Siria, jihadisti strappano ai ribelli le armi fornite dagli Usa. Che sospendono gli aiuti alla “rivoluzione buona”
Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno sospeso ogni tipo di aiuto ai ribelli siriani che combattono contro il regime di Bashar Al Assad. La decisione è stata presa dopo che il quartier generale dell’Esercito libero siriano (Fsa) è stato attaccato e conquistato dal Fronte islamico, cartello islamista sostenuto militarmente e finanziariamente dall’Arabia Saudita che include anche l’Esercito dell’islam.
RUBATI AIUTI USA E ARMI. I guerriglieri che vogliono fare della Siria uno Stato islamico hanno sottratto ai ribelli i depositi di armi a Bab Al Hawa, al confine con la Turchia, confiscando razzi anti-carri armati e armi contraeree, fornite ai ribelli principalmente dal Qatar. I terroristi si sono anche impossessati di tutti «gli aiuti non letali» donati da Washington e Londra. Per questo ieri l’ambasciata americana in Turchia ha annunciato di aver sospeso l’invio di aiuti al Fsa, politicamente rappresentato dalla Coalizione nazionale siriana appoggiata dall’Occidente.
L’OCCIDENTE MOLLA. Un portavoce del ministro degli Esteri inglese ha inoltre dichiarato: «Stiamo ancora facendo un’indagine su quanto successo e nel frattempo non invieremo più aiuti. Abbiamo intenzione di riprendere il rifornimento quando [i ribelli] saranno in grado di tenere al sicuro gli equipaggiamenti forniti». Nonostante la decisione, la Casa Bianca ha affermato che continuerà ad aiutare il Fsa e David Cameron nel tentativo di rassicurare i ribelli sull’apparente abbandono della loro causa ha insistito che esiste un’opposizione sul campo ad Assad «non estremista». Intanto il generale dei ribelli Salim Idriss è stato costretto «dall’attacco al suo quartier generale» a scappare dalla Siria in Turchia e da qui a Doha, in Qatar.
LA FORZA DEI TERRORISTI. Non era mai successo in oltre due anni e mezzo di guerra che i paesi occidentali ritirassero il loro sostegno ai ribelli, anche se non è la prima volta che i terroristi islamici si impadroniscono delle loro armi. Già a ottobre i ribelli avevano ammesso di aver «venduto» le armi fornite dai paesi del Golfo per la lotta contro Assad ai jihadisti, «che ce le pagano tre volte il loro valore». Altre volte i terroristi se le sono guadagnate sul campo, muovendo guerra ai ribelli e conquistando i loro armamenti. Spesse volte, invece, i ribelli sono passati nelle fila jihadiste portandosi dietro le armi. Si capisce quindi come sia difficile per l’Occidente distinguere tra “rivoluzione buona” e “rivoluzione cattiva”, uno degli obiettivi ad esempio della Francia di Hollande: «È giunto il momento di armare i ribelli in Siria, sarà un processo controllato perché non possiamo accettare che le armi finiscano nelle mani di jihadisti contro i quali combattiamo».
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La distinzione tra “jihadisti” e “ribelli” è fasulla. Si passano le armi tra di loro. Salvo distinzioni di minimo conto, sono tutti “contras”.