo la certezza perché abbiamo sorpreso una conversazione dei ribelli. Anche se mi costa dirlo perché dal maggio 2012 sostengo la giusta lotta della democrazia dell’esercito libero siriano».
GAS LANCIATI DAI RIBELLI. Le parole di Piccinin sono state riprese e spiegate così da Quirico: «Eravamo all’oscuro di tutto quello che stava accadendo in Siria durante la nostra detenzione, e quindi anche dell’attacco con i gas a Damasco. Un giorno però dalla stanza in cui venivamo tenuti prigionieri, attraverso una porta socchiusa, abbiamo ascoltato una conversazione in inglese via Skype che ha avuto per protagoniste tre persone di cui non conosco i nomi. In questa conversazione dicevano che l’operazione del gas nei due quartieri di Damasco era stata fatta dai ribelli come provocazione, per indurre l’Occidente a intervenire militarmente. E che secondo loro il numero dei morti era esagerato. Io non so se tutto questo sia vero e nulla mi dice che sia così, perché non ho alcun elemento che possa confermare questa tesi e non ho idea né dell’affidabilità, né dell’identità delle persone».
«ESPERIENZA TERRIBILE». In una telefonata al direttore della Stampa Mario Calabresi, Quirico ha anche dichiarato: «È stata una terribile esperienza ma sai qual è la mia idea del giornalismo: bisogna andare dove la gente soffre e ogni tanto ci tocca soffrire come loro per fare il nostro mestiere».
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Vedo che Quirico attacca a testa bassa il compagno di prigionia Piccinin, asserendo essere “folle” la tesi di quest’ultimo, a cui giudizio lo stesso Quirico sa che non è stato Assad ad utilizzare il sarin, bensì i ribelli.
Debbo dire che tanta asprezza riversata su compagno di sventura è avvilente, tanto più se si esamina il contesto.
Che è successo, in definitiva?
Questa la ricostruzione storica del medesimo Quirico: “Eravamo all’oscuro – ha raccontato l’inviato de La Stampa – di tutto quello che stava accadendo in Siria durante la nostra detenzione, e quindi anche dell’attacco con i gas a Damasco”. “Un giorno però – ha aggiunto – dalla stanza in cui venivamo tenuti prigionieri, attraverso una porta socchiusa, abbiamo ascoltato una conversazione in inglese via Skype che ha avuto per protagoniste tre persone di cui non conosco i nomi. Uno si era presentato a noi in precedenza come un generale dell’Esercito di liberazione siriano. Un secondo, che era con lui, era una persona che non avevo mai visto. Anche del terzo, collegato via Skype, non sappiamo nulla”.
“In questa conversazione – prosegue la ricostruzione di Quirico – dicevano che l’operazione del gas nei due quartieri di Damasco era stata fatta dai ribelli come provocazione, per indurre l’Occidente a intervenire militarmente. E che secondo loro il numero dei morti era esagerato”.
Folle, Piccinin a desumerne che l’attacco con il sarin sia stato fatto dai ribelli?
Lui e Quirico erano prigionieri dei ribelli, e questo è pacifico.
Ignoravano la tragica vicenda del sarin, ed anche questo è un dato che fa meditare: erano cioè vergini, del tutto privi di pre o post giudizi sul tema.
Uno dei carcerieri, poco conta che un fosse un generale dei ribelli siriani o più semplicemente uno degli uomini di spicco della banda di tagliagole nelle cui mani si trovavano Piccinin e Quirico, ha una conversazione su Skipe con un ignoto, ed è presente un terzo, pure questo ignoto, ribelle; non di certo un uomo di Assad.
Dunque, un intergralista già visto (uno dei carcerieri), e due di cui Quirico non sa nulla, ma che ribelli sono, a meno che non si voglia immaginare una messa in scena autolesionistica a favore di Assad… ma qui davvero saremmo alla follia.
Quali sono le probabilità che Quirico e Piccinin, ostaggi importanti – non dimentichiamo che sono due occidentali appartenenti a Paesi di spicco dell’UE – di uno, o più gruppi di ribelli, difficilmente fra i più irrilevanti, abbiano assistito ad una chiacchierata da bar in cui si raccontavano sciocchezze?
E’ più plausibile la tesi che questa “chiacchierata” sia quantomeno altamente significativa, terribilmente inquietante, o che Piccinin sostenga follie?
Certo, Piccinin ha peccato di ingenuità, con qualche precauzione in più avrebbe forse ottenuto un risultato più incisivo, ma la posta in gioco è tale da rendere preferibile mille volte l’ingenuità di Piccinin agli squilibrati – in senso opposto alla verosimiglianza delle cose – ed offensivi ragionamenti di Quirico.
Qui il link:
http://www.lastampa.it/2013/09/09/esteri/quirico-e-folle-dire-che-io-sappia-che-non-stato-assad-a-usare-i-gas-D6D63hs2C8E7yMNEDINwGL/pagina.html