
Seul teme di «essere attaccata dalla Corea del Nord dopo l’entrata in vigore delle nuove sanzioni Onu»
«Non penso che il regime di Pyongyang voglia suicidarsi, ma come sicuramente sapranno, il suicidio è la diretta conseguenza di un attacco agli Stati Uniti». Ha risposto così il capo della Commissione per gli affari esteri del Senato americano Robert Menendez alle minacce tuonate da Kim Jong-un, dittatore della Corea del Nord: «Abbiamo il diritto di compiere un attacco nucleare preventivo contro i nostri aggressori», cioè gli Stati Uniti. Il mondo è abituato ai toni apocalittici dei dittatori comunisti, ma questa volta Kim Jong-un si è spinto oltre, affermando che i missili balistici intercontinentali nordcoreani sono già pronti. Pyongyang ha reagito così alla decisione presa dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di imporre nuove pesanti sanzioni economiche alla Corea del Nord, per punirla del test nucleare condotto il mese scorso.
«MISSILI NUCLEARI SU WASHINGTON». «I nostri missili balistici intercontinentali e altri missili sono pronti, caricati con piccole e diversificate testate nucleari. Se premiamo il pulsante verranno lanciati su Washington, la roccaforte degli imperialisti americani, e il nido del male con i suoi seguaci brucerà in un mare di fuoco» ha riportato oggi un quotidiano nordcoreano le parole del viceministro della Difesa comunista.
VIOLATI PATTI DI NON AGGRESSIONE. Pyongyang, oltre alle minacce, ha reagito alle sanzioni violando i patti di non aggressione con la Corea del Sud stipulati negli anni ’70, cancellando la linea telefonica di emergenza diretta tra i governi sud e nordcoreano e chiudendo il principale confine di Panmunjom che si affaccia sulla Zona demilitarizzata condivisa con Seul al confine con la Corea del Sud. Seul ha risposto affermando che potrebbe tramutare le esercitazioni militari congiunte con gli Stati Uniti che si svolgeranno nei prossimi giorni in azioni di rappresaglia e che sono pronti a rispondere a ogni minaccia.
SEUL TEME UN ATTACCO. Pyongyang è solito aumentare i toni retorici e condurre test missilistici e nucleari per provocare la comunità internazionale e obbligarla a sedersi ad un tavolo, ottenendo poi aiuti alimentari di cui ha disperato bisogno. Questa volta, però, come riportato da Daily Nk, preoccupa che il paese comunista abbia portato vicina alla città portuale di Wonsan missili a corto e medio raggio. Secondo una fonte governativa sudcoreana «le continue minacce della Corea del Nord ci hanno dimostrato che loro potrebbero portare le provocazioni oltre test missilistici o nucleari. Non possiamo prevedere con sicurezza quando, ma siamo preoccupati perché riteniamo possibile una provocazione subito dopo l’entrata in vigore delle nuove sanzioni delle Nazioni Unite».
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Il fallimento del comunismo in Corea del nord, così come nel resto del mondo, spinge il dittatore coreano a individuare nemici fuori dal suo Paese.
E’ la mossa classica di chi non ha più niente da perdere, quindi le minacce sono credibili.