Sono sempre più drammatiche le condizioni di vita dei cristiani a Raqqa, la città siriana che i terroristi dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) hanno “liberato” dal regime di Assad. Ieri l’Isil, che ha trasformato la città in un califfato islamico, ha pubblicato un editto che fissa regoli e doveri dei cristiani.
TRIBUTO UMILIANTE. Innanzitutto, per mantenere la propria religione, dovranno pagare una tassa (gizya), il tributo umiliante previsto dal Corano e imposto a partire dal VII secolo. I più ricchi dovranno versare ai loro «protettori» 13 grammi d’oro puro (poco più di 400 euro), i meno abbienti 200 e i poveri 100. Chi non può pagare sarà costretto a convertirsi.
VIETATO PORTARE LA CROCE. I cristiani dovranno anche evitare di «portare la croce o altri simboli legati alla Bibbia nei mercati e nelle piazze dove ci siano dei musulmani». Non potranno inoltre suonare le campane delle chiese, «utilizzare altoparlanti per far sentire la preghiera» e «celebrare i loro riti fuori dalle chiese». Allo stesso modo «dovranno obbedire alle regole imposte dall’Isil, come a quelle legate alla discrezione nel modo di vestirsi».
Cioè, le donne saranno obbligate portare il velo integrale. Infine, le chiese rovinate o distrutte dagli stessi terroristi, «non potranno essere restaurate o ricostruite».
Il gruppo legato ad Al Qaeda, anche se rinnegato da Al Zawahri, non solo combatte Assad per trasformare la Siria in un califfato islamico ma è in lotta anche con gli altri gruppi islamisti e ribelli. Dall’inizio dell’anno, negli scontri tra ribelli sono già morte 3.300 persone, tra cui centinaia di civili.